mostra habitat

Habitat: mostra su corpi, spazi e memorie

Quindici giovani artisti esplorano il tema dell’ abitare nelle sue diverse forme

Il collettivo curatoriale CURL – il Laboratorio di pratiche curatoriali del Dipartimento di Scienze umanistiche e sociali dell’Università di Sassari, inaugura il 20 aprile alle ore 16 presso la Sala Giuseppe Duce di Palazzo DucaleHabitat. Abitare corpi, spazi, memorie: quindici giovani artisti esplorano il tema dell’abitare nelle sue diverse forme. Il collettivo CURL è composto da Davide Contini, Marta Desole, Giusy Malta, Elizabeth Pain, Maria Paola Sabella.

Corpi, spazi e memorie

L’esposizione presenta il lavoro di quindici giovani artisti e artiste in un percorso di ventinove opere che esplorano i diversi significati e modalità dell’abitare attraverso differenti media: dalla pittura all’installazione, dalla fotografia alla scultura, dall’arte relazionale all’illustrazione e all’incisione. 

Ne La Poetica dello Spazio (1958), Gaston Bachelard esplora il concetto di spazio e il significato simbolico che esso assume nella vita umana. E’ possibile trovare un habitat ovunque, afferma il filosofo francesenel passato come nel presente, nell’immagine come nella materia, nell’idea come nella sensazione. La mostra si muove da questo presupposto per indagare il rapporto tra io e spazio. 

Habitat è il corpo, primo spazio abitativo dell’essere umano, in grado di adattarsi ed essere influenzato dall’ambiente circostante. Abitare il corpo implica usarne gli organi, scoprirne e mascherarne i vuoti. Habitat è la casa, arredata e vissuta, distratto set per foto ricordo, luogo di confino, soffocante o amorevole e accogliente, scrigno di ricordi.

Vivere nel proprio Habitat

Può essere un non-luogo, per usare le parole di Marc Augè, come spazio della contemporaneità: “spazi di transito, come autostrade o stazioni ferroviarie, luoghi di passaggio, dove l’individuo non si ferma, non si stabilisce, non da memoria.” Spazi che nonostante ciò sono abitati, e generano senso. Si abitano i ricordi, personali e familiari, che possono essere rievocati con un semplice oggetto, come una fotografia. Si abitano le relazioni, positive e negative, e le emozioni, affrontate a volte a viso aperto e a volte nascondendosi o mascherandosi.

È vivere in solitudine forzata se confinati in casa, rapportarsi con se stessi, conoscersi attraverso e senza l’altro, celare o svelare la propria identità. L’habitat è dove si vive e ci si rifugia, un luogo fisico o immateriale. È la natura: è casa per animali, terra, acqua, suoni. È lo spazio dell’antropocene, stravolto e invaso dall’uomo. Habitat è il luogo che si cerca o da cui si fugge. 

La rassegna rimarrà aperta al pubblico fino al 27 aprile con i seguenti orari: dal lunedì al sabato dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 18.30. Chiuso la domenica e il 25 aprile. 

About Riccardo Melis

Frequento il corso di Laurea in Scienze della Comunicazione. Ho la passione per il settore del giornalismo e la comunicazione in tutte le sue sfaccettature.

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