“La corsa dietro il vento” di e con Gioele Dix e con Valentina Cardinali arriva in Sardegna a partire da martedì 22 novembre.
Gioele Dix in tournée nell’Isola sotto le insegne del CeDAC Sardegna con “La corsa dietro il vento / Dino Buzzati o l’incanto del mondo”, di cui firma drammaturgia e regia. L’attore milanese protagonista sulla scena insieme con Valentina Cardinali, trae spunto dai racconti grande scrittore, giornalista e pittore. Per comporre un “mosaico” di personaggi e storie, tra atmosfere oniriche e fantastiche.
La pièce andrà in scena in varie location della Sardegna. Martedì 22 novembre alle 21 al Teatro “Tonio Dei” di Lanusei. Mercoledì 23 novembre alle 21 al Teatro “Antonio Garau” di Oristano. Giovedì 24 novembre alle 21 al Padiglione Tamuli delle ex Caserme Mura di Macomer. Venerdì 25 novembre alle 21 al Teatro Comunale di San Gavino Monreale. E infine sabato 26 novembre alle 20.30 al Teatro Bocheteatro di Nuoro. Gioele Dix rappresenta una sorta di “laboratorio letterario”, in cui affiorano sogni e paure, segrete inquietudini e voli dell’immaginazione.
«Ho cominciato a leggere i racconti di Dino Buzzati all’età di dodici anni». Rivela Gioele Dix. «La sua voce assomiglia spesso alla mia. Lo considero l’inventore di racconti perfetti, che non solo ti avvincono – perché vuoi sapere come vanno a finire – ma ti lasciano sempre un segno dentro. Ineffabile però familiare».
L’ispirazione dai racconti di Dino Buzzati
La pièce è impreziosita dalle musiche di Savino Cesario. Con scenografie di Angelo Lodi, costumi di Marina Malavasi e Gentucca Bini e disegno luci di Carlo Signorini. E trae spunto dal ricco e variegato materiale narrativo custodito in raccolte come “Sessanta Racconti”, “Il colombre”, “In quel preciso momento”. Per evocare un “mosaico” di personaggi e vicende ai confini della realtà. Dove affiorano temi cari all’autore de “Il deserto dei Tartari” e “Un amore”. Dell’epopea al contrario di “Bàrnabo delle montagne“. Di trame fiabesche e allegoriche come ne “Il segreto del Bosco Vecchio” e “La famosa invasione degli orsi in Sicilia”, oltre che del romanzo fantascientifico “Il grande ritratto”.
Nelle sue opere e in particolare nei racconti, Dino Buzzati indaga l’animo umano, scava tra le segrete inquietudini e la fragilità. Dando forma alle vaghe paure e alle superstizioni, mostrando i limiti della ragione di fronte alle passioni. Ma anche i dubbi e le incertezze che ostacolano l’azione e gli slanci temerari del cuore, tutte le infinite contraddizioni e le sfaccettature del carattere, le manie e le smanie, le idiosincrasie e le ossessioni. Nonché lo sgomento davanti all’idea dell’inevitabile fine.
Una preziosa tavolozza a cui attingere per disegnare caratteri e situazioni. Dove elementi onirici e quasi soprannaturali si mescolano alla dimensione del quotidiano, quasi a indicare che perfino ciò che appare così definito e indiscutibile. Perché percepibile attraverso i sensi, noto e riconoscibile, quasi confortante nella sua illusoria “concretezza”, può invece sottendere a un mistero.
Un laboratorio letterario
Ne “La corsa dietro il vento”, Gioele Dix costruisce una sorta di “laboratorio letterario”. Dove un foglio di carta stropicciato rappresenta una sorta di messaggio. Un invito ad avventurarsi nel labirinto delle storie vere o inventate per farne oggetto di nuove narrazioni, in un gioco di specchi tra la pagina e la palco. Un’occasione per riscoprire la scrittura folgorante, raffinata e ricca di sottigliezze. Arcana e densa di allusioni, ma sempre lineare. Con una sua elegante e ricercata semplicità. Tanto da risultare di grande immediatezza anche quando conduce il lettore in luoghi inaspettati. Dove s’incontrano le creature stravaganti nate dalla sua fantasia. In ogni racconto gli ingredienti sono perfettamente calibrati e commisurati al contesto. Come se lo stesso autore compisse un esercizio di mimesi, immedesimandosi in uno o più dei suoi personaggi. E quasi sempre nella vicenda è presente un dilemma o un conflitto. Un nodo da sciogliere, un segreto inconfessato, perfino a se stessi, un interrogativo. Quasi un indovinello fatale come quelli della Sfinge, che si risolve solo nel finale.
Un omaggio ad uno degli artisti più importanti del Novecento
La pièce rappresenta quindi un omaggio, personale e sentito, a uno degli artisti più importanti e significativi del Novecento. Un maestro della suspense che ha ammaliato intere generazioni. Ma anche un profondo conoscitore della natura umana, che ha accuratamente e coraggiosamente scandagliato, tra luci e ombre, al di là del bene e del male.
Nel portare in scena i testi dell’eclettico scrittore e drammaturgo, poeta, scenografo e pittore, ma anche cronista, quindi saldamente ancorato alla realtà, pur dotato di fervida e accesa fantasia e dell’abilità di mescolare scienza e invenzione, Gioele Dix «parla (anche) di sé. Dei suoi gusti, delle sue inquietudini, delle sue comiche insofferenze, con l’ironia e il gusto del paradosso cui ha abituato il suo pubblico».
Quasi un dialogo a distanza con l’artefice di trame surreali e perfino kafkiane. In cui i personaggi restano come imprigionati finché non trovano la chiave magica che come nelle favole li conduce verso una imprevedibile conclusione. Spesso a posteriori identificabile come naturale compimento di un destino. Tra quelle righe sono disseminati, per chi volesse, e sapesse coglierli, anche semi di saggezza e insegnamenti filosofici, risultato di una profonda comprensione e accettazione di tutto quel che è umano. Che rendono ancora più acuto il piacere di immergersi in un racconto, di godere della meraviglia e insieme dell’intelligenza del mondo attraverso uno sguardo d’artista.
Nei cinquant’anni dalla scomparsa di Dino Buzzati, “La corsa dietro il vento” di e con Gioele Dix rappresenta un’occasione per confrontarsi con una delle figure di spicco della cultura italiana del ventesimo secolo. Riapprezzarne la prosa luminosa e il talento di «fine scrutatore d’anime», quella sua capacità di (farci) guardare oltre l’apparenza per mettere a nudo la verità.