Sul palcoscenico allievi attori in regime di libertà limitata, in sala giovani spettatori che scontano la pena in comunità di recupero. Il Casa Die Teatro fa incontrare i protagonisti di esistenze difficili che sedireano dare una nuova direzione alla propria vita.
Giovedì 19 gennaio a la Collina di Serdiana e sabato 21 gennaio a Ortacesus va in scena “il parto della montagna“: «sovraffollamento, suicidi e disagi psicologici in carcere: numeri spaventosi, col teatro cerchiamo di offrire un’altra opportunità»
Cada Die Teatro incontra le comunità di recupero
Ostinati e contrari, da almeno 40 anni, la compagnia cagliaritana Cada Die Teatro, con due dei suoi fondatori Alessandro Mascia e Pierpaolo Piludu, prosegue nel percorso che vede protagonisti gli allievi attori in regime di libertà limitata nell’ambito del più ampio progetto finanziato dalla Fondazione di Sardegna “Teatro oltre le sbarre“.
Questa volta lo fa riunendo sotto lo stesso tetto di una sala teatrale attori e spettatori che hanno in comune particolari esperienze di vita: un percorso accidentato, un’ esistenza complicata e qualche “inciampo” di troppo che li ha condotti ai margini della vita sociale e condannati a pagare il prezzo dei propri errori.
Date e info
Giovedì 19 gennaio a Serdiana (alle 19, aperto al pubblico) nella Comunità di recupero La Collina diretta da Ettore Cannavera e sabato 21 gennaio alla Comunità di recupero Dianova di Ortacesus, andrà in scena lo spettacolo “Il Parto della Montagna“, testo scritto da Maria Giacobbe e ambientato durante il “Piano di Rinascita”, in cui si condanna il tradimento dei sardi ad opera dell’allora classe dirigente.
La scelta di portare lo spettacolo all’interno delle comunità di recupero non è casuale: «Non è un caso se lì si registrano recidive notevolmente più basse, intorno al 4-5%, contro il 70% di chi invece sconta la pena in carcere – spiega Pierpaolo Piludu. La nostra scommessa è far sì che il teatro diventi uno strumento di emancipazione per uomini e donne che, al di là delle scelte fatte in passato, sono alla ricerca di un’opportunità di rinascita».
«I numeri sono spaventosi – gli fa eco Alessandro Mascia. Solo nel 2022 ci sono stati più di 80 suicidi nelle carceri italiane. Secondo le ultime stime dell’associazione Socialismo Diritti Riforme il 50% dei detenuti soffre di problemi psichiatrici. Non solo, esiste un grave problema di sovraffollamento che neanche rispetta la “territorialità della pena” visto che in Sardegna solo il 49% dei detenuti è sardo».
Gli attori
Gli attori in scena in regime di semilibertà, impegnati in un percorso di “rinascita” individuale, condividono il palcoscenico con “persone comuni”, uomini e donne appassionati di teatro, assieme ad alcuni allievi della scuola di Arti Sceniche La Vetreria, che hanno visto in questa occasione una rara opportunità di confronto con una realtà altrimenti difficile da incontrare e conoscere.
Il progetto “Teatro oltre le sbarre” portato all’interno delle comunità di recupero è finanziato dalla Fondazione di Sardegna e sostenuto dal CPIA 1 Karalis e UEPE (Uffici di Esecuzione penale esterna) di Cagliari.