Lo scioglimento dei ghiacci in Antartide, che potrebbe causare un catastrofico innalzamento del livello del mare, “non è inevitabile” e può rallentare.
Lo afferma un team di ricercatori di Stati Uniti e Regno Unito, che ha appena pubblicato uno studio su Nature Communications. Dall’inizio degli anni ’90, gli scienziati hanno osservato un’accelerazione nello scioglimento dei ghiacci in questa zona dell’Antartide, sotto l’effetto dei cambiamenti climatici causati dall’attività umana. Alcuni scienziati temono il collasso ormai irreversibile della calotta glaciale, che continuerebbe a prescindere dai futuri cambiamenti climatici. Lo studio, invece, offre qualche speranza. I ricercatori hanno osservato l’evoluzione dell’Antartide occidentale, in cui si trovano ghiacciai giganti e altamente instabili e contiene ghiaccio in quantità tale da poter innalzare il livello del mare di 3,3 metri.
Usando osservazioni e dati satellitari, gli esperti hanno determinato che il tasso e l’estensione delle perturbazioni del ghiaccio lungo la costa variano con le differenze climatiche locali. “Il collasso della calotta glaciale non è inevitabile”, spiega Eric Steig, professore all’Università di Washington a Seattle. “Dipende da come cambierà il clima nei prossimi decenni, un cambiamento che possiamo influenzare positivamente riducendo le emissioni di gas serra”, aggiunge.
Lo scioglimento dei ghiacci in Antartide potrebbe non è quindi inevitabile come sembra: variazioni nell’intensità dei venti che soffiano sull’oceano, infatti, hanno fatto rallentare il fenomeno tra 2003 e 2015, per lo meno nella parte occidentale del continente.
La ricerca
A conferma lo studio pubblicato sulla rivista Nature Communications e guidato dall’Università britannica di Cambridge, che ha combinato le immagini scattate dai satelliti con i dati su clima e oceano. La ricerca permette di capire come l’Antartide stia rispondendo ai cambiamenti climatici e solleva importanti domande su quanto velocemente si scioglierà il ghiaccio, dal momento che la zona occidentale del continente ne contiene abbastanza da far innalzare il livello globale del mare di oltre 3 metri.
I ricercatori guidati da Frazer Christie hanno analizzato le osservazioni fatte da diversi satelliti, scoprendo variazioni regionali molto marcate nel comportamento della calotta glaciale dell’Antartide occidentale: il ritmo del ritiro dei ghiacci nel settore del mare di Amundsen è molto rallentato rispetto ai settori vicini, dove invece lo scioglimento ha accelerato.
Confrontando questi dati con quelli climatici, gli autori dello studio hanno poi messo in relazione queste differenze con la forza e la direzione dei venti: quando i venti che soffiano da Ovest diventano più forti, sollevano acqua calda e salata dalle profondità dell’oceano, che raggiunge la costa antartica e aumentano la velocità di scioglimento dei ghiacci.