Anoressia, bulimia, abbuffate incontrollate. I disturbi del comportamento alimentare o Dca colpiscono sempre di più e presto, soprattutto le ragazze, con esordio precoce tra i 12 e i 17 anni se non prima.
In vista del 15 marzo, Giornata nazionale del Fiocchetto lilla dedicata ai Dca, la Sinpia, (Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza), lancia l’allarme.
Negli anni più recenti, i medici hanno osservato un progressivo abbassamento dell’età di insorgenza, tanto che il problema non riguarda più soltanto gli adolescenti, ma anche bambine e bambini in età prepuberale, con conseguenze più gravi sul corpo e sulla mente, sullo sviluppo in genere. L’identificazione e l’intervento tempestivo e multidisciplinare sono decisivi per una prognosiù migliore.
L’insorgenza dei disturbi
I disturbi legati all’alimentazione possono essere associati ad altri sintomi come depressione, ansia, bassa autostima e comportamenti autolesionistici.
Quello del neurosviluppo, riguarda bambini e ragazzi tra 0 e 18 anni, è un periodo delicato, in cui i fenomeni maturativi del sistema nervoso centrale non hanno uguali nelle successive fasi della vita. A ogni tappa dello sviluppo, compresa la preadolescenza, possono corrispondere possibili rischi e vulnerabilità. In questo periodo la famiglia e la scuola sono fondamentali nell’individuare i primi segnali di rischio come forma di tutela e protezione della salute di bambini e adolescenti.
L’invito è a vigilare. Se non trattati in tempi e con metodi adeguati i disturbi alimentari possono diventare una condizione permanente e compromettere seriamente la salute di tutti gli organi e apparati e, nei casi gravi, portare alla morte. Per esempio, all’anoressia nervosa è collegata una mortalità 5-10 volte maggiore che in persone sane di uguali età e sesso.
Dca, sempre più frequenti
I Disturbi del comportamento alimentare affliggono oltre 55 milioni di persone nel mondo e oltre 3 milioni in Italia, pari al 5% circa della popolazione. L’8-10% delle ragazze e lo 0,5-1% dei ragazzi soffrono di anoressia o bulimia.
L’incidenza è aumentata per effetto della pandemia e il picco è soprattutto tra i giovanissimi, colpiti fino a quattro volte in più rispetto al periodo pre-Covid. Le cause sono: l’isolamento, la permanenza forzata a casa, la chiusura delle scuole e l’annullamento delle iniziative di coinvolgimento sociale. Secondo una ricerca curata dall’Istituto superiore di sanità sui centri specialistici del Servizio sanitario nazionale, su oltre 8mila utenti il 90% è femmina. Il 59% ha un’età compresa fra 13 e 25 anni, il 6% meno di 12. L’anoressia nervosa rappresenta il 42,3% dei casi, la bulimia nervosa il 18,2%, il “binge eating” il 14,6%.