Al TsE di Is Mirrionis a Cagliari per la Stagione di “Teatro Senza Quartiere” 2022-2023
Ironia in scena con “Oh Tello!” del Teatro Tragodia, da un’idea de “Le Allegre Comari di Windsor” di William Shakespeare, con drammaturgia di Virginia Garau (che firma anche la regia) e Daniela Melis con Gino Betteghella, Virginia Garau, Daniela Melis, Caterina Peddis, Giuseppe Onnis e Ulisse Sebis. Regia Virginia Garau. In cartellone sabato 10 dicembre alle 21 al TsE di Is Mirrionis a Cagliari per la Stagione di “Teatro Senza Quartiere” 2022-2023 organizzata dal Teatro del Segno.
Il cast di “Oh Tello!”
Sotto i riflettori – accanto alle autrici Virginia Garau e Daniela Melis – Gino Betteghella, Giuseppe Onnis, Caterina Peddis e Ulisse Sebis per una versione divertente e coinvolgente delle (dis)avventure di un novello Falstaff, tale Millantoni, sedicente seduttore alle prese con l’astuzia e l’arguzia della ricca signora Volpina Mazzone, la quale coglie l’occasione per punire la gelosia del marito Vitello, detto Tello. E ogni rimando o assonanza con la tragedia del Moro di Venezia è tutt’altro che casuale.
L’universo shakespeariano in Sardegna
Un viaggio nell’universo shakespeariano, trasportato in una Sardegna senza tempo, dove trionfano le umane passioni – come amore, gelosia e avidità – fra equivoci, tradimenti e inganni, un pizzico di malizia… e perfino di magia, nella migliore tradizione della commedia, con l’atteso lieto fine: Virginia Garau porta in scena uno scoppiettante racconto per quadri, ricco di colpi di scena e situazioni surreali, capace di far (sor)ridere e pensare.
La trama e lo stile
Una scoppiettante commedia ispirata alla celebre beffa ai danni di Falstaff, reo d’aver tentato di sedurre una donna onorata, dove viene anche messa in risalto (e punita) l’ingiustificata gelosia di un marito.
Una pièce divertente e coinvolgente in un malizioso gioco di rimandi dove l’assonanza con il titolo dell’“Othello” (in forma di anagramma) è decisamente voluta, a sottolineare la ben nota pericolosità del «mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre», quel sentimento della gelosia, così diffuso, che porta a confondere l’amore con il possesso, suscita assurdi sospetti e distrugge la serenità di chi ne è colpito, oltre che dell’oggetto di tale insana passione.
“Oh Tello!” e il campidanese
“Oh Tello!” si ispira alla trama e ai personaggi de “Le allegre comari di Windsor” per tradurli in una moderna e originale versione in italiano, con accenti e vocaboli in sardo campidanese: il vanaglorioso e impenitente seduttore diventa così Millantoni, mentre la dama corteggiata per interesse è la signora Volpina Mazzone, sposata con tal Vitello Mazzone, detto Tello, il servo infedele si chiama Faina, mentre Ovina è l’ingenua cameriera personale della dama e compare anche una fattucchiera, la maga Megama che legge presente e futuro e prepara pozioni a suon di denari.
Il lavoro di Virginia Garau, la regista
Virginia Garau – che firma la regia, oltre a scene e costumi – costruisce un intrigante racconto per quadri, con continui cambi di scena, in un montaggio quasi cinematografico, tra ritmi incalzanti e un susseguirsi di situazioni grottesche e paradossali, dando vita con la complicità degli attori a uno spettacolo capace di far (sor)ridere e pensare. Una storia tragicomica dove l’arroganza e la sfacciataggine di Millantoni, pronto a insidiare la virtù di una bella dama nella convinzione di ottenere, oltre ai suoi favori, l’accesso ai suoi forzieri, suscita l’indignazione della “vittima” designata, ben decisa a far scontare allo spregiudicato individuo le sue colpe, ma soprattutto riaccende la gelosia di un marito fin troppo disposto a dubitare della consorte.
La scrittura dei personaggi
Nella migliore tradizione della commedia giocano un ruolo anche i servitori, più liberi di agire e di infrangere le regole dei rispettivi signori, ma anche impegnati nei propri intrighi personali d’affari o di cuore. La figura della maga, attratta irresistibilmente dall’oro, ha radici nell’universo shakespeariano dove sono fortemente presenti elementi fantastici e creature soprannaturali, ma assomiglia di più a certi moderni imbonitori e venditori di meravigliosi filtri, lettori di tarocchi e presunti conoscitori dell’avvenire.
Una folla di personaggi inventati in cui è possibile però ritrovarsi o riconoscere fragilità e debolezze, vizi e virtù, frutto del genio del grande drammaturgo inglese e rielaborati con sensibilità contemporanea dalle due autrici, per un sapido divertissement ricco di coups de théâtre, fino all’atteso e inevitabile lieto fine.
Un variopinto affresco di varia umanità dove trionfano le passioni
Virginia Garau e Daniela Melis traggono spunto dalla fortunata commedia shakespeariana, rimescolando le carte, per comporre un variopinto affresco di varia umanità dove trionfano le passioni – dall’amore alla gelosia all’avidità – tralasciando la parte più sentimentale dell’intreccio, con le vicende dei due giovani innamorati, per privilegiare l’elemento centrale della trama, ovvero la vittoria dell’intelligenza e dell’astuzia femminile sulla presunzione e sulla prepotenza maschile, in una società ancora governata dal patriarcato in cui per le donne è necessario servirsi di sottili stratagemmi per conservare, dietro le apparenze, un proprio spazio di libertà.
Una commedia brillante
“Oh Tello!” punta sull’humour e la leggerezza per offrire utili spunti di riflessione sulla società – presente, passata e futura – e sui complicati rapporti tra uomini e donne, sulle discriminazioni di genere e sulle differenze sociali, sull’importanza di non fidarsi troppo delle apparenze e meno che mai dei pettegolezzi, sul valore dell’onestà e della sincerità e sulla necessità di difendersi da millantatori e imbroglioni, come di non crearsi facili illusioni con le promesse di falsi maghi. Una commedia brillante – non senza una punta di amarezza per certe inclinazioni e abitudini che non mutano mai, nel corso dei secoli – dove i protagonisti agiscono l’uno all’insaputa e dell’altro e l’unico al corrente di tutte le mosse e contromosse nella complicata scacchiera della vita – insieme alle autrici e a William Shakespeare – è proprio il pubblico.