Fabrizio Coniglio in "Tutti a casa mia" al Teatro Comunale di Sanluri

Fabrizio Coniglio in “Tutti a casa mia” al Teatro Comunale di Sanluri

Mercoledì 22 marzo alle 18.30 al Teatro Comunale “Akinu Congia” di Sanluri va in scena “Tutti a casa mia” di Fabrizio Coniglio.

Il dramma del lockdown, tra solitudine e paura, attraverso lo sguardo degli adolescenti: mercoledì 22 marzo alle 18.30 al Teatro Comunale “Akinu Congia” di Sanluri va in scena “Tutti a casa mia. Ritratto collettivo sui sentimenti della giovinezza”, uno spettacolo scritto, diretto, interpretato da Fabrizio Coniglio, per il secondo appuntamento con la rassegna Teatro Famiglia incastonata nella Stagione 2022-2023 de La Grande Prosa, Musica, Danza, Circo Contemporaneo organizzata dal CeDAC Sardegna.

La pièce è ispirata alle «decine di mail ricevute da ragazzi delle scuole medie superiori, da genitori, da nonni e da operatori sanitari durante il terribile momento di lockdown che abbiamo vissuto» – racconta Fabrizio Coniglio, volto noto del grande e del piccolo schermo, da “I Cesaroni” a “L’allieva” e “La Compagnia del Cigno”. «Tra le tante testimonianze che ho raccolto, ho privilegiato quelle dei giovani» – prosegue l’artista: «i ragazzi delle scuole medie superiori mi descrivevano le proprie giornate, i propri sogni, le più intime emozioni. Ne è venuto fuori un ritratto collettivo sui sentimenti più viscerali della giovinezza, che è poi il futuro del nostro paese, estremamente forte ed emozionante».

Le giornate trascorse in isolamento non volontario

La pièce racconta la vita “sospesa” delle ragazze e dei ragazzi tra la chiusura delle scuole e le lezioni in DAD, le giornate trascorse in isolamento non volontario, tra imposizioni e divieti, nell’impossibilità di incontrarsi, di parlarsi, di studiare e divertirsi insieme con i propri coetanei: “Tutti a casa mia” nasce dall’esigenza di confrontarsi con un dramma contemporaneo, attraverso le parole dei protagonisti, privati improvvisamente della libertà, delle abituali frequentazioni e delle amicizie, imprigionati nelle loro case, costretti a confrontarsi con una realtà sconosciuta, molto più simile ai romanzi e ai films o alle serie di fantascienza ambientate in un ipotetico e post-apocalittico futuro.

Gli effetti collaterali dell’epidemia da Covid-19

Tra gli effetti collaterali dell’epidemia da Covid-19, la dimensione claustrofobica delle esistenze, al riparo dentro le mura di casa ma separate dal resto del mondo, pur con la possibilità di comunicare attraverso personal computers e tablet, e più ancora smartphones e iPhones, insomma gli strumenti informatici che fanno parte dello stile di vita contemporaneo, specialmente per le generazioni di “nativi digitali”.

La pandemia ha sconvolto ritmi e abitudini, costringendo tutti a rimodulare le proprie giornate in funzione di obblighi e proibizioni, obbedendo a nuove regole come il distanziamento, l’uso delle mascherine e l’igienizzazione, fino alle restrizioni estreme del lockdown: misure di sicurezza necessarie per contenere i contagi ma non per questo meno difficili da sopportare, tali da complicare la gestione dell’ordinario, sia per gli adulti che per gli adolescenti e i bambini.

In un’epoca in cui si cerca di contrastare la tendenza a rinchiudersi in se stessi e accontentarsi di relazioni “virtuali”, per riscoprire il contatto con gli altri, esponendosi al “rischio” di un confronto diretto, di una discussione da cui non si può uscire semplicemente con un click, paradossalmente quegli schermi dietro cui si tende a nascondersi e proteggersi sono (ri)diventati una finestra sul mondo.

Ricostruisce le atmosfere di un periodo recente

“Tutti a casa mia” ricostruisce le atmosfere di un periodo recente in cui, con l’auspicio di trarne utili insegnamenti, come una maggiore consapevolezza delle ingiustizie e delle discriminazioni e una più forte solidarietà e empatia verso gli altri, l’umanità si è ritrovata coinvolta in una sorta di “esperimento” dove le visioni distopiche sono diventate realtà.

Il virus come cartina di tornasole per rivelare la profondità e sincerità dei sentimenti e dei legami, la capacità di affrontare situazioni impreviste e difficili, di accettare la solitudine ma anche purtroppo di superare il dolore e la paura: nella guerra contro un male invisibile, ciascuno ha dovuto e potuto combattere contro i propri fantasmi, ammettendo la propria vulnerabilità e fragilità.

Nei momenti drammatici in cui l’epidemia ha mietuto più vittime, nell’attesa che si mettessero a punto protocolli terapeutici e varie tipologie di vaccini, nell’intento di arginare i contagi l’unica strategia efficace si è rivelata, come già era accaduto in passato, la sospensione delle lezioni, oltre che delle manifestazioni culturali e sportive, e perfino delle visite mediche e degli interventi chirurgici, per evitare per quanto possibile ogni occasione di contatto, più o meno ravvicinato, fino all’imposizione del lockdown.

Ricostruisce le atmosfere di un periodo recente

«Questo mio nuovo spettacolo si nutre di decine di mail ricevute da ragazzi delle scuole medie superiori, da genitori, da nonni e da operatori sanitari durante il terribile momento di lockdown che abbiamo vissuto», spiega Fabrizio Coniglio, attore, autore e regista, volto noto del grande e del piccolo schermo, da “I Cesaroni” a “L’allieva” e “La Compagnia del Cigno”, ma anche autore e interprete di spettacoli di teatro civile come “Il viaggio di Nicola Calipari”, “O la borsa o la vita” scritto con il giudice Mario Almerìghi, che lo vede protagonista accanto a Bebo Storti, con il quale ha messo in scena pure “Banche, un ladro in casa” sul crac Parmalat e il caso dei bond argentini, fino al recentissimo “Stavamo meglio quando stavamo peggio?” con Stefano Masciarelli, in tournée nei mesi scorsi nell’Isola con CeDAC.

«È la prima volta che scrivo un monologo, ho infatti sempre privilegiato una drammaturgia a più personaggi, ma trovo necessario farlo proprio per descrivere la sensazione di apparente solitudine che ho vissuto. Perché dico apparente? Nella mia condizione, che è stata di molti, di isolamento solitario, ho sentito la necessità di mettermi in contatto con altre vite. Tra le tante testimonianze che ho raccolto, ho privilegiato quelle dei giovani. E così grazie all’aiuto di alcuni insegnanti che conoscevo, mi sono arrivate decine di mail, in cui i ragazzi delle scuole medie superiori mi scrivevano le proprie giornate, i propri sogni, le più intime emozioni. Ne è venuto fuori un ritratto collettivo sui sentimenti più viscerali della giovinezza, che è poi il futuro del nostro paese, estremamente forte ed emozionante».

Focus sulle storie degli adolescenti

Focus sulle storie degli adolescenti che inopinatamente, in una delle età più complesse, attraversata da profondi mutamenti fisici e psichici, nella metamorfosi tra l’infanzia e la maturità, si sono ritrovati come nell’occhio di un ciclone, sull’orlo di una catastrofe, richiusi tra le pareti della propria stanza, o della propria abitazione, privati della dolcezza e del calore di un abbraccio, della possibilità di scambiare uno sguardo, un sorriso, un bacio, senza la mediazione, preziosissima ma certamente inadeguata, di uno schermo. Nel silenzio inquietante delle metropoli ma anche dei piccoli paesi, svuotati di qualsiasi parvenza di vita e occasione di socializzazione, le parole di chi ha accolto l’invito a raccontare e raccontarsi acquistano una maggiore forza, perché riaprono i canali di una comunicazione interpersonale, preludio a un auspicabile ritorno verso la normalità.

L’amputazione dell’adolescenza è stata drammatica

«Ho deciso di intitolare questo mio nuovo lavoro “Tutti a casa mia”, proprio per restituire allo spettatore la sensazione che ho provato nel sentirmi circondato, improvvisamente, nella mia apparente solitudine, da così tanta vita e speranza; ho trovato questi scritti molto potenti teatralmente e ho cercato di restituirne la forza in uno spettacolo di 50 minuti, dando voce a tutte quelle anime che hanno popolato il mio appartamento, seppur virtualmente» rivela Fabrizio Coniglio.

«Ho immaginato quanto sia stato difficile per i giovanissimi affrontare l’isolamento. L’amputazione dell’adolescenza è stata drammatica, dai risvolti tragici sugli adolescenti con seri disturbi comportamentali. C’è stato un aumento del 30% dei suicidi in fascia adolescenziale. Mi viene da pensare che la cosa più devastante possa essere il non essere strutturati per affrontare tutto questo. Ci sono ragazzi hanno vissuto la maturità, le gite scolastiche, gli amori, la scoperta dell’amicizia, chi si farà carico di queste cose?».

«Mi aspetto che come siamo stati – conclude – così tempestivi da un punto di vista di divieti, che sono facili e non costano nulla, adesso si sia altrettanto tempestivi nel capire le ricadute di quanto scelto. Ma purtroppo non vedo uno spiraglio: adesso c’è il bombardamento mediatico sulla guerra. Un conto è l’informazione un conto la bulimia di terrore, direi basta con il varietà del dolore».

Cronache del tempo della pandemia

Cronache del tempo della pandemia, con “Tutti a casa mia. Ritratto collettivo sui sentimenti della giovinezza”, originale monologo costruito come una sinfonia “a più voci”, con drammaturgia e regia di Fabrizio Coniglio in cartellone domani mercoledì 22 marzo alle 18.30 al Teatro Comunale “Akinu Congia” di Sanluri Teatro Famiglia incastonata nella Stagione 2022-2023 de La Grande Prosa, Musica, Danza, Circo Contemporaneo organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna con il patrocinio e il sostegno del Comune di Sanluri, della Regione Sardegna e del Ministero della Cultura e con il contributo della Fondazione di Sardegna.

About Samuel Pes

Appassionato di storia e di geopolitica, di lettura e di cinema. Il più grande desiderio? Diventare giornalista freelance.

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