Risale al primo ventennio del ‘900 la scoperta del cancro al collo dell’utero e l’ideazione del pap-test. Giunto in Italia grazie ad un medico napoletano, enormi sono stati i passi fatti per la prevenzione.
Negli anni ’20 del secolo scorso, il medico greco-americano Georgos Papanicolau, decise di trasferire le sue ricerche alla specie umana studiando le donne. Fu allora che notò nelle sue osservazioni la presenza di cellule anormali dalla natura maligna. Sulla base di ciò comunicò, ad un Convegno tenutosi nel Massachusset, l’esistenza del cancro dell’utero ideandone in seguito il test per la diagnosi precoce.
Purtroppo la scoperta venne accolta con profondo scetticismo costringendo così Papanicolau ad abbandonare l’argomento per dieci anni. Si dovette attendere solo il 1941 per la ripresa degli studi.
Tra gli allievi del medico greco si fece spazio un giovane napoletano nato nella piccola Casamarciano nel 1904, il Dott. Mario Tortora. Grazie alle sue capacità fu responsabile dell’avanzamento degli studi sul fattore Rh, fondò il progetto “Banca di sangue” nel sud della penisola. Nel 1953, dopo aver conosciuto di persona Papanicolau istituì presso la Clinica Ostetrica dell’Università di Napoli il primo Centro Italiano per la Diagnosi Precoce del Cancro introducendo per la prima volta in Italia il Pap-test e dimostrandone l’efficacia.
Una decina di anni più tardi diede inizio nella città di Ferrara ad un programma di screening di massa del cancro dell’utero a lungo termine. Il primo in Europa a determinare la riduzione di circa 53 volte la morte delle donne per neoplasia della sfera genitale.
Attualmente nel mondo, il tumore della cervice uterina è il quarto tumore più frequente nelle donne e il secondo più frequente fra le donne di età compresa tra i 15 e i 44 anni. L’OMS ha deciso di promuovere il 17 novembre la giornata Mondiale per l’eliminazione del tumore della cervice con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione sulla possibilità di prevenzione del tumore.