Inquinanti alterano la struttura dei pollini potenziando i loro effetti
La prevalenza e la gravità delle malattie allergiche scatenate dal polline delle piante trasportato dall’ aria e da altri allergeni sono in aumento in tutto il mondo. Finora, si era partiti dal presupposto che il continuo incremento fosse da ricondurre alla combinazione tra predisposizione genetica e anomalie climatiche. Infatti, gli inverni più caldi tendono a favorire un carico pollinico sempre più abbondante e duraturo con fioriture anticipate. Però, in base agli ultimi studi l’inquinamento atmosferico aumenta la frequenza e le intensità delle allergie ai pollini.
I risultati del nuovo studio
La ricerca tedesca, pubblicato sulla rivista Frontier Allergy, dimostra che l’ozono, il biossido di azoto ed il particolato possono alterare il potenziale allergenico e infiammatorio del polline. Infatti, gli inquinanti entrano nei pollini e raggiungono le vie respiratorie insieme con essi. La prima onseguenza è poichè da potenziamento dei sintoni del paziente allergico. La seconda è che si scatenano reazioni simil-allergiche nelle persone che hanno sempre mostrato una alta soglia di sensibilizzazione al polline. In questo modo, il polline “inquinato” scatenerebbe reazioni allergiche anche nelle persone che in realtà non lo sono.
I dati del SIAMA
In base ai dati del SIAMA, la Società Italiana di Aerobiologia Medicina e Ambiente, quest’anno la concentrazione di pollini è ben 10 volte di più alta rispetto ai dati di 5 anni fa. Vincenzo Petrella, Direttore del SIAMA sostiene: “Per migliorare la qualità dell’aria è importante che le pubbliche amministrazioni adottino politiche di riduzione del tasso di inquinanti atmosferici e misure di contenimento della carica di pollini allergizzanti. Quest’ultimo aspetto potrebbe avvenire anche con la progettazione di giardini pubblici nelle aree metropolitane con specie non allergeniche”.