Paoletta Marrocu: «E, poi, a Su Gologone , tutto cambiò»

L’impeccabile esibizione di Paoletta Marrocu

«L’ho sempre saputo che avrei fatto arte, a prescindere dalla musica. L’arte fa parte di me, è un richiamo a cui non si può non dare ascolto». Paoletta Marrocu scende dal palco dopo una interpretazione impeccabile di “Novecento Italiano. Un secolo nuovo per la voce e per il pianoforte”, recital andato in scena ieri sotto le insegne della Grande Prosa del Cedac al Teatro Comunale di San Gavino in compagnia della pianista Luisa Prayer che ha accompagnato uno dei soprani di più alto livello dello stivale in una serata celebrativa dei suoi trent’anni di carriera proprio davanti al pubblico di casa.

Antologia di liriche, testi di autori magistrali

Una vera e propria antologia da Francesco Paolo Tosti a Ildebrando Pizzetti passando per Alfredo Casella e Stanislao Silesu con liriche, composte su testi di autori quali D’Annunzio e Tagore, eseguite magistralmente da un’artista poliedrica e attenta alle novità.

Il teatro si svuota, l’atmosfera rilassata

Paoletta Marrocu siede su una delle poltrone rosse in sala, rifiata: il suo volto è sereno, un accenno di trucco in viso, occhi allungati color nocciola, sguardo e tono di voce penetranti. Ciò che segue è il frutto di una chiacchierata che va oltre l’imponenza della sua voce e gli aspetti tecnici. «Ogni forma d’espressione è libertà: altrimenti che gusto c’è?».

Paoletta Marrocu, il Conservatorio e le sue ambizioni

Partiamo dagli esordi, ovvero quando frequentava il Conservatorio di Cagliari. «Fu un periodo magnifico! Erano anni estremamente intensi, nel contempo facevo l’università e lavoravo in uno studio di architettura. Il canto e la lirica mi piacevano sin da bambina ma mai avrei pensato che sarebbero diventati la mia vita». Cosa le fece cambiare idea? «Mi ero appena diplomata al liceo artistico, lavoravo come scenotecnico al Teatro Lirico di Cagliari. Volevo fare la costumista, mai avrei immaginato di essere protagonista in prima persona. Fatto sta che mio fratello, che all’epoca lavorava nel ristorante “Il Gatto” incontrò il maestro Nino Bonavolontà e gli parlò di questo mio amore verso il canto: lui era un pigmalione, mi contattò e mi disse di fare l’audizione per il conservatorio che superai. Da quel momento è cominciata la mia avventura, sembra passata una vita da quel giugno 1984 eppure…». Eppure eccola qua: che effetto le fa esibirsi dove tutto è cominciato? «Splendido, è qualcosa di indescrivibile. Però, se mi permette, c’è da fare una precisazione». Prego.

Il debutto dell’artista Paoletta Marrocu

«Il mio debutto ufficiale risale al 1985 nella chiesa di Santa Chiara proprio a San Gavino, era una serata dedicata interamente agli artisti locali. Quello fu il mio inizio. Poi, trent’anni fa, debuttai al Teatro Coccia di Novara: diciamo che quello fu il debutto ufficiale, il salto di qualità nella mia carriera».

L’incontro più significativo

Una carriera ricca di palcoscenici prestigiosi e incontri significativi. Ne ricorda uno in particolare? «Eccome! Quando avevo quindici anni mi innamorai follemente di Renata Scotto, uno dei soprani più importanti di sempre. Sentii la sua voce per la prima volta su Radio 3, la adoravo, fu un colpo di fulmine. Il suo fraseggio è per me qualcosa di incredibile. Nel 1992, fece una masterclass a Su Gologone per dieci giorni: per me fu il punto di svolta». Perché? «Ero in un momento non semplice, la carriera di qualsiasi artista è segnata da titubanze. Lei, non appena mi vide, mi disse subito che ormai ero pronta per il debutto nei teatri e che dovevo muovermi affinché questo esordio avvenisse il prima possibile. Beh, un anno dopo così accadde: per la sottoscritta è stata una fase molto significativa».

La collaborazione con Andrea Bocelli

Che ricordo ha del concerto insieme ad Andrea Bocelli nel 2013 a Lajatico? «Fu un concerto straordinario, c’erano ospiti come Riccardo Cocciante e Pino Daniele, il parterre era eccellente. Ho conosciuto Andrea nel 2000, di lui apprezzo la versatilità e la sua instancabilità». Si spengono le luci in sala, Paoletta va verso l’uscita. Cammina per l’alberata via Dante, poi si volta e sospira. «Sa perché la vita è meravigliosa? Perché è imprecisa. Smettiamola di cercare la perfezione e lasciamoci sorprendere».

About Sonia Mandras

Studentessa di Beni Culturali & Spettacolo, con la passione per il mondo dell'arte e gli argomenti di aspetto socio-culturale. Occasionalmente cantante e musicista. Spiccato senso critico, propensione creativa e mente umanista.

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