Con una scenografia di impatto torna sul palco del teatro Lirico scene e costumi che evocano una Sardegna antica
Su libretto di Arturo Colautti, dalla commedia La Haine di Victorien Sardou, è stata proposta ieri sera nel nuovo allestimento del Lirico con una Sardegna antica. Operazione riuscita, confermata anche dagli applausi finali per coro, orchestra, solisti, direttore, Antonio Albabese e il suo staff.
Il regista ha scelto una scenografia di impatto, ricca di suggestioni. Un’eleganza antica permea l’opera in un interessante accostamento di due mondi attraverso scene di Leila Fteita e i costumi di Carola Fenocchio: rimandi a una civiltà ancestrale e misteriosa, quella della Sardegna nuragica e al trecento italiano e l’innesto di elementi fantasy tra giochi di luce affidati a Andrea Ledda e costumi fiabesco medievali.
C’è un richiamo alla Sardegna anche negli abiti plissettati che si aprono e si chiudono. In questo spazio scenico, dove si mescolano sacro e profano, sembra affiorare dalla memoria antica dei luoghi la storia d’amore e di morte, variazione sul tema di Romeo e Giulietta, sullo sfondo della guerra tra guelfi e ghibellini nella Siena medievale. Sul podio Francesco Cilluffo, ha ben diretto la partitura di Cilea trovando il giusto equilibrio tra buca e palcoscenico. Applausi per una intensa Anastasia Bartoli come per il tenore Carlo Ventre, per l’ esperto baritono Franco Vassallo e il resto del cast.
Una preziosa riscoperta di un’opera dalla orchestrazione fine e ricca di colori e guizzi innovativi e che rivela una sua modernità. Con l’acqua, elemento ricorrente evocato nella partitura e resa scenicamente da una fonte ricca di vita.