Daniela Frigau dal suo romanzo la forza di una donna che dice no

Daniela Frigau: dal suo romanzo la forza di una donna che dice no

Il romanzo di Daniela Frigau diventa adesso un’opera teatrale, andata in scena al Comunale di San Gavino che ha registrato il tutto esaurito.

È innegabile il lungo, duro e faticoso cammino che le donne hanno dovuto percorrere per riscattarsi, per poter sedere, con pari diritto e dignità, allo stesso tavolo degli uomini e questo Daniela Frigau lo racconta nei suoi libri.

Mer’e Domu

Di certo, “Mer’e Domu” non può essere definita una storia d’amore tra due giovani, piuttosto racconta la vita di una ragazza, Maria, costretta, dopo un matrimonio combinato, a vivere una vita fatta di violenze, sopraffazioni e paure, condizionata anche dal contesto sociale tipico di un piccolo paesino della Sardegna intorno agli anni ’50. Questa non è una storia d’amore, perché l’amore non è, né sarà mai, violenza, persecuzione o sopraffazione.

Questa è la storia di Maria: giovane, bella, intelligente, la cui vita finisce per ripiegarsi ai dettami di un piccolo paese e ai soprusi di Salvatore, suo marito, con cui si è unita tramite un matrimonio combinato. Questa è la storia di tutte quelle donne che, ogni giorno, subiscono tacitamente la violenza, soffocando il dolore nella paura.

L’opera teatrale

Il romanzo di Daniela Frigau, psicologa e scrittrice di Burcei, diventa adesso un’opera teatrale, andata in scena al Comunale di San Gavino che ha registrato il tutto esaurito. Un pubblico attento, silenzioso ed emotivamente coinvolto in una storia d’altri tempi che comunque fa riflettere sulle dinamiche di un fenomeno ancora drammaticamente attuale e al quale vengono dedicate giornate, dibattiti e campagne di sensibilizzazione.

Un modo diverso per dare voce e spazio alle storie di tutte quelle donne che subiscono ogni giorno soprusi e violenze all’interno delle pareti domestiche e che spesso, da sole, non trovano la forza e il coraggio di ribellarsi e di denunciare gli abusi. La scrittrice, con un passato professionale presso un centro antiviolenza, ha voluto analizzare le dinamiche all’interno di contesti sociali e familiari intorno agli anni 50, scoprendo che già allora le violenze, soprattutto psicologiche verso la donna, erano un fenomeno comune e non troppo diverso dai fatti che le cronache ci raccontano ogni giorno.

Sono storie di violenza fisica e psicologica

Sono solo storie, scritte per raccontare. Non sempre per denunciare. Alcune sono di fantasia, ma potrebbero essere vere, altre sono vere, purtroppo, al di là di ogni immaginazione. Sono storie di violenza fisica e psicologica, in famiglia, storie di genitori che sacrificano figlie, di mariti maneschi e sadici, mai immaginati quando erano fidanzati. Accade ovunque nel mondo, perché le sofferenze delle donne, le lotte, le discriminazioni non hanno confini. Sono storie con un inizio e una fine, compiute. Quando la fine è una vittoria, anche se sofferta, portano con sé una flebile speranza, altre volte mettono in guardia, indicano una via d’uscita. Insegnano sempre qualcosa.

Un’opportunità per fare empatizzare il pubblico verso le vittime

“Mer’e Domu”, dice Daniela Frigau, “nasce dal tentativo di sondare come la violenza sulle donne si percepisse nel passato e faccia comprendere come le dinamiche disfunzionali subentrano, ancora oggi, all’interno del ciclo della violenza. Il libro, come la rappresentazione teatrale, diventano quindi un’opportunità per fare empatizzare il pubblico nei confronti delle vittime, per non lasciarle sole, per non avere un contesto giudicante ma empatico e supportivo”.

“Anche la diffusione del romanzo – continua Daniela Frigau – è sempre accompagnata da seminari formativi e di prevenzione rispetto al problema trattato e mi auguro che la trasposizione teatrale possa diventare un ulteriore strumento per continuare a fare prevenzione, entrare nelle scuole, costruire una rete supportiva e farci diventare testimoni consapevoli”.

Le cronache e la storia portano alla ribalta quelli che sono stati e che sono i passi ed i fatti fondamentali della lotta condotta dalle donne, ma quasi sempre rimane nell’ombra il loro vissuto quotidiano. Le piccole vite delle donne dietro le porte di casa, intente a sognare mentre rimescolano la pasta, o quelle costrette ad affrontare la violenza della guerra, la persecuzione, ma che trovano la forza per resistere, per sconfiggere i mostri che cercano di annientare, con la paura e la violenza, ogni parvenza di umanità.

Le donne rappresentano la colonna portante del nucleo familiare

Le donne rappresentano da sempre un forte argomento di discussione. Spesso sono viste come l’elemento più fragile di una famiglia, (almeno fisicamente), quando invece in molti casi rappresentano la colonna portante del nucleo familiare.

 Allora fanno appello alla fantasia, inventano storie, inventano amori, inventano un futuro impastando le ceneri della loro vita. Con la forza di un credo e di una speranza che nessuno riuscirà a distruggere perché nascosti in un mondo irraggiungibile,  riusciranno prima a sopravvivere e poi a ritrovare la strada per iniziare lentamente a vivere ancora.

Lo spettacolo teatrale “Mer’e Domu” rientra in un’articolata campagna di sensibilizzazione sul fenomeno della violenza sulle donne promossa da Come.te di San Gavino, già iniziata lo scorso novembre con “Dimore d’argilla”, un percorso itinerante nel quale, attraverso l’unione di diverse discipline artistiche, si raccontava la storia di una relazione fatta di abusi e violenze.

«Abbiamo trovato tanti punti di riflessione nel romanzo di Daniela Frigau», spiega Simonetta Concu, della compagnia teatrale, « il tema sia in linea con la nostra missione. Per questo, “Mer’e Domu” verrà replicato il 2 aprile a Sardara e il 18 aprile a Villasor, in una versione dello spettacolo pensata appositamente per i ragazzi».

About Samuel Pes

Appassionato di storia e di geopolitica, di lettura e di cinema. Il più grande desiderio? Diventare giornalista freelance.

Controlla anche

Il “Werther” di Jules Massenet in scena a Sassari

Un pomeriggio speciale dedicato al capolavoro di Jules Massenet: il direttore artistico Alberto Gazale svela …