Dal 2023 disponibili i fondi per il Reddito e le Comunità energetiche
Sempre più spesso si sente parlare di povertà energetica,la difficoltà di una famiglia o di un individuo di acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici. Si tratta una questione complessa, legata all’aumento dei prezzi dell’energia, che colpisce milioni di persone in Italia e in tutto il mondo, producendo effetti negativi sulla qualità della vita La povertà energetica è una vera e propria sfida per la società odierna e per i Governi dei vari Paesi.
Quali misure sono state adottate dalla Sardegna per contrastare la povertà energetica?
La Regione Sardegna ha intrapreso diversi tipi di misure.
In primo luogo, ha stanziato dei fondi che sono stati trasferiti direttamente ai Comuni per assistere le famiglie che, a causa dell’incremento dei costi dell’energia, si trovano in difficoltà.
In secondo luogo, sono state intraprese misure di carattere strutturale e strategico che consentiranno alle famiglie e alle imprese di essere autonome dal punto di vista energetico. Infatti, il 13 ottobre del 2022 con la Legge regionale n. 15, la Sardegna ha stanziato un fondo di 14 milioni di euro destinato dal 2023 ai comuni per il Reddito Energetico e per uno Studio di Fattibilità riguardo alle Comunità Energetiche Rinnovabili in forma singola e associata.
Cosa sono il Reddito Energetico e le Comunità Energetiche Rinnovabili ?
Il Reddito Energetico è una misura a favore delle famiglie con un ISEE non superiore agli 8 mila euro per l’installazione di un impianto da fonte rinnovabile,al fine di soddisfare il loro fabbisogno energetico (autoconsumo) usufruendo di un contributo a fondo perduto.
La Comunità Energetiche Rinnovabile(CER) è un soggetto giuridico costituito volontariamente da un insieme di cittadini che decidono di condividere l’energia elettrica prodotta da un impianto da fonte rinnovabile situato nei pressi in cui si trovano i membri aderenti al soggetto giuridico stesso.
Inoltre,ogni membro è indipendente e continua ad avere il suo contratto di fornitura elettrica con il rivenditore che preferisce.
I membri possono essere persone fisiche,PMI o autorità locali comprese le amministrazioni comunali. L’impianto, la cui potenza può arrivare anche ad 1MW, può essere di qualunque tipo. In ogni caso, sulla base dell’attuale normativa, l’impianto fotovoltaico è quello che risulta essere più pratico dal punto di vista dei permessi.
Come funziona una CER?
È necessario sottolineare che in una Comunità energetica non tutti i membri sono proprietari dell’impianto. Infatti, bisogna distinguere tra la figura del prosumer, che è proprietario dell’impianto, e quella del consumer. Il consumer è colui che utilizza l’energia generata dall‘impianto che altrimenti verrebbe direttamente immessa in rete.
L‘importante è che tutti i membri o azionisti abbiano punti di connessione ubicati su reti elettriche sottese presso la stessa cabina di trasformazione primaria (che trasforma l’energia da Alta a Media Tensione).
Una volta confermata l’appartenenza dei punti di connessione alla stessa cabina, si può procedere alla creazione della comunità. Per fare ciò si ha bisogno di almeno 1 prosumer e 1 consumer. Il limite massimo è invece correlato a quanto bene si vuole bilanciare la comunità. In tal senso, un numero di prosumer elevato rispetto ai consumer e viceversa non va bene.
L’energia prodotta dall’impianto da fonte rinnovabile che non viene stoccata o immessa in rete è consumata in modo condiviso. È proprio quest’ultima che genera un incentivo economico che, attualmente, è pari 12c€/kWh.
L’incentivo viene erogato dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE) e sulla base dello Statuto viene distribuito equamente tra prosumers e consumers.
Quali sono gli obiettivi di una CER?
Il fine della comunità energetica è quello di fornire benefici ambientali, economici e sociali a livello di comunità ai suoi azionisti o membri o alle aree locali in cui opera, piuttosto che profitti finanziari. Invero, l’‘Unione Europea con l’introduzione di questo modello di autoconsumo collettivo intende perseguire diversi fini:
– agevolare la transizione energetica;
– decentralizzare il sistema energetico (tante piccole fonti di produzione e meno grosse centrali);
-promuovere lo sviluppo delle fonti rinnovabili;
– combattere la vulnerabilità e la povertà energetica;
È semplice costituire una Comunità Energetica?
La creazione di una CER implica il superamento di problemi di carattere burocratico ed economico che si esplicano nel
-trovare i punti di connessione elettrica che determinano i limiti spaziali di una CER concessi da legge;
-inserire i dati sui vari portali autorizzati, ad esempio il GSE
-creare e organizzare l’associazione tra i vari partecipanti;
-tempi lunghi di allaccio alla rete elettrica dopo l’installazione dell’impianto, anche un anno Tale problema dipende essenzialmente dalla società privata che si occupa della distribuzione dell’energia e quindi dell’allaccio.
Con riferimento al primo punto, con la delibera dell’Arera 727 del 27 dicembre del 2022 i tempi burocratici si ridurranno grazie alla possibilità di afferire alla cabina di trasformazione primaria.
Riguardo al secondo aspetto, la CER deve essere un soggetto giuridico di diritto autonomo. Il che si traduce, al momento in due vie principali: costituire una cooperativa oppure un’associazione non riconosciuta.
Nel primo caso, la struttura, sebbene tuteli maggiormente i partecipanti, è molto più complessa e più costosa. È la soluzione più consona ad una CER industriale, ma nel caso di CER residenziali costituisce un costo che spaventa i partecipanti Al contrario, l’associazione non riconosciuta non comporta ingenti costi di composizione ma non rappresenta una sicurezza legale che esula da responsabilità penali in caso di contenziosi o problemi agli impianti.
Cosa sta facendo la Regione Sardegna riguardo a tali problemi?
In primo luogo, la Regione Sardegna ha finanziato due progetti pilota per la costituzione delle CER in due comuni che detengono la proprietà delle rete elettrica.
Riguardo al problema dei tempi lunghi di allaccio alla rete, il governo regionale ha intenzione di svolgere un ruolo di facilitatore.
Infatti, il governo regionale ha siglato un accordo di Programma con ANCI, CAL, Università, parti sindacali, Confindustria e Confapi con l‘obiettivo fondamentale di facilitare e accelerare i tempi di implementazione delle CER. Un‘ altro elemento cardinale dell’accordo è quello di valutare le esigenze dei diversi territori della Sardegna in termini di autoconsumo nelle sue diverse forme in modo da poterle soddisfare in modo effettivo.
In relazione al problema dei costi di costituzione delle CER, la Regione Sardegna nell’ambito della Commissione della Conferenza delle Regioni, di cui è coordinatrice, sta per pubblicare un bando destinato ai comuni al di sotto dei 5000 abitanti. Si tratta di un contributo a fondo perduto in modo da ridurre in modo considerevole i costi. Inoltre, si sta cercando una soluzione all’interno della prossima finanziaria per comuni al di sopra dei 5000 abitanti.
Infine, i cittadini sardi che fossero interessati ad avere informazioni di carattere burocratico e tecnico inerenti le CER e tutte le altre forme di autoconsumo possono attualmente rivolgersi a
– Sportello Energia ed Economia Verde, in Via XXIX Novembre 1847, 23 a Cagliari;
Questo in attesa che vengano individuati Sportelli locali grazie allo Studio di Fattibilità di cui sopra.