Gabriele Onnis

Gabriele Onnis tra i migliori designer under 35 con “Phos”

Gabriele Onnis, eccellenza sarda del product design è tra i progettisti selezionati dall’ADI Museum di Milano per la mostra “Italy: a New Collective Landscape”.

Si può accendere una luce con il fuoco? Per Gabriele Onnis, giovane creativo cagliaritano e eccellenza sarda del product design, si. Lo ha dimostrato con la sua lampada rivoluzionaria, Phos, un oggetto moderno, utile ed ecosostenibile per l’uso quotidiano, trasportabile e soprattutto autosufficiente, oggi inserito tra i migliori progetti di design selezionati dall’ADI (Associazione per il Design Industriale) che saranno esposti dal 4 aprile al 10 settembre all’ADI Museum di Milano, il più importante spazio espositivo dedicato al design “made in Italy”, ai migliori designer contemporanei e alla creatività.

La lampada Phos

Il suo prototipo “Phos”, una lanterna a mano semplice da usare che utilizza nuovi combustibili più sostenibili come il bioetanolo, prodotto dalla fermentazione della canna da zucchero o di altra origine vegetale che durante la combustione non rilascia sostanze dannose, è stato selezionato tra oltre 300 candidature di progetti pervenute all’ADI da tutta Italia e sarà inserito all’ADI Museum di Milano nell’esposizione temporanea dedicata ai designer italiani under 35 “Italy: a New Collective Landscape”, curata da Angela Rui con Elisabetta Donati de Conti e Matilde Losi, a fianco della collezione permanente del Premio Compasso d’Oro che raccoglie i pezzi vincitori dei migliori progetti di design dal 1954 ad oggi.

Una mostra-programma rivolta ai migliori giovani creativi italiani di talento costituita da prodotti, progetti, e nuove pratiche progettuali e produttive virtuose, che tengono conto delle sfide che questo momento globale richiede, invitati a candidare il proprio lavoro come parte di un nuovo panorama progettuale che rifletta attorno un clima di continue trasformazioni ecologiche e sociali.

Una grande soddisfazione per il giovane progettista cagliaritano che sarà nei prossimi giorni a rappresentare la Sardegna all’ADI Museum di Milano, alumno IED Cagliari del corso di Product Design che solo due anni fa si è diplomato presentando come progetto di tesi la sua lampada innovativa che utilizza forme alternative e più sostenibili di energia. Da allora ha iniziato un percorso importante che a soli pochi mesi dal diploma di laurea lo ha visto partecipare nel 2021 con il suo progetto alla Maker Faire di Roma, il più grande evento europeo sull’innovazione e sulla creatività, e lo scorso anno ricevere il premio del concept vincitore per il progetto grafico per i due nuovi Cannonau realizzati dalla Tenuta Olianas di Gergei, realizzato insieme a Valentina Luiu sotto la guida dei docenti e dei coordinatori IED Cagliari.

Gabriele Onnis

Designer freelance, Gabriele Onnis alterna l’amore, la sperimentazione e la ricerca costante nel campo delle energie rinnovabili per uso domestico e per i suoi progetti di product design e grafica con diverse collaborazioni e attività di tutor in diversi progetti speciali che si incrociano tra i corsi IED di Product, Media, Interior e Fashion Design. Commenta: “Amo il mio lavoro e qualunque progetto per me è bello. Mi piace progettare, non è solo un mestiere, è proprio una passione. Non penso ad altro. Cerco di assorbire come una spugna da qualunque progetto, perché ogni progetto è diverso e ti pone di fronte sia a nuove sfide personali che a nuovi modi di vedere le cose. Ed essere stato selezionato dall’ADI tra centinaia di giovani progettisti per la mostra al Museum di Milano, un luogo sacro per i designer, è fantastico, è un bel sogno che prende forma”.

Passione come motore centrale che guida le idee, la testa e le mani dei giovani creativi di talento che considerano la sostenibilità come una lente fondamentale attraverso cui guardare il mondo, e che li porta a sviluppare una propria visione responsabile e a partecipare ai cambiamenti sociali ed economici in atto.

La visione artistica

Questa la visione di Gabriele Onnis (classe 1992) che grazie al suo corso di studi ha fatto diventare la “progettazione di prodotti” (Product Design) una parte essenziale della sua vita, aumentando la capacità di guardare il mondo attraverso gli oggetti, farsi ispirare da loro e dalla tradizione, e poi rielaborarli e progettarli nella versione più “green” possibile, per contribuire alla salvaguardia del pianeta.

“Un oggetto è qualcosa di più di una semplice forma definita, per chi lo crea. Si fa testimone della nostra appartenenza culturale, della nostra identità e unicità. Perché racconta una storia, racconta una o più persone, racconta un tempo, racconta un luogo, racconta delle esigenze, e racconta soprattutto il rapporto tra tutti questi aspetti. Ma è qualcosa di più anche per chi lo utilizza, per ogni persona acquisisce un valore preciso, una personale chiave di lettura e una funzione differente. E noi progettisti abbiamo una grande responsabilità: creiamo qualcosa per qualcuno che non conosciamo, che non abbiamo mai visto e gli chiediamo con umiltà se un pezzo della nostra mente, una nostra idea, può entrare nelle loro vite. O cerchiamo attraverso l’oggetto di sollecitare una riflessione verso un nuovo modo sostenibile di vedere il mondo”.

L’importanza delle energie alternative

Sviluppato durante il corso di studi in Product Design allo IED di Cagliari con la collaborazione dell’Arch. Lucia Logiudice come relatore, e come prezioso correlatore l’Ing. Paolo Gobbato di VEIL Energy di Bolzano, azienda partner del progetto, che ha messo a disposizione le proprie competenze per lo sviluppo del sistema termoelettrico della lampada per l’home design, il prototipo Phos si fonde in due sorgenti luminose, in cui fuoco e luce sono indissolubilmente legati tra loro, e in cui l’energia termoelettrica viene prodotta, accumulata ed utilizzata.

“L’idea è nata per caso. Ho una mia visione personale maturata negli anni che riguarda l’utilizzo dell’energia elettrica – racconta Gabriele – Ho iniziato a indagare le forme di energie alternative e ho scoperto che esistevano dei componenti elettronici che erano presenti anche nei computer e quindi nelle nostre case, che si comportano come dei generatori quando si produce una differenza di temperatura tra questi”. Studio, costanza, sperimentazione, ricerca, passione per l’elettronica e l’hobby per il riciclo già in tempi ormai passati in cui Gabriele si dilettava nella costruzione di lampade da oggetti di recupero, un paio di anni di frequentazione al corso di laurea in ingegneria biomedica poi interrotto per cercare la sua vera strada: un corso di studi per diventare Product Designer, trovata allo IED.

Il fascino del fuoco

E soprattutto, un amore incondizionato e rispettoso per il fuoco che parte dal ricordo, di Gabriele appena cinquenne, di quella fiammella viva che animava le vecchie lampade ad olio dei minatori di Porto Flavia, illuminando le loro storie tra le anguste e umide gallerie sotterranee. Ricordi molto belli e nitidi che gli ha impresso nella memoria suo nonno Franco, medico della miniera, attraverso i suoi racconti.

“Sono sempre stato affascinato dalle storie di mio nonno, e dagli oggetti che richiamavano le miniere, in particolare dall’elemento ‘fuoco’ perché ha una poetica che riscalda, tipica della fiamma e del suono dell’atmosfera che crea, e ho trovato naturale unire le due cose”.

Il fuoco lo ha ispirato infatti per la sua creazione innovativa: il focolare attorno al quale ci si riunisce e che unisce. Fiamma come fonte di vita, fonte di calore e di condivisione, legame ancestrale con la materia, con gli antichi valori, e testimone di quella parte più antica di noi e dei tempi che non abbiamo vissuto.

Speranza per il futuro

“Il mio racconto dell’oggetto Phos vuole essere una speranza. Ho realizzato questa lampada che utilizza l’energia termoelettrica con il desiderio di poter raccontare quello che era il mio modo di vedere sia la luce che il fuoco, all’interno di una possibile idea di eco-sostenibilità dentro le nostre case, ma soprattutto per mostrare un nuovo modo di vedere le cose”.

Continua: “La mia speranza è che qualcuno veda questo progetto e dica: “Ok, c’è un altro modo o altri modi per arrivare allo stesso risultato, che siano più sostenibili”. Perché oggi abbiamo questa urgenza, ci sono tematiche ambientali troppo importanti da affrontare che urla il nostro mondo. E auspico che questi oggetti d’uso comune che conciliano funzionalità, estetica, economicità e soprattutto sostenibilità siano sempre più frequenti nel mondo del design. Mi piacerebbe che questo genere di sperimentazione, questa ricerca, spinga altri progettisti a fare ricerca, ad andare avanti, e trovare soluzioni alternative green per un nuovo mondo possibile”.

About Stefania Fanni

Ciao! Sono Stefania e studio scienze della comunicazione. Mi piace perdermi tra le pagine di un libro o in qualche sala cinematrografica. Il mio unico vero amore rimane comunque il disegno e sogno di diventare un'artista.

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