Formiggini suicida contro le leggi razziali

La storia dell’editore Formiggini che si suicidò contro le leggi razziali

Angelo Fortunato Formiggini, editore modenese ebreo raffinato e satirico si ribellò con un gesto estremo ai decreti “razzisti”. Il 29 novembre 1938 si tolse la vita gettandosi dalla torre della Ghirlandina, a Modena, per protesta contro le leggi razziali.

Uomo di lettere che era stato amico e corrispondente di Giovanni Pascoli e Benedetto Croce.

Fu autore del primo progetto di un’enciclopedia italiana, poi scippatogli da Giovanni Gentile e realizzato da Treccani.

Libro “Il fuoruscito”

La sua storia, poco nota anche per una sorte di congiura del silenzio sopravvissuta al fascismo, viene raccontata da Marco Ventura con “Il fuoruscito“, pubblicato da Piemme.

Questo libro ci restituisce la figura complessa di “Formaggini”, come si firmava l’atipico editore protagonista della cultura italiana durante il Ventennio.

Angelo Fortunato Formiggini fu il primo a coniare il termine “editoria”

Era Formiggini stesso a definirsi un “fuoruscito” in quanto estraneo a consorterie, razze e partiti. Totalmente immerso, pero’, in un settore per il quale fu il primo a coniare il termine “editoria”, lanciando riviste, collane e “bei libri” di grande successo.

La struttura e la trama

Marco Ventura usa due registri:

nella parte in corsivo è lo stesso editore a ricostruire in prima persona i suoi pensieri e i suoi ricordi mentre sale i 190 gradini della Ghirlandina.

Nell’altra è l’autore, ex inviato di guerra del Giornale, a narrarne la vita e l’impegno di editore.

Biografia di Formiggini

Formiggini, figlio di ebrei benestanti arricchitisi come gioiellieri di casa d’Este, aveva un innato spirito comico: al liceo Galvani di Bologna fu espulso per una parodia della Divina Commedia in cui prendeva di mira compagni e professori.

Sempre nel capoluogo emiliano si laureò all’Alma Mater in ‘Filosofia del ridere’.

Entrato nell’Accademia del Fiasco, pubblicò il primo volume burlesco dedicato allo scrittore eroicomico Alessandro Tassoni, autore del poema “Secchia rapita”.

Trasferitosi con la sua casa editrice a Genova e a Roma, pubblicò i “Classici del ridere” ma anche testi pedagogici, filosofici e d’arte, nonchè monografie e ritratti.

L’eclettico e visionario editore emiliano promosse la lettura con l’idea di una biblioteca circolante. Straordinario successo ebbe il suo mensile L’Italia che scrive“, fondato nel 1918, che in 21 anni recensì 13mila libri.

Se all’inizio aderì tiepidamente al regime per poter lavorare, Formiggini si scontrò con il ministro della Pubblica istruzione, Giovanni Gentile, che nell’operetta “La Ficozza Filosofica del Fascismo” paragonò a un bernoccolo sulla testa del regime.

La moglie pedagogista Emilia, conosciuta a Roma alla federazione degli studenti ‘Corda Fratres’, lo affiancò nell’appello per un superamento umanistico delle contrapposizioni religiose e razziali.

Lei dopo il suicidio del marito si rifiutò di giurare fedeltà al fascismo e per questo perse la cattedra.

Non posso rinunciare a ciò che considero un mio preciso dovere. Io debbo dimostrare l’assurdità malvagia dei provvedimenti razzisti“, scrisse Formiggini sul biglietto lasciato alla moglie prima di suicidarsi gridando “Italia!, Italia! Italia!“. 

Nella prefazione, Aldo Cazzullo, editorialista del Corriere, invita a leggere il libro e a farlo leggere a figli e nipoti “per far loro comprendere quale tragedia sia stato il fascismo“.

About Giulia Marongiu

Sono una studentessa universitaria del corso di studi Beni culturali indirizzo storico-artistico. Appassionata di arte e cultura.

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