La nascita di un bambino può suscitare una cascata di emozioni intense e contrastanti che arrivano anche alla depressione post partum.
Uno dei periodi della vita a maggior rischio per le donne è rappresentato dalla gravidanza e dalla depressione post partum. Studi epidemiologici condotti in nazioni e culture diverse evidenziano che la depressione post partum colpisce, con diversi livelli di gravità, dal 7 al 12% delle neo-mamme ed esordisce generalmente tra la 6ª e la 12ª settimana dopo la nascita del figlio, con episodi che durano tipicamente da 2 a 6 mesi. La donna si sente triste senza motivo, irritabile, facile al pianto, non all’altezza nei confronti degli impegni che la attendono.
Instabilità emotiva o depressione post partum?
Il 70-80% delle puerpere sperimenta il cosiddetto “baby blues” che consiste in una certa instabilità emotiva che colpisce la donna immediatamente dopo il parto e nei giorni ad esso successivi. Non si tratta di uno stato patologico e non vi è necessità di uno strutturato intervento terapeutico (farmacologico o psicoterapeutico), perché questo stato di disagio tende a rientrare spontaneamente in tempi brevi (circa due settimane). ll 10-15% delle puerpere va invece incontro ad un vero e proprio stato depressivo post partum che non tende a scomparire spontaneamente come il “baby blues”; delle madri non trattate il 50% risultano ancora depresse dopo 6 mesi e il 25% ancora dopo 1 anno.
Cosa fare e a chi rivolgersi
La depressione post partum non è generalmente una condizione che si può trattare per conto proprio, ciò nonostante si può fare qualcosa di concreto per se stessi che aiuti a costruire il proprio piano terapeutico e renda più rapida la guarigione. Per esempio scegliere uno stile di vita salutare. Questo include l’attività fisica regolare, come ad esempio una passeggiata con il proprio bambino da includere tra le attività quotidiane. Mangiare in maniera sana cibi sani ed evitare gli alcolici. Porsi delle aspettative realistiche senza far pressione a se stessi per ogni cosa che si ha da fare. Ridimensionare le proprie aspettative sull’esistenza di una vita familiare perfetta. Fare ciò che si riesce, lasciando perdere il resto.
Chiedere aiuto quando se ne ha bisogno. Prendersi il tempo necessario per se stessi. Se ci si sente come se il mondo fosse contro di noi, imparare a ritagliarsi il proprio spazio, ad esempio vestirsi, uscire di casa, far visita ad un amico o programmare un po’ di tempo da soli con il proprio partner. Rispondere positivamente. Quando ci si trova in una situazione negativa, focalizzare la propria mente su un pensiero positivo. Anche se una situazione indesiderata non cambia, si può cambiare il modo di pensare e comportarsi di conseguenza: un breve corso di terapia comportamentale può aiutare ad imparare come fare questo.
Evitare l’isolamento
Parlare con il proprio partner, con la propria famiglia e con i propri amici del proprio stato d’animo e dei propri sentimenti. Chiedere ad altre mamme la loro esperienza. Chiedere al proprio medico informazioni sull’esistenza di un possibile supporto locale che preveda una terapia di gruppo per neo-mamme o donne che hanno sofferto di depressione post partum. Ricordarsi che il modo migliore per prendersi cura del proprio bambino è prendersi cura anche di se stessi.
Poiché è scientificamente comprovato che la depressione è un disturbo prevenibile, diventa estremamente importante implementare azioni integrate fra diversi settori e a diversi livelli per favorire l’inclusione sociale e garantire il coinvolgimento dell’intera comunità. La depressione post partum, se non riconosciuta e trattata, interferisce con le abilità della donna di instaurare un interscambio di comportamenti e di emozioni con il suo bambino e con l’attaccamento, capaci di prevenire le conseguenze negative a lungo termine sullo sviluppo cognitivo, sociale ed emotivo del bambino.
Nonostante l’elevata frequenza dei contatti con operatori sanitari (ostetriche, infermieri, puericultrici, pediatri) sia prima che dopo il parto, raramente il disturbo è riconosciuto né viene offerto un trattamento. Programmi di screening per l’individuazione delle donne a rischio di sviluppare depressione post partum, effettuati già in occasione della prima visita con il medico di famiglia o con lo specialista, o, nell’immediato post partum, come parte integrante della valutazione del benessere psicofisico della donna, nonché successivi interventi clinici realizzati in varie regioni italiane, hanno fornito risultati di grande interesse e suggeriscono che diagnosi e interventi terapeutici precoci e strutturati risultano efficaci e ben accettati dall’utente.
“Mamma… naturalmente”, il progetto nato in Sardegna
“Mamma…naturalmente” è il nome del progetto di prevenzione della depressione post partum nato dalla collaborazione fra il Servizio di Psicologia Assl Oristano, i Consultori Familiari ed il reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale “San Martino”.
“La nascita di un figlio – ha dichiarato la referente del progetto, la psicologa Giuseppina Garippa – nella maggior parte dei casi rappresenta per i genitori un momento di estrema felicità, ma può succedere che soprattutto la mamma viva emozioni contrastanti, come tristezza, fatica, malinconia o rabbia. Questi sentimenti negativi nella maggior parte dei casi si risolvono nel giro di qualche settimana dalla nascita. Altre volte – prosegue la dottoressa Giuseppina Garippa – possono diventare più forti e dolorosi. Per questo è fondamentale individuare precocemente i segni di un disturbo dell’umore legato al parto: la depressione post partum”.
L’obiettivo è quello di promuovere la salute della mamma e del neonato, favorendo lo sviluppo di una buona relazione fra l’una e l’altro fin dai primi giorni di vita del piccolo, ed il riconoscimento precoce di un eventuale disagio psicologico nel periodo successivo al parto. I professionisti del Servizio di Psicologia incontreranno le neo-mamme nel reparto per un colloquio e la compilazione di un breve questionario per delineare i contorni del loro stato d’animo. A distanza di circa un mese, le psicologhe dei Consultori contattano telefonicamente le mamme per la somministrazione dello stesso secondo questionario e rilevare eventuali variazioni nello stato d’animo e, se necessario, fornire loro un sostegno psicologico qualificato.