Date e luoghi dello spettacolo
Un affascinante dipinto d’artista con “La divina Sarah” di Eric-Emmanuel Schmitt, da “Memoir” di John Murrell (nella traduzione italiana di Giacomo Bottino) In programma – in prima regionale – martedì 28 febbraio alle 21 al Teatro Comunale di Sassari e da mercoledì 1 fino a a domenica 5 marzo Teatro Massimo di Cagliari (tutti i giorni dal mercoledì a sabato alle 20.30 e la domenica alle 19; venerdì 3 marzo doppia replica con la pomeridiana alle 16.30 – turno P) .Lo spettacolo è sotto le insegne della Stagione 2022-2023 de La Grande Prosa organizzata dal CeDAC Sardegna.
Le persone che prendono parte all’opera
Sul palco Lucrezia Lante della Rovere nel ruolo di Sarah Bernhardt, accanto a Stefano Santospago nel ruolo del segretario Georges Pitou, Il regista èdi Daniele Salvo (produzione Palcoscenico Italiano)-Lo spettacolo, con scene di Alessandro Chiti e costumi di Martina Piezzo, disegno luci di Giuseppe Filipponio, narra l’esistenza travagliata, l’abbagliante ascesa e l’importante carriera della mitica attrice d’Oltralpe apprezzata e applaudita perfino nel continente americano.
La divina ripercorre l’excursus della sua vita
Uno spettacolo dolceamaro, dove sul filo dei ricordi, tra indelebili trionfi e piccole e enormi sventure, l’artista rivive gli attimi importanti della sua esistenza, a cominciare dalla relazione con la madre, facendo ricomparire dal passato oltre a un coniuge e a un amante, un impresario e persino Oscar Wilde: “La divina Sarah” tra humour e spietatezza mette a nudo l’animo indomabile di una donna che in virtù del sua bravura e della sua arte è stata in grado a imporsi pur tra mille difficoltà, esprimendosi anche in parti maschili, insieme alle note interpretazioni di importanti eroine, aiutando a fare la storia in campo teatrale (e cinematografico).
Un artista poliedrica
E’ una diva imperitura, amatissima dal pubblico, trasgressiva e libera. E’ un interprete delle grandi eroine classiche e contemporanee, ma capace di interpretare anche ruoli maschili, come in una celeberrima versione dell’“Amleto” di William Shakespeare. Ella rivive sulla scena ne “La divina Sarah” di Eric-Emmanuel Schmitt, da “Memoir” di John Murrell, nella traduzione italiana di Giacomo Bottino, con Lucrezia Lante della Rovere e Stefano Santospago, per la regia di Daniele Salvo – produzione Palcoscenico Italiano. L’opera ispirata alla vita e all’arte di Sarah Bernhardt arricchita dalle incredibili scenografie di Alessandro Chiti e dagli eleganti costumi di Martina Piezzo. L’opera mette in scena il “crepuscolo fiammeggiante” di un’attrice che ha affascinato con il suo prestigio e con la sua bravura i palchi europei e americani.
Un spettacolo dai due volti
La commedia dolceamara, in cui l’ironia pungente e le battute graffianti fanno da contrappunto e da antidoto all’idea malinconica della fine imminente, in contrasto con un’inesauribile desiderio di vivere e gustare appieno ogni istante, fino all’ultimo, ripercorre, sul filo dei ricordi, l’esistenza avventurosa e movimentata della giovane parigina, protetta dal Duca de Morny, fratellastro di Napoleone III, che esordì nella Comédie-Française, per poi approdare all’Odéon.
Il debutto di Sarah
Ella debuttò nel ruolo di Ifigenia, nell’omonima tragedia di Racine, a seguire “Valérie” di Eugène Scribe e “Les Femmes Savantes” di Molière, “Phèdre” di Racine, “Le Jeu de l’amour et du hasard” di Marivaux e “Il Marchese di Villemer” e “François le Champi” di George Sand, e “Kean” di Dumas. Ne “Le Passant” di François Coppée, nei panni del cantore Zanetto. Ottenne il primo vero successo, poi interpretò “L’Altra” di George Sand, “Jeanne-Marie” di André Theuriet, “Fai quel che devi” di Coppée, “La Baronessa” di Edouard Foussier e Charles Edmond e “Mademoiselle Aïssé” di Louis Bouilhet, e finalmente “Ruy Blas” di Victor Hugo.
L’abilità dell’artista
Ella rivelò pienamente la sua arte interpretando Doña Maira di Neubourg, regina di Spagna. Ed inoltre “Mademoiselle de Belle-Isle” di Dumas, “Britannico” di Racine e “Le nozze di Figaro” di Beaumarchais, “Mademoiselle de la Seiglière” di Jules Sandeau, “Dalila” di Octave Feuillet, “Chez l’Avocat” di Paul Ferrier, “Andromaca” e poi nuovamente “Phèdre” di Racine, “La Sfinge” di Octave Feuillet e “Zadig” di Voltaire.
L’inizio della compagnia e cosa viene messo
Nel 1874 prese parte a “Phèdre” di Racine per la Comédie Française, e lo fece nella veste della protagonista. In seguito “La Figlia” di Roland di Henri de Bornier e “La Straniera” di Alexandre Dumas, e ancora “Hernani” di Victor Hugo. Costituita la sua compagnia – in seguito ad un’ incredibile uscita dalla Comédie Française – incomiciò i tour all’estero. Interpreta, tra gli altri “L’Aventuriera” di Émile Augier e “Adrienne Lecouvreur” di Legouvé e Scribe. Eseguì Marguerite Gautier ne “La signora delle camelie” di Alexandre Dumas e Théodora nell’omonima pièce di Victorien Sardou (del quale rappresentò in seguito “Fédora” e “La Tosca” e “Cleopatra”) e “La Princesse Georges” di Alexandre Dumas. Tornata in Francia, dal 1893 guidò il Teatro del Rinascimento e successivamente il Teatro delle Nazioni .
I suoi ulteriori spettacoli
Pose inoltre in scena “I Re” di Jules Lemaître, “Anfitrione” di Molière, “La Samaritana” di Rostand e “Medea” di Catulle Mendès, “Giovanna d’Arco” di Jules Barbier, “Izeyl” di Eugène Morand & Armand Sylvestre, e anche “La signora delle camelie”. Cordelia nel “Re Lear” e il principe di Danimarca in “Amleto” di William Shakespeare, e per giunta la regina d’Egitto in “Antonio e Cleopatra” e crudele Lady nel “Macbeth”; in seguito personaggio principale del “Pierrot Assassin” di Richepin, e nuovamente nel ruolo di Napoleone II, Duca di Reichstadt ne “L’Aiglon” di Edmond Rostand. A seguire “Angelo, tiranno di Padova” di Hugo e “La Strega” di Sardou, “Pelléas et Mélisande” di Maeterlinck e “La donna del mare” di Ibsen; e ancora “La Vergine di Avila” di Catulle Mendès, “La regina Elisabetta” di Émile Moreau e “Jeanne Doré” di Tristan Bernard.
Teatro come fonti di emozioni
Donna incredibile, capace di immedesimarsi nei suoi ruoli fino a dimenticarsi, immergendosi pienamente nelle idee e nelle passioni delle eroine drammatiche come di Amleto o di Pierrot. Sarah Bernhardt materializza l’idea di un teatro in grado di dare sentimenti incredibili e di mettere in campo il dramma con intonazioni di verità. Femmina attraente e spavalda, è stata anche una pioniera, mettendosi all’opera anche con le registrazioni in campo sonoro – a New York incise un brano di “Phèdre” – e con la decima musa, interpretando davanti alla telecamera il duello di Amleto, in seguito vari movie, divenendo così inoltre una delle prime artiste del cinema muto.
Cosa restituisce lo spettacolo
Nei cento anni dalla morte di questa artista incredibile attrice, “La divina Sarah” offre insieme il ritratto dell’artista ormai alla fine della sua carriera. Attraverso un gioco meta teatrale la giovane sognatrice, la donna determinata e indomabile, dotata di personalità e fascino, vogliosa di inseguire il proprio credo , incoronata dalla fama. In una conversazione(in)interrotto con il fedele segretario Georges Pitou, Sarah Bernhardt, messa in scena da Lucrezia Lante della Rovere esprime sul palco la propria vita, obbligando l’uomo a interpretare per lei i vari personaggi: «sua madre, un amante, un marito, un medico, un impresario texano e persino Oscar Wilde».
Situazioni importanti e relazioni difficili
Un teatro della memoria da cui evincono situazioni importanti e relazioni difficili, in cui l’artista, su cui Marcel Proust ha forgiato la sua Berma, di volta in volta si paragona ai suoi fantasmi, le figure che in verso o in un altro hanno orientato le sue scelte o partecipato a parte del suo percorso, le persone che ha più voluto bene o odiato, disprezzato o ammirato, prendendoli dal passato.
Un viaggio nella sua vita privata
Un’intrusione nella vita privata dell’artista che, si stava dedicando in quei giorni a mettere su carta la sua autobiografia, si concentra sulla propria storia. Ella rivive le sue più riuscite interpretazioni e gli attimi fondamentali, gli incontri più interessanti di un’intera esistenza. Manifesta la sua insofferenza verso le indicazioni del medico, che vuole toglierli la luce e il calore del sole. Una donna continuamente ribelle, una donna che ha proseguito in ambito recitativo fino alla sua morte. Non smette, neanche dopo l’incidente, a quell’arte tanto abilmente migliorata e applaudita nell’intero globo, con cui riusciva a metteva nei panni e rendeva vive e concrete le creature vibranti di passione, cui dava volto e voce, portandole a diventare indimenticabili.
Le considerazioni del regista in merito allo spettacolo
«“Divina” agli occhi di Oscar Wilde, “Voce d’oro” per Victor Hugo, “mostro sacro” del teatro francese per usare le parole dette da Sacha Guitry, Sarah Bernhardt è da ispirazione “Memoir” del drammaturgo John Murrell, da cui si evince il libro di Eric Emmanuel Schmitt: discussione profonda e vibrante, simpatica e commovente, lo spettacolo, conosciuto in Francia con il titolo “Sarah et le cri de la langouste”, è una importante ricordo della celeberrima artista nel finale della sua esistenza, nella sua casa di Belle-Ile-en mer, nell’attimo in cui mette nero su bianco il secondo libro delle sue memorie» – afferma nelle note il regista Daniele Salvo.
Le sue ulteriori considerazioni
«La meraviglia di questo spettacolo si deve alla peculiare sensazione di prender parte a un istante di grande importanza: il tramonto fiammante delle più importanti artiste sulla scena e l’esposizione di una donna incredibile che ha lasciato un segno indelebile nella sua epoca. Una specie di crepuscolo, di attimo irripetibile, delicatissimo e unico» – prosegue Daniele Salvo –.
Le sue conclusioni
E conclude: «La malinconia sottile, la solitudine, la bravura che arde come una fiammata inestinguibile, l’ironia, il gioco, l’autorappresentazione, la vanità dell’Io, l’illusione dell’identità, sono tutti fattori di questo grandioso componimento di Schmitt, che, nella sua prima edizione francese, fu messo sul palco con enorme successo da Fanny Ardant. Nella nostra edizione Lucrezia Lante della Rovere e Stefano Santospago pongono sul palco in maniera maestosa i due ruoli in un costante gioco di specchi, di divertissement, di rimandi reciproci, di giochi meta teatrali gradevolissima, ascoltando la funzione dell’attrice e sull’esigenza del Teatro oggi, nella nostra società post Covid».