Intervista a Vindice Lecis

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Ai microfoni di Unica Radio ospitiamo Vindice Lecis che, in occasione della pubblicazione del suo ultimo libro, “L’Ombra del Sant’Uffizio”, ci racconta della Sardegna del 600′

Vindice Lecis (Sassari 1957), stimato giornalista a livello nazionale, è autore di saggi sulla politica italiana del Novecento e di romanzi storici ambientati in Sardegna. Oggi, a seguito della pubblicazione del suo ultimo lavoro, “L’Ombra del Sant’ Uffizio” (Nutrimenti 2022), ci narra di sé e della nostra terra nel XVII secolo.

Raccontandoci un po’ di sé

Vindice Lecis raccontandoci delle sue passioni dice di amare la scrittura, la storia e l’impegno sociale e civile. Crede nel fatto che la scrittura si debba innervare, avere sangue e cuore pulsante nella vita di tutti i giorni. “E’ importante – dice lo scrittore – che un autore non rimanga chiuso in una torre d’avorio ma, al contrario, si impegni e prenda posizione rispetto alle diverse questioni della vita come la guerra, la pace piuttosto che i trasporti, la sanità, etc “.

Il valore aggiunto del romanzo storico

L’autore ha scritto diversi romanzi storici ambientati in Sardegna in diverse epoche tra cui la saga in tre volumi ambientata all’epoca dei giudicati tra il IX ed il XV. L’ultimo libro, l’Ombra del Sant’Uffizio (Nutrimenti 2022), si svolge invece nel 600′ durante la dominazione spagnola.

“Il romanzo storico è affascinante – commenta Vindice Lecis – e questa sua caratteristica risiede nel suo valore aggiunto che è quello di accadere nei gangli della storia, in questo caso sarda, cercando di ricostruire le atmosfere reali del passato attraverso fatti realmente accaduti e brandelli di vite di personaggi di fantasia con il fine di portare quelle atmosfere all’attenzione e opinione dei lettori”.

La Sardegna ha una storia meravigliosa che è per lo più sconosciuta anche agli stessi sardi. Ad esempio, nel primo 600′, l’epoca in cui si colloca l’Ombra del Sant’Uffizio, la storia della nostra terra è ricca di avvenimenti relativi alla dominazione spagnola, di fatti di cronaca nera, di vita culturale e artistica.

Il romanzo storico ha il compito di eliminare un pochino di polvere da queste pagine di storia poco conosciute su cui si è depositata.

L’importanza della Sardegna per la Spagna

La nostra isola, pur essendo una terra povera, aveva per la Spagna un grande valore per la sua posizione strategica al centro del Mediterraneo. I catalano-aragonesi nel 1323 per avere la Sardegna organizzarono un grande corpo di spedizione con l’obiettivo di sovrastare la presenza dei pisani riuscendovi nel giro di pochi anni. Inoltre, resero vassalli il libero comune di Sassari e furono in grado intessere alleanze con i Doria e i Malaspina che poi misero a tacere.

La Sardegna continuò ad avere la stessa importanza anche per il regno di Spagna di cui entrò a far parte nel 1479 quando, alla morte di Giovanni II d’Aragona, IX re di Sardegna, gli succedette il figlio Ferdinando. Infatti, nel 1469 Ferdinando sposò Isabella di Castiglia e la morte del padre sanciva la nascita, per unione personale dei due regni, della corona di Spagna.

La dominazione spagnola durò 400 anni e la Sardegna fu oggetto di sfruttamento. Durante questo lungo arco di tempo, la Spagna influenzò notevolmente gli usi, i costumi, le tradizioni religiose, l’architettura, l’urbanistica e importò il feudalesimo, a noi essenzialmente sconosciuto, che stravolse l’economia in modo negativo.

“Però – osserva Vindice Lecis- non tutto fu riprorevole. Ci sarebbero degli aspetti da analizzare come quello politico”

Il ruolo del Sant’Uffizio

L’Ombra del Sant’Uffizio racconta l’omicidio realmente accaduto del’Alto Magistrato Angelo Giacaracho. Il libro è occasione per descrivere i rapporti tra regno di Spagna e Santa Inquisizione, e dell’operato di quest’ultima in Sardegna.

La Santa Inquisione fu un elemento importante nella storia spagnola e della Sardegna spagnola. “Uno storico – racconta Vindice Lecis – definì la storia della Santa Inquisizione come l’illustrazione affascinante del dramma che minaccia gli uomini e le donne ogni qualvolta che si stabilisce un legame organico, stretto, quasi una sovrapposizione, tra lo stato e la chiesa, tra stato e ideologia “.

L’Inquisizione aveva il ruolo di controllare non solo le deviazioni teologiche dei movimenti ereticali ma anche il compito di reprimere tutto ciò che si poteva muovere nella società sarda sia in superficie che in profondità in nome dell’unità dei cattolici. Quest’ultimo aspetto stava a cuore anche alla Corona di Spagna perché rappresentava un elemento per rafforzare il proprio potere.

La sede dell’ Inquisizione fu prima a Cagliari e poi a Sassari ed aveva una struttura complessa. Infatti, era presente non solo uno stuolo di padri teologi, carificadores, ma anche di familiares che controllavano, spiavano, facevano i delatori, arrestavano tutte le persone che venivano denunciate per i diversi reati come, ad esempio, possedere una bibbia tradotta in italiano. Si viveva in un clima di paura.

Il mar di Sardegna nel XVII secolo

Se l’esistenza in terra era caratterizzata da una atmosfera di assoluto controllo e, dunque, di timore per le conseguenze delle proprie azioni, per mare la vita non era più rassicurante.

Il libro inizia con un altro fatto realmente, l’approdo a Cagliari della nave “Dolphin” dopo aver affrontato i pirati. Il mar di Sardegna era infestato da pirati, per lo più barbareschi. Erano pirati musulmani che avevano le basi a Tunisi e ad Algeri e che, di fatto, dipendevano dall’ Impero Turco. Fino al 700′ le coste sarde furono oggetto delle loro scorrerie che danneggiarono fortemente l’economia e la vita umana con deportazioni.

Le 100 torri che sono presenti sulle coste sarde furono costruite dagli spagnoli tra la metà del 500’ ed i primi del 600’per avvistare e combattere le flotte dei pirati.

Il ruolo della figura femminile nel 600’

Nel romanzo, ovviamente, non mancano figure femminili. Nella società dell’epoca, così come quelle precedenti e successive, i rapporti economici era essenzialmente patriarcali. Sebbene in Sardegna si annoverino diversi casi in cui la donna gestiva anche interi paesi, perché il marito era latitante o deceduto, bisogna tener presente che riguardavano le classi più abbienti.
La società era maschilista e nelle classe povere, che comprendevano la maggioranza della popolazione, la donna nonostante lavorasse, non aveva diritti.

Infine, la Chiesa considerava la donna inferiore perché permeabile al potere del demonio e piena dei vizi che portavano l’uomo in tentazione. Gli archivi storici ci rivelano di molti casi di donne accusate di stregoneria e per questo torturate e messe al rogo anche in Sardegna.

L’epoca odierna ed il 600’

L’Ombra del Sant’Uffizio con il suo finale sorprendente ci consente di riflettere sul fatto che, nonostante l’evoluzione teconologica e sociale, ci siano però aspetti in comune tra l’epoca in cui viviamo ed il 600’.

Vindice Lecis dice:”Cio che accomuna queste due epoche è in primo luogo la mancanza di verità. Molte cose ci vengono tenute nascoste adesso come così allora. Il secondo elemento è l’iniquità, il mal governo, il potere di pochi rispetto alla moltitudine. Oggi abbiamo i grandi poteri finanziari mentre allora c’era il Viceré che aveva un potere enorme. Nel 600’ c’era il capo dell’Inquisizione ed oggi abbiamo altre strutture.L’uomo e la donna devono fare ancora molta strada insieme per costruire una vera giustizia civile e sociale”.

About Alessandra Sias

Laurea in Economia,Tra i vari interessi la scrittura, lo studio delle tematiche inerenti all'energia.

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