Scenario Apocalittico nel 2050: crisi di nascite in Sardegna e conseguente crisi economica.
La media nazionale delle persone tra i 15 e 60 anni sarà sopra il 53% e del 52% del Mezzogiorno.
La Sardegna vede numeri più bassi e occorre cercare un’immediata soluzione. Questi problemi sono stati illustrati in un convegno nell’aula magna del rettorato dell’Università di Cagliari. Al centro del dibattito proprio un rapporto di Bankitalia sul gap tra Nord e Mezzogiorno.
Il rischio demografico è reale. La popolazione attiva è in marcata e progressiva diminuzione. E quindi popolazione contenuta in un territorio vasto. Riassumendo: pochi e lontani. Con un mercato interno che rischia di indebolirsi sempre di più, anno dopo anno.
Unica consolazione: rispetto al resto del Mezzogiorno ci sono meno criminalità organizzata e meno corruzione. Non un dato sufficiente per combattere la crisi.
Fattori di possibile crescita? La transizione energetica può essere un rischio o una chance. Al momento, con l’uscita dal carbone, l’isola è parzialmente priva (perché non ha la dorsale) di gas naturale. Ha invece una capacità produttiva sempre crescente derivata da fonti rinnovabili. Con qualche punto interrogativo, si legge nel rapporto: stabilità energetica? Effetti sulle economie locali? Altra domanda: l’insularità richiede maggiore attenzione alla sicurezza energetica? Se ne è parlato nella tavola rotonda che ha seguito la presentazione del report. Tra i partecipanti anche Renato Soru, presidente e fondatore di Tiscali. E Barbara Porru, presidente del consorzio industriale provinciale di Cagliari.
Insomma, la volontà di combattere la crisi demografica ed economica c’è e bisogna agire subito, poiché il 2050 non è lontano, anzi.