Bambine, adolescenti, adulte e anziane. Non è un segreto che tante donne vivono una vita che, giorno per giorno, non fa sconti nel ricordare che questo mondo è stato costruito dagli uomini per gli uomini. A scuola, all’università, sul posto di lavoro, a casa: lo spazio e la voce sono concessi. La presenza femminile ha sempre bisogno di essere giustificata dall’introduzione di una voce narrante maschile.
Le donne di Reset Unica questo spazio vogliono prenderselo, senza preamboli e introduzioni, per dare voce a loro stesse. Per parlarne insieme, è previsto un incontro il 14 marzo alle 16:00 in aula Arcari, Facoltà di Scienze Economiche, Giuridiche e Politiche. Le relatrici sono tutte donne.
La condizione della donna in Italia
Le donne che vivono in Italia sono quasi 31 milioni, e rappresentano il 51,3% della popolazione. Tra queste 4 milioni e 698 mila sono minori (il 15,2% del totale). 7 milioni e 788 mila sono longeve con più di 65 anni (il 25,1%). Queste ultime sono in forte crescita negli ultimi anni.
Uno degli ambiti in cui sono stati fatti maggiori passi avanti, annullando le differenze di genere è quello dell’istruzione. Oggi le giovani donne studiano più degli uomini (il 57,1% dei laureati e il 55,4% degli iscritti a un percorso universitario nell’ultimo anno è donna), e con performance migliori: il 53,1% si laurea in corso, contro il 48,2% degli uomini; e il voto medio alla laurea è 103,7 per le donne e 101,9 per gli uomini. Le donne sono in maggioranza anche negli studi post laurea: degli oltre 115.000 studenti che nell’a.a. 2017/2018 erano iscritti ad un dottorato di ricerca, un corso di specializzazione o un master, il 59,3% era una donna.
Eppure, come verrà evidenziato nel dibattito di Reset, tutto questo non basta per avere una posizione di parità sul mercato del lavoro. Infatti, le donne che lavorano sono meno degli uomini e, soprattutto, difficilmente ricoprono incarichi di responsabilità. Si tratta di fenomeni che sono comuni anche agli altri paesi europei, ma che vedono l’ Italia in una condizione di ancora maggiore ritardo.