Dal colle di Tuvixeddu si ha un’ampia visione del lato occidentale di Cagliari che spazia fino a Sarroch. Da via Bainsizza inoltre si può godere di un meraviglioso panorama sullo stagno di Santa Gilla.
Il colle di Tuvixeddu, che da il nome alla necropoli punica circostante, è situato tra i quartieri Sant’Avendrace e San Michele. La necropoli di Tuvixeddu, che si estende su tutto il colle, è la più grande necropoli fenicio-punica ancora esistente nel bacino del Mediterraneo. Il nome deriva dal sardo “tuvu” che sta per cavità, dovuto alla presenza di numerose tombe scavate nella roccia calcarea. Tra il VI ed il III secolo a.C., infatti, i Cartaginesi scelsero il colle quale luogo sacro dove poter conservare i corpi dei defunti: tali sepolture erano raggiungibili attraverso un pozzo scavato interamente nella roccia calcarea e profondo dai due metri e mezzo sino a undici metri.
La necropoli
All’interno del pozzo una piccola apertura si trova una cella sepolcrale vera e propria dove viene deposto il defunto con i corredi rituali. Nelle camere funerarie, i ricercatori, hanno trovato anfore e ampolle che contenevano delle essenze profumate. Alle pendici del colle di Tuvixeddu si trova anche una necropoli romana, che si affacciava sulla strada la quale, all’uscita della città, diventava la Karalibus Turrem (l’odierno viale Sant’Avendrace). Sia i Cartaginesi che i Romani usarono la collina per esigenze idriche.
Con l’arrivo dei Vandali e dei Bizantini entrarono in uso altri sistemi di tumulazione e la necropoli venne abbandonata.
Nel 1258, dopo la distruzione della città di Santa Igia da parte dei Pisani, i superstiti si stanziarono nell’attuale viale Sant’Avendrace, alle pendici del colle: così buona parte delle case si addossarono a Tuvixeddu, utilizzando ognuna di queste un accesso alle grotte. Ancora oggi, in caso di demolizione delle vecchie case spesso si trovano grotte con evidenti segni di uso abitativo (alcune di queste grotte si possono vedere dietro al Liceo Siotto).
A metà Ottocento il colle fu perforato e smembrato e le cavità furono fatte saltare; l’aspetto originale fu così cancellato per sempre. Nel XX secolo divenne la cava di una cementeria dell’Italcementi, che ne ha terminato l’estrazione solamente negli anni ottanta. Molte tombe con i lavori di cava andarono irrimediabilmente distrutte, anche se ne vennero trovate altre. Inoltre, durante la seconda guerra mondiale, le grotte vennero usate dagli abitanti della zona come rifugi antiaerei e come abitazioni. Nell’immediato dopoguerra vennero usate da chi aveva perso la casa durante i bombardamenti.