Pazienti oncologici più vulnerabili a infezioni resistenti, sono un terzo delle 11mila decessi annui. Esperti: “L’uso tempestivo delle armi giuste può essere salvavita”
Pazienti più fragili nel mirino di super batteri resistenti. Il problema dell’antibiotico-resistenza, problema sottolineato per via degli allarmi lanciati periodicamente dall’Organizzazione mondiale della sanità, è amplificato se si guarda al mondo dell’oncologia.
A seguito di chemioterapia e di interventi legati alla malattia, i pazienti con cancro sono tra i più colpiti da infezioni ospedaliere resistenti ai farmaci. Uno su 5 è ricoverato a causa di gravi infezioni, con una mortalità tre volte più alta rispetto al resto della popolazione. Pari un terzo degli 11mila decessi registrati ogni anno in Italia per antibiotico-resistenza (quindi circa 3mila morti).
Secondo gli esperti, però, un uso prioritario, responsabile e tempestivo dei nuovi antibiotici oggi già disponibili, può assicurare le migliori possibilità di cura ed evitare fino a mille morti ogni anno nella Penisola, un terzo. Una stima che si ottiene applicando al nostro Paese quanto emerge da un’analisi dello Us Secretary of Health and Human Services.
A lanciare l’allarme super batteri nei pazienti fragili sono gli infettivologi riuniti a Torino per il congresso internazionale ”(R)evolutions in infectious diseases immunity and pharmacology”. Co-organizzato da Fondazione internazionale Menarini, Università di Torino, Ospedale Amedeo di Savoia e Ospedale Cardinal Massaia di Asti. In vista della Giornata europea degli antibiotici del 18 novembre. Punto di partenza: i risultati di una review di 223 studi, condotta dall’Università del Texas Southwestern e pubblicata sull’American Cancer Journal for Clinicans dell’American Cancer Society.
Le dichiarazioni
“C’è un’emergenza nell’emergenza anche in Italia – avverte Giovanni Di Perri, ordinario di Malattie infettive al Dipartimento di Scienze mediche dell’Università di Torino e direttore della Divisione universitaria di Malattie infettive all’Ospedale Amedeo di Savoia di Torino – Nonostante la corretta prevenzione in ambienti come Day hospital e ambulatori infusionali, c’è nel nostro Paese un trend in crescita di pazienti con cancro affetti da gravi infezioni ospedaliere. Hanno una mortalità con un rischio triplo in questi malati già fragili. L’impatto sulla mortalità dell’antibiotico-resistenza in ambito oncologico è dirompente. Anche perché i malati di tumore sono più colpiti da infezioni gravi polmonari e delle vie urinarie, dovute soprattutto a patogeni come Klebsiella Pneumoniae, Acinetobacter e Pseudomonas”.
“Negli ultimi decenni i progressi nelle cure oncologiche hanno fatto passi da gigante e salvato sempre più vite, rendendo però i malati di cancro più suscettibili al rischio di infezioni resistenti agli antibiotici, con un effetto paradosso”, sottolinea Di Perri. L’antibiotico giusto dato anche al momento giusto, evidenziano gli esperti, può fare la differenza. “Se non adottiamo un uso competente, prioritario e tempestivo dei nuovi antibiotici già oggi disponibili, rischiamo di tornare decenni indietro nei tassi di mortalità del tumore e non perché sia la malattia oncologica ad uccidere i pazienti ma le infezioni antibiotico-resistenti”, avverte l’infettivologo.
“Oggi sono già disponibili alcuni nuovi antibiotici efficaci contro i germi multiresistenti, ma il pronto accesso dei pazienti a questi nuovi trattamenti non è sempre facile – rileva Di Perri – L’attuale politica di uso puramente limitato degli antibiotici recentemente approvati è di bassa prospettiva. Non si è rivelata efficace e minaccia di compromettere il loro contributo e lo sviluppo di nuove opzioni. Chiaramente il destino di ogni antibiotico è quello di selezionare nel tempo i germi ad esso resistenti. Ma se ben impiegato può avere una vita prolungata che ci permette nel frattempo di sintetizzare nuove molecole che andranno a sostituire le vecchie”. Si possono così anche “evitare conseguenze disastrose per il nostro sistema sanitario e per la salute pubblica”.