Gli anni del primo dopoguerra in Italia, l’età dell’incertezza, lo smarrimento e l’angoscia di un popolo sconfitto
La prima guerra mondiale lasciò un solco profondo nella società dell’Italia dei primi anni venti. Tra i morti tra soldati e civili, i feriti e i mutilati, le case distrutte dalle bombe e le intere famiglie riversate nelle strade. Il paese inoltre aveva contratto i debiti con gli Stati Uniti, il valore della lira crollò.
Il popolo si ritrovava a vivere nella povertà, con il carico di dover ricostruire la propria vita ma il futuro era incerto e spaventoso. Il malcontento e la disperazione non si fecero attendere. Cresce il desiderio di rivalsa e reazione, dalle cucine alle fabbriche, dal contadino all’industriale, il potere e i partiti dovevano rispondere all’emergenza economica e sociale.
La gente comune chiede e cerca una guida nel buio della crisi, un punto saldo e di riferimento che possa condurre l’Italia verso la rinascita. Il fenomeno reazionario risponde al nome di Benito Mussolini e il neonato partito fascista, conquistando grandi consensi cavalcando l’onda dell’incertezza, la sinistra italiana invece doveva fare i conti con le sue divisioni, prima fra tutte, quella che porterà il PSI a dividersi e lasciare spazio alla nascita del Partito Comunista d’Italia.
Progetto finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri Struttura di missione per la valorizzazione degli anniversari nazionali e della dimensione partecipativa delle nuove generazioni.