Scoperta un’antichissima strada della citta di Segesta. La strada risale al II secolo avanti Cristo e già dal prossimo 25 aprile sarà possibile fare visite guidate a cantiere aperto.
Segesta, era una città di grandissima importanza. Si trovava tra la sommità e le pendici del monte Barbaro nella parte nord-occidentale della Sicilia. Durante uno scavo condotto dall’Università di Ginevra all’interno del Parco archeologico regionale, è emersa una strada lastricata che tagliava la città. La direttrice degli scavi, Alessia Mistretta, spiega ” La strada risale al II secolo avanti Cristo ed è stata utilizzata fino al VII secolo dopo Cristo”. Gli scavi effettuati dai ricercatori, studenti e anche giovani richiedenti asilo del centro Casa Belvedere di Marsala, che hanno stretto un accordo di archeologia solidale con il Parco di Segesta e l’Università di Ginevra. Tutti loro porteranno alla luce la potenza, l’eleganza e la bellezza di Segesta.
Si tratta di un ritrovamento eccezionale che permetterà di riscrivere l’ampiezza dell’abitato di età ellenistica come denunciano importanti e bellissimi frammenti di ceramica. Mistretta aggiunge “Non sappiamo dove conduceva questa strada, per adesso abbiamo trovato una minima parte delle lastre ma sono sicura che ne troveremo altre. Si tratta di un asse viario importante, con una piazzetta, dei gradini monumentali. E’ una strada molto importante, forse la seconda con una tessitura seconda solo a Selinunte“.
Selinunte è l’eterna rivale di Segesta. La città degli Elimi combatte contro Selinunte e contro Siracusa, alleandosi con Cartagine. Quando si trattò di scegliere tra Cartagine e Roma, non si ebbero dubbi e la scelta fu Roma. Questo lo testimoniano i resti dell’edificio che fino a oggi era considerato la casa del navarca Eraclio, capo di una flotta militare, citato da Cicerone nelle Verrine.
Dalla scoperta si è potuto costatare l’importanza della pavimentazione unica nel suo genere. La pavimentazione rappresenta una sorta di antico gioco illusorio a tessere romboidali a tre colori, “sectilia” marmorei (bianco, celeste e verde scuro) che raffigurano una sequenza concatenata di cubi dall’effetto tridimensionale.
Ritrovate anche due mensole in pietra a forma di prua e una scritta di ”benvenuto”. Gli archeologi hanno ipotizzato che questi ritrovamenti appartenessero all’abitazione del navarca. La casa doveva essere una sorta di sito di avvistamento. Ma questa ipotesi venne bocciata dagli archeologi impegnati nello scavo. Mistretta sostiene “Non ci sono elementi archeologici per dare il nome a una casa. Servono indicazioni concrete, come ad esempio iscrizioni. Inoltre, è difficile pensare che un personaggio per quanto eminente decori la casa privata con mensole a forma di prua. Questa non è la casa di Eraclio“.
Dal 22 aprile parte un secondo progetto “Segesta incontra le culture. I simboli del sacro“. Questo progetto di valorizzazione ideato e organizzato da CoopCulture, si focalizza sul periodo normanno quando si insediò nell’isola una comunità a forte prevalenza islamica. L’obiettivo è quello di disegnare a Segesta un nuovo itinerario di visita sui simboli del sacro, a partire dalla moschea, dall’imponente tempio dorico e dalla piccola chiesa di San Leone. San Leone nasce nel 1442 su una preesistente chiesa normanna-sveva di fine XII secolo che a sua volta sorge su un edificio di età ellenistica i cui mosaici furono poi riutilizzati come pavimento delle due chiese posteriori.