Oggi in Italia stiamo coltivando gli ulivi a ridosso delle Alpi, i pomodori e il grano duro – due colture tipicamente mediterranee – nella Pianura Padana, mentre al sud ci sono sempre più frutti tropicali.
No, noi umani non siamo gli unici a essere impattati direttamente dal generale aumento delle temperature, anzi anche gli animali, così come la frutta e la verdura sono profondamente influenzati dalle alterazioni climatiche in corso.
Così in questi anni stiamo assistendo in Italia ad una migrazione verso nord, anche degli alimenti.
Non solo in Italia
Ma non solo in Italia, anche il resto d’Europa sta assistendo ad un profondo cambiamento.
Il 2022 per l’Inghilterra è stato l’anno più caldo mai registrato, segnato da un’estate lunga e secca.
Questo chiaramente rende la vita degli agricoltori più difficile e così molti di loro hanno deciso di convertire i loro raccolti a colture più resistenti alla siccità o più tipiche dei climi temperati.
Adattarsi al cambiamento fa parte delle specie, sia umane che animali e vegetali.
Molto probabilmente però, la flessibilità che finora ha contraddistinto molti produttori che hanno convertito le loro produzioni, sarà messa a dura prova con l’arrivo dell’estate 2023.
Probabile aumento delle temperature
Nei prossimi mesi, infatti, finirà la fase de La Niña (le acque risultano di 1-3 gradi più fredde del normale) e tornerà El Niño (acque 1-3 gradi più calde) causando un probabile aumento delle temperature.
Di cosa stiamo parlando? Delle oscillazioni cicliche delle temperature e dei venti sopra l’oceano Pacifico che influenzano l’andamento del clima.
- Il fenomeno detto ”la Niña”, nonostante sia fortemente legata alla siccità in Africa orientale, generalmente porta anche un effetto rinfrescante nell’emisfero settentrionale.
- ”El Niño”, invece, generalmente causa un aumento delle temperature.
Diversificare la produzione agricola, così come iniziare ad investire in sistemi innovativi capaci di prevedere e poi rispondere ai periodi di siccità sta diventando un’esigenza sempre più impellente.
Ancora più fondamentale, però, rimane agire alla causa del problema e limitare le emissioni che causano questo aumento di temperatura.