I giovani lontani dalla politica

I giovani lontani dalla politica

I debuttanti al voto del 25 settembre sono già stati definiti i giovani che stanno lontano dalla politica. Cresce l’incertezza!

È interessante scrivere qualche considerazione sui giovani rispetto alla politica, all’interno del quale potrete trovare dati interessanti. Certo, non sono che una conferma statistica, quindi scientifica, della sensazione-intuizione che molti cittadini italiani hanno circa il ruolo della politica oggi nella vita delle persone.

In particolare, la ricerca evidenzia qualcosa che potrebbe rivelarsi sempre più negativo nel corso degli anni, se la politica tutta non prenderà coscienza del fatto che “prima o poi si muore”.

La situazione è drammatica: dal 40% delle politiche al 60% delle regionali. Il dato dell’astensionismo dovrebbe allarmare chi ha responsabilità pubbliche, invece tutto procede regolarmente, senza scossoni, tra proclami e festeggiamenti dei vincitori. In Lombardia ha votato appena il 41% degli aventi diritto, ancora peggio nel Lazio con il suo 37%. Si profila un’onda crescente. Pare che la fascia del non voto riguardi, in particolare, i giovani. Non è una protesta, ma, a parere degli esperti, sarebbe una dichiarazione di inutilità del voto.

Quelli che l’esperienza del voto l’hanno già fatta sceglieranno invece in parte di astenersi, o di votare forze antisistema. Molti non se la sentiranno di ripetere una scelta che non è stata ritenuta soddisfacente, che non ha migliorato le vite delle giovani generazioni. Molti di loro parlano con i coetanei di altri paesi, ed hanno la percezione che all’estero si pensi di più alla fascia giovanile. Qui, invece, i giovani si trovano di fronte ad un’offerta insoddisfacente, che non incide sulle loro vite, i fatti concreti tardano ad arrivare.

Nel caso di questa nostro paese e forse dell’intero pianeta, le cose non stiano proprio in questi termini, anzi all’opposto. La preoccupazione sembra essere sempre più legata ad interessi personali e contingenti cioè legati all’esercizio di quel potere che terminerà alla fine dei propri giorni. Non a caso la situazione si è andata deteriorando con il decisivo contributo di una politica miope e clientelare.

Senza contare che, nel caso italiano, il “tenere famiglia” è un valore talmente assoluto che ogni scampolo di ideologia o convinzione etico-morale deve comunque inserirsi all’interno di una tradizione, appunto, familiare quando non proprio familistica.

I giovani di cinquant’anni fa contestarono apertamente la società. Come mai i giovani di oggi non scendono in piazza e neppure partecipano alla vita politica. Le condizioni di vita sono molto diverse. Non dimentichiamoci che allora c’era comunque una società in forte crescita, anche demografica, e c’erano molti fermenti. C’erano famiglie tradizionali, soprattutto non c’era l’assillo del lavoro. Chi studiava all’Università poteva rivolgere lo sguardo oltre alle proprie scelte personali. Oggi invece i giovani vivono in una società che invecchia e sentono il peso delle preoccupazioni personali, a cominciare dal lavoro. Per loro è più facile cambiare paese, piuttosto che cambiare il paese.

Può darsi che la distanza dei giovani dalla politica sia un mito da sfatare, come altri. Ci sono pochi dubbi sul fatto che la politica stia vivendo una crisi di partecipazione e di consenso, e che siano soprattutto le generazioni più giovani a disertarla. Però la spiegazione potrebbe essere meno scontata di quelle in cui solitamente ci imbattiamo sfogliando il web e i giornali. Forse i giovani hanno le loro buone ragioni.

Sulla base dell’esperienza ad ogni anno che passa, ci si rende conto che gli studenti, ossia i nostri giovani adolescenti e giovani adulti sono perfettamente nelle condizioni cognitive di “decidere e valutare” quando vale la fatica, ossia lo sforzo, di ascoltare le parole adulte. Non solo “percepiscono” il “credo motivazionale” che porta un adulto ad esprimere le proprie idee con “convinzione e sforzo concreto”, ma intuiscono con altrettanta precisione il “perché” un adulto afferma qualche cosa, oppure la nega.

Si entra in una spirale negativa

E’ proprio così. E man mano che passa il tempo è sempre più difficile invertire la tendenza. Il paese invecchia, gli anziani sono sempre di più, i giovani sempre di meno. Bisogna mettersi in testa che oggi con i giovani bisogna inventarsi nuove forme di partecipazione. Con loro bisogna fare un percorso! Le nuove generazioni ragionano così: aderisco, sposo una causa, ne vedo i frutti, vedo il cambiamento… Questo processo si avvia con una certa facilità nel territorio e per l’impegno sociale. La politica è invece incapace di accompagnare i giovani e di dare loro delle risposte.

About Samuel Pes

Appassionato di storia e di geopolitica, di lettura e di cinema. Il più grande desiderio? Diventare giornalista freelance.

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