Al Teatro Massimo di Cagliari il 4 e il 6 novembre arriva ”Casa di bambola” di Henrik Ibsen. Un gioco di specchi tra realtà e finzione.
Casa di bambola, un gioco di specchi tra realtà e finzione. E’ lo spettacolo di Henrik Ibsen nell’adattamento di Mariano Cirina (sua anche la regia) e Mia Rubini. In cartellone venerdì 4 novembre alle 20.30 e domenica 6 novembre alle 19 al Teatro Massimo di Cagliari.
Lo spettacolo
La pièce racconta la dolorosa presa di coscienza di una giovane donna, Nora, moglie e madre serena e appagata. Si accorge d’improvviso di quanto la sua felicità sia illusoria, perché fondata su un’immagine di sé distante dalla realtà.
Sul palco Mia Rubini nel ruolo della protagonista. Accanto a Maurizio Mezzorani, Mariano Cirina, Maria Grazia Bodio, Valentina Sulas, Antonio Siotto Pintor e Chiara Basso. Con i giovanissimi Elia Tupputi e Ludovica Tupputi per una versione inedita della vicenda. Trasportata nell’America degli Anni Cinquanta, in uno studio televisivo dove i personaggi “recitano” davanti alle telecamere. Per poi svelare, “fuori onda”, i propri pensieri e le proprie emozioni, mettendo a nudo la verità.
Un focus sulla condizione femminile
La pièce è incentrata sulla figura di Nora, sposa e madre (apparentemente) felice. Cresciuta nell’alveo di una famiglia affettuosa, trattata con dolcezza dal padre. Anche se l’ha indirizzata verso le responsabilità e i doveri consoni alla sua educazione e posizione. Il marito la considera una creatura fragile e delicata, da proteggere e perfino “correggere”. Soprattutto quando le sue azioni rischino di provocare uno “scandalo”, seppure ispirate dalle migliori intenzioni.
Sotto i riflettori Mia Rubini, nella parte della protagonista, eroina suo malgrado di un dramma borghese che rischia di volgersi in tragedia. Maurizio Mezzorani (Torvald Helmer, il marito di Nora), Mariano Cirina (l’avvocato Nils Krogstad, impiegato alle dipendenze di Helmer), Maria Grazia Bodio (Anna Maria, la bambinaia di casa Helmer), Valentina Sulas (Kristine Linde, amica di Nora), Antonio Siotto Pintor (il dottor Rank), Chiara Basso (Elly) e i giovanissimi Elia Tupputi (Tommy Helmer) e Ludovica Tupputi (Julie Helmer).
Un cast affiatato con alcuni dei nomi di punta della scena isolana. In “Casa di bambola”, in un gioco di specchi, i personaggi “recitano” davanti alle telecamere la favola di un matrimonio perfetto. Con una moglie dolce e innamorata, gli splendidi figli e il marito impegnato a costruire la sua brillante carriera. Per poi mostrarsi, “fuori onda”, con il loro vero volto, rivelando i propri pensieri e stati d’animo, sentimenti e comportamenti, ma soprattutto le contraddizioni di una realtà non proprio così “idilliaca”.
L’immagine stereotipata della donna come angelo del focolare, mite e remissiva, confinata tra le mura domestiche e assorta nelle faccende quotidiane proposta dai mass media d’oltre oceano a metà del Novecento fa pendant con la sorte della fanciulla di buona famiglia, allevata in un ambiente circoscritto, al riparo dalle tentazioni e dalla sola idea del male.
Il dramma di Henrik Ibsen fin dal debutto a Copenaghen nel 1879, e ancor prima con la pubblicazione del testo, ha suscitato accese reazioni e numerose polemiche da parte del pubblico, con giudizi contrastanti da parte della critica, quasi a riprova dell’importanza e attualità del tema, estremamente scottante all’epoca, e tutt’ora non pienamente risolto, dell’emancipazione femminile, con il riconoscimento della parità di diritti e della libertà delle donne, sul piano giuridico oltre che nell’ambito familiare e sociale.
La storia emblematica di Nora, vissuta come dentro una gabbia dorata, prigioniera di sbarre invisibili ma solide, da cui è impossibile sfuggire se non infrangendo le regole e disubbidendo agli insegnamenti paterni, oltre che ai consigli del marito, offre ancora oggi numerosi e interessanti spunti di riflessione, nel confronto tra le situazioni di molte regioni del mondo e quel che accade nel ricco e “civile” Occidente.
Se nel Belpaese fa notizia un’arbitra nel campionato di calcio in serie, o l’elezione di una premier, come la missione di un’astronauta nello spazio, ben altro effetto suscitano le repressioni a opera di regimi fondamentalisti e tutte le forme di discriminazione che colpiscono le donne – dalla tradizione terribile delle spose-bambine al mercato della prostituzione, che si configura come una nuova forma di schiavitù, dalla pratica insensata e feroce dell’infibulazione ai matrimoni combinati e le “punizioni” inflitte a chi si rifiuta di sottostare a un codice tribale e rivendica la propria identità.
“Casa di bambola” propone un dilemma più sottile. La volontà della protagonista non avrebbe potuto mai essere libera. E’ obbligata comunque a sottostare all’approvazione o a godere del sostegno e dell’appoggio di un uomo, nonostante sia considerata abbastanza adulta da poter mettere alla luce dei figli. La responsabilità di educarli potrebbe esserle revocata d’autorità dal consorte. E’ davanti all’amara consapevolezza di aver vissuto dentro una sorta di (auto)inganno.
Perfino la sua piccola follia, l’essersi assunta un rischio per procurarsi una somma per far fronte a un’importante e urgente necessità, a beneficio di altri e a fin di bene, rientra in quell’immagine di fanciulla ingenua. Di eterna “bambina” incosciente, da trattare da “irresponsabile” quando non si attenga alle semplici cure e ai doveri della “casa di bambola”.
Il bel sogno finisce, quel patetico “idillio” non era che una finzione, a beneficio forse di se stessi e dei figli oltre che della società. Adesso Nora è pronta a riconoscere l’errore e a intraprendere un viaggio di ricerca interiore, per cercare di capire chi sia lei veramente, al di là della parte che ha interpretato fino a quel momento, lasciandosi alle spalle il passato, quell’uomo che non riconosce più, e rinunciando perfino a coloro che più ama: i figli.
Una scelta controcorrente, seppure perfettamente coerente con la natura e la psicologia di questa donna-bambina che scopre di essere, pur nella sua ingenuità e fragilità, assai più matura di coloro che avrebbero dovuto e voluto guidarla. E’ una nuova Nora quella che medita di uscire dalla “casa di bambola” per affrontare il mondo. Seppur con i suoi pericoli, i suoi imprevisti, le sue insidie e miserie. Finalmente fugge dalla gabbia mentale in cui era stata rinchiusa, per diventare finalmente padrona di sé e iniziare la sua vera vita.