La plastica negli oceani ha subito un’impennata al livello mondiale “senza precedenti” dal 2005 e potrebbe quasi triplicare entro il 2040
Il report “5 Gyres Institute”, un’organizzazione statunitense che si batte per la riduzione dell’inquinamento del la plastica negli oceani, sottolinea che nel 2019 erano presenti negli oceani 171 trilioni di particelle di plastica e questo numero aumentarà di 2,6 volte entro il 2040, se non verranno introdotte politiche globali legalmente vincolanti.
Scopri cosa sta facendo l’Unione europea per ridurre i rifiuti di plastica nei mari. Nella nostra infografica i fatti principali sulla presenza della plastica negli oceani.
I risultati di una cultura basata sull’uso e sullo spreco degli oggetti di plastica monouso sono ben visibili ovunque, sia lungo le coste che negli oceani. Secondo quanto confermato da una recente stima, i rifiuti di plastica inquinano sempre più gli oceani: basti pensare che entro il 2050 il peso delle plastiche presenti nei mari sarà superiore a quello dei pesci.
La plastica è una delle sette aree chiave ed è, secondo la Commissione europea, uno degli elementi cruciali per raggiungere un’economia circolare nell’UE entro il 2050. Oltre alla Strategia europea per la plastica nell’economia circolare, che eliminerebbe gradualmente l’uso delle microplastiche, inoltre, nel corso del 2021, la Commissione dovrebbe presentare altre proposte utili per affrontare il problema dei rifiuti di plastica, comprese le microplastiche.
Per saperne di più su cosa fa l’UE per ridurre l’inquinamento da plastica
Le nuove norme dell’UE, adottate dagli eurodeputati il 27 marzo 2019, riguardano gli attrezzi da pesca perduti e i 10 prodotti di plastica monouso più diffusi sulle coste europee.Queste due categorie di prodotti prese insieme rappresentano il 70% dei rifiuti marini.
I problemi creati dai rifiuti marini
Non è solo una questione di disordine e sporcizia, i rifiuti di plastica feriscono gli animali che possono restare intrappolati nei pezzi più grandi o addirittura possono scambiarne le parti più piccole per cibo. L’ingestione di particelle di plastica impedisce la digestione degli alimenti normali e può favorire la presenza di inquinanti chimici tossici nel loro organismo;
Inoltre, tramite la catena alimentare gli esseri umani mangiano la plastica ingerita dai pesci. Gli effetti che questo passaggio ha sulla salute umana sono ancora ignoti.
I rifiuti di plastica causano inoltre una perdita economica per quei settori e quelle comunità che dipendono dai prodotti ricavati dal mare, inclusa l’attività manifatturiera: solo il 5% del valore degli imballaggi di plastica resta nell’economia – il resto viene letteralmente gettato via, rendendo ancora più evidente la necessità di un approccio incentrato sul riciclaggio e sul riuso.
Il divieto d’uso della plastica usa e getta
Il modo più efficiente per affrontare il problema è quello di impedire che ulteriori quantità di plastica finiscano in mare. Gli oggetti di plastica monouso costituiscono il gruppo più numeroso di rifiuti trovati lungo le coste marine: prodotti come posate di plastica, bottiglie, mozziconi di sigaretta o cotton fioc costituiscono, tutti insieme, più della metà dei rifiuti marini totali.
Per far fronte a questo problema, l’UE ha adottato il divieto totale per gli oggetti di plastica monouso di cui esiste una versione alternativa già disponibile sul mercato: cotton fioc, posate, piatti, cannucce, bastoncini mescola bevande e bastoncini da palloncino. Gli eurodeputati hanno aggiunto alla lista dei prodotti da vietare anche i contenitori per cibo da fast-food in polistirene.
Alte proposte approvate
Approvate anche altre misure, come l’estensione della responsabilità per alcune aziende, in particolare per le multinazionali del tabacco, secondo il principio del “chi inquina, paga”. Tale modello si applica anche ai produttori di attrezzatura da pesca, in questo modo si evita che siano i pescatori a dover affrontare i costi della raccolta delle reti da pesca perse in mare.
Fra le altre proposte approvate, l’obiettivo di raggiungere entro il 2029 la raccolta del 90% delle bottiglie di plastica (per esempio attraverso il sistema dei vuoti a rendere) e l’obbligo di etichettatura per i prodotti di tabacco con filtri, i bicchieri di plastica, gli assorbenti igienici e le salviettine umidificate, in modo che gli utenti sappiano come smaltirli correttamente, il tutto corredato da un’attività di sensibilizzazione.
Infine, è stabilito che una parte del materiale utilizzato per produrre le bottiglie di plastica debba provenire dalla plastica riciclata in percentuali pari al 25% entro il 2025 e al 30% entro il 2030.
Dopo essere stato firmato dal Presidente del Parlamento europeo e dal Presidente del Consiglio, l’atto legislativo sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
L’impatto dei rifiuti marini sulla pesca
Con una risoluzione adottata il 25 marzo, il Parlamento europeo ha evidenziato la necessità dell’introduzione di misure utili a ridurre urgentemente i rifiuti marini, in cui siano incluse anche maggiori restrizioni sulla plastica monouso a favore dell’uso di materiali sostenibili utilizzabili anche per l’attrezzatura da pesca.
I deputati del Parlamento europeo hanno sottolineato come i rifiuti marini danneggino gli ecosistemi e i consumatori, così come le attività ittiche e i pescatori.