Michela Murgia indaga sull’immagine di Dio. La scrittrice e opinionista nel suo saggio “God save the queer – Catechismo Femminista”, edito da Einaudi, stravolge gli stereotipi di una cultura patriarcale per ritornare all’essenza della fede cristiana fondata sui Vangeli.
L’intellettuale originaria di Cabras apre questa sera al Teatro Nanni Loy di Cagliari la 20/a edizione di Marina Cafè Noir, festival di letterature applicate.
Il cattolicesimo per secoli è stato un motore storico, artistico, culturale e spirituale, un patrimonio di idee e valori di cui dovremmo riappropriarci anche se poi ha prevalso l’aspetto punitivo e moralista della visione cattolica. Se da un lato la sinistra marxista e atea ha rinunciato alla religione che non ha mai visto come una possibilità di arricchimento del suo immaginario e la destra se ne è appropriata, la Costituzione italiana invece è nata dal confronto e dal dialogo tra cattolici, comunisti e liberali.
Il saggio
Punto di partenza del saggio è l’identità di genere. Murgia rifiuta la semplificazione del binarismo, sottolineando come la natura trascendente del divino non possa essere compresa dentro confini umani. E fa un riferimento specifico a un dipinto di Andrej Rublev, come iconografia della trinità in cui le tre figure appaiono identiche nelle fattezze e senza connotazioni di genere, né maschili né femminili, il pittore lascia i confini labili. C’ è una possibilità per dirsi queer in quanto cristiani e non nonostante cristiani.
Si può essere femministe e cattoliche?
Michela Murgia sostiene di sì, ricordando che il binomio non è antitetico. Il Cristianesimo basato sul Vangelo è una religione inclusiva. Da secoli prevale un’interpretazione del pensiero di Gesù Cristo frutto di una cultura patriarcale. Il mondo maschile ha occupato spazi di potere sociale, politico, religioso anche in ambiti che non gli competono, come le decisioni sul corpo delle donne. Nonostante tutto continua a esserci un dialogo col divino che trascende norme, dogmi stabiliti dagli uomini. Uno spazio di coscienza, etica e libertà individuale.
Se da un lato Murgia auspica una più rilevante presenza di figure femminili autorevoli in seno alla Chiesa, dall’altro rivela alcuni suoi punti di riferimento in cui si conciliano le istanze del femminismo e la fede cristiana.
La strada per il superamento delle divergenze, obiettivo dell’Agenda Onu 2030, per Michela Murgia passa attraverso una parola chiave: alleanza. Inoltre, suggerisce la lettura di “Perché il femminismo serve anche agli uomini”, il saggio in cui Lorenzo Gasparrini spiega come il principale inganno che la società crea nei pensieri e nei gesti degli uomini sia l’illusione della loro libertà.