In questa puntata i ragazzi del liceo scientifico Laura Bassi di Sant’Antimo (NA), ci leggono un racconto dal titolo “Per non dimenticare”.
I racconti contenuti in questo podcast evocano vicissitudini ambientate verso la metà del 900, ovvero nel periodo caldo dell’antisemitismo, una parola che racchiude la più terribile strage compiuta dagli uomini verso altri uomini. Il protagonista di questo primo racconto narra di abitare al terzo piano di un contesto condominiale di Milano, in una delle abitazioni più grandi con un bagno interno. Un nucleo familiare abbastanza numeroso, nonni compresi.
Un giorno il protagonista si reca nel giardino affianco al portone dell’appartamento, poco dopo viene affiancato da un bambino che lo esorta ad allontanarsi in quanto ebreo. La situazione peggiora drammaticamente giorno dopo giorno ed ormai il termine ebreo era diventato un termine consuetudinariamente dispregiativo. Per gli ebrei la situazione era diventata davvero insostenibile, non gli era nemmeno concesso acquistare generi alimentari negozianti che non fossero ebrei.
Un numero identificativo
Un militare tedesco che ha sfruttato la sua posizione per aiutare polacchi ed ebrei a nascondersi e permettere così ai prigionieri di vedere le proprie famiglie. I prigionieri ebrei, avevano un numero identificativo cucito sui vestiti, tale numero poi diveniva un tatuaggio in quanto i vestiti venivano rimossi.
Diversi artisti hanno lasciato testimonianze fotografiche dell’olocausto, uno tra questi David Olère, un pittore e scultore francese di origine polacca, noto per i suoi disegni e dipinti espliciti basati sulle sue esperienze come detenuto ebreo Sonderkommando, nel campo di concentramento di Auschwitz. Le sue opere raccontano le storie di chi non ce l’ha fatta: donne senza capelli, senza nome, senza più forza di ricordare con occhi vuoti e grembi freddi.
Non dimenticare serve perché non accada più. Perché nessuno di loro sia morto invano.
Perché si plachi l’urlo nel vento.