Salute Gen Z dal cibo ai social 2 mln adolescenti a rischio dipendenze

Salute: Gen Z, dal cibo ai social 2 mln adolescenti a rischio dipendenze

Si fa fatica a parlare di salute, ciò che gira intorno al “cibo” di base non lo è, come è appurata la dipendenza dai Social media.

La salute degli adolescenti sta iniziando ad attirare l’attenzione che merita ed è sempre più importante nelle iniziative di salute globale. La Generazione Z è la generazione dei nati tra il 1997 e il 2012. Giovanissimi, hanno nel 2020 tra gli 8 e i 23 anni e sono i primi a non aver conosciuto un mondo senza tecnologie e ambienti digitali, cosa che non può non influire su come vivono quotidianità, consumi e aspettative nei confronti del lavoro.

Dipendenza da tecnologie e ambienti digitali

In più di un’occasione gli esperti si sono interrogati sui rischi che provenivano da questa dipendenza dei più piccoli da tecnologie e ambienti digitali e sugli effetti che questo stato di costante connessione potesse avere sulla felicità e soddisfazione percepite, se non addirittura sulla salute mentale degli adolescenti. I risultati sono stati diversi, non sempre in perfetto accordo, se non quando si trattava di mostrare appunto come per i giovanissimi della Generazione Z fosse impossibile distinguere la propria vita online da quello che succedeva appena disconnessi.

Le Nuove dipendenze riguardano qualsiasi persona ma sono maggiormente pericolose per gli adolescenti, proprio per la vulnerabilità, data dal loro processo di crescita in atto, connotato da importanti trasformazioni nell’ambito dell’immagine di sé, del rapporto con i familiari e con il gruppo dei pari, della maturazione sessuale e dell’identità di genere.

Il marketing sul greenwashing

Una ricerca, commissionata da McDonald’s, dice che la Gen Z conosce profondamente il concetto di “transizione ecologica della filiera alimentare”, che gli zoomer si mostrano curiosi in materia, che si mettono sul chi va là quando sentono puzza di greenwashing e che l’81% degli intervistati hanno fiducia nei marchi DOP.” Tralasciando il fatto che una multinazionale di fast food commissioni uno studio del genere per fare probabilmente marketing sul greenwashing, in generale sembra che ai ragazzi della generazione zeta importi di mangiare bene.

Se anche si è sentito pronunciare la parola “sostenibilità” in tutti i settori merceologici esistenti, purtroppo il termine ha perso qualsiasi significato . Non a caso negli ultimi anni si parla di greenwashing, ovvero il marketing, accompagnato da pratiche vere o presunte, utilizzato da un’azienda per convincere che “i giovani” stanno facendo di tutto affinché i loro prodotti o servizi siano a impatto zero. Ma non è questa vera sostenibilità, o almeno non sempre.

Infatti oltre 1 milione e 150mila sono a rischio di dipendenza da cibo, quasi 500mila potrebbero avere una dipendenza da videogiochi mentre quasi 100mila presentano caratteristiche compatibili con la presenza di una dipendenza da Social media.

About Samuel Pes

Appassionato di storia e di geopolitica, di lettura e di cinema. Il più grande desiderio? Diventare giornalista freelance.

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