“Italia e Germania, prima e seconda potenza manifatturiera di Europa, condividono un forte interesse ad assicurare anche a livello europeo la definizione di una strategia sostenibile e di resilienza dell’industria. E quindi potranno definire le giuste priorità nell’agenda europea per l’approvvigionamento di materie prime e terre rare”.
Lo ha detto l’ambasciatore italiano in Germania, Armando Varricchio, a margine del convegno ‘Terre rare e transizioni gemelle’. La Germania sta pensando di istituire un Fondo nazionale per le materie prime e anche la Francia intende proseguire sulla medesima strada. L’obiettivo è quello di sganciarsi da Cina e Russia.
Germania e Francia
Germania e Francia lavorano a due fondi nazionali per le materie prime critiche. Ma i tedeschi vogliono anche più integrazione con l’Italia nelle filiere del recupero materiali. Intanto, l’Ue avvia trattative sui metalli con gli Usa.
Germania e Francia, le maggiori economie dell’Unione europea, stanno lavorando all’istituzione di due fondi nazionali per le materie prime che serviranno a sostenere il finanziamento di progetti di estrazione, raffinazione e riciclo di materiali critici per l’industria, con lo scopo di ridurre la dipendenza dall’estero.
Sulle terre rare, per esempio – un gruppo di elementi metallici necessari alla produzione di dispositivi elettronici, automobili, turbine eoliche e sistemi d’arma -, l’Unione europea si affida alla Cina per il 98% delle forniture.
L’Ue deve ridurre la dipendenza dall’estero sulle materie prime
Francia e Germania si stanno coordinando sui due fondi per evitare di entrare in concorrenza. Ma anche l’Italia potrebbe svolgere un ruolo. Durante la tavola rotonda Terre rare e transizioni gemelle, svoltasi ieri a Berlino presso l’ambasciata italiana, l’ambasciatore Armando Varricchio ha detto appunto che l’Italia e la Germania “condividono un forte interesse ad assicurare anche a livello europeo la definizione di una strategia sostenibile e di resilienza dell’industria. E quindi potranno definire le giuste priorità nell’agenda europea per l’approvvigionamento di materie prime e terre rare”.
Per ridurre la dipendenza dalla Cina (litio, cobalto, le già citate terre rare) e dalla Russia (nichel, palladio) sulle forniture di metalli critici, l’Europa deve lavorare per aumentare gli investimenti pubblici-privati.
Economia circolare, più contatti tra Italia e Germania
Anche la spinta sul recupero delle materie prime dai dispositivi esausti è fondamentale, sia in un’ottica di sicurezza degli approvvigionamenti che di riduzione dell’impatto ambientale delle miniere. Su questo punto, Franziska Brantner, segretaria di stato al ministero dell’Economia tedesco, ha dichiarato che “bisognerà creare più collegamenti tra l’economia circolare in Germania e quella in Italia”, in modo da integrare meglio le filiere industriali.
Investimenti, regole, focalizzazione
Massimo Gasparon, direttore generale dell’European Raw Materials Alliance (ERMA), istituzione europea che lavora allo sviluppo di catene del valore comunitarie sui materiali critici, pensa che all’Unione serva “più cooperazione e più riciclaggio, più consapevolezza da parte dei consumatori che devono cambiare le proprie abitudini. Ma soprattutto bisognerà semplificare i percorsi dei permessi. Serviranno più investimenti, più risorse finanziarie: la prima raccomandazione deve essere la promozione di più investimenti pubblici per stimolare gli investimenti privati”.
Durante la tavola rotonda, Gian Andrea Blengini – ingegnere minerario presso il Politecnico di Torino e consulente della Commissione europea – ha proposto una riduzione del numero delle materie prime critiche per l’Unione europea, da trenta a quindici, in modo da focalizzare sforzi e progetti sui materiali davvero strategici.
Cosa fa l’Ue sulle materie prime critiche
Oggi che l’Unione europea e gli Stati Uniti hanno avviato delle trattative per un accordo sulle materie prime che permetterebbe agli europei di accedere agli incentivi dell’Inflation Reduction Act, la legge da 369 miliardi di dollari per il rinvigorimento della manifattura americana nei settori chiave della transizione ecologica, per meglio competere con la Cina.
I negoziati sono in una fase preliminare, dunque i dettagli sono scarsi, ma pare che Washington sia disposta a includere i paesi europei nei sostegni ai progetti di estrazione e lavorazione dei minerali critici utilizzati nei veicoli elettrici.