“Pace nera”, le opere di Lecca nella cripta del Santo Sepolcro
Una mostra suggestiva in uno dei luoghi più affascinanti del capoluogo. Una mostra ricca di incanto in uno dei luoghi più affascinanti, ricchi di storia e suggestioni. Parliamo di “Pace nera”, l’esposizione che ieri è stata inaugurata nei sotterranei della chiesa del Santo Sepolcro nel cuore del quartiere Marina, centro storico pulsante della città di Cagliari, ospite del Sistema Museale Santa Eulalia.
Le opere di Andrea Lecca nella cripta
Nella cripta che fu luogo di sepoltura vegliato da un pregiato e macabro affresco da ieri trovano dimora le opere dell’artista Andrea Lecca di cui vi forniamo una esplicativa galleria fotografica a cura di Giuseppe Ungari. Un mostra che la nostra critica d’arte Alessandra Menesini ha visitato e di cui a breve ci darà un ricco resoconto. Valgono intanto le esplicative parole della curatrice Claudia Caredda per iniziare ad entrare nel mondo di Lecca.
Una mostra di guerre e ingiustizie
Un mostra che la nostra critica d’arte Alessandra Menesini ha visitato e di cui dice: «Ecco “Pace nera”, una mostra che parla di guerre e ingiustizie passate e presenti. Andrea Lecca, con sensibilità d’artista, fa un doloroso computo di tutte le forme del male e ambienta le sue opere in un luogo consacrato alla morte. Disegni e acrilici nella personale curata con attenzione da Claudia Caredda. Ad accompagnare ogni opera, didascalie tratte da testi di poeti, scrittori, giornalisti».
Un grido di empatia
“La pace nera è come un corpo con le braccia già a brandelli che continua a danzare nell’indifferenza”, scrive Caredda. “È la pace di chi si volta dall’altra parte, negando come l’orrore sia ovunque”. Dunque, il mondo attuale si riversa senza pietà nei disegni e dipinti di Andrea Lecca. Pochi tratti sintetizzano le sfumature del male contemporaneo. In una realtà in cui si persegue la morte – fisica, spirituale, intellettuale – il gesto dell’artista è un grido d’obbligo. Non tanto un grido di accusa, quanto di empatia per chi viene sacrificato per oliare il “banale” meccanismo del male.