Paola Piras scrive: Noi unite dallo stesso destino. Anche lei fu aggredita dall’ex che uccise il figlio, “Mirko come Gessica”
Un messaggio di solidarietà e di sostegno da una madre che, come lei, è passata attraverso la perdita di un figlio per mano di chi avrebbe dovuto volerle bene. Nascono forse da questa consapevolezza le parole di Paola Piras, la 51enne di Tortolì, in Ogliastra, aggredita l’11 maggio di due anni fa dall’ex compagno che uccise il figlio 19enne Mirko che tentava di difenderla dalla furia di Masih Shahid, il 30 enne pakistano condannato all’ergastolo per l’omicidio del bambino.
Frasi che parlano al cuore della 39enne, Tefta Malaj, aggredita nella notte tra sabato e domenica scorsi alla periferia di Torremaggiore (Foggia) dal marito Talutant, 45 anni, che non ha esitato a uccidere la figlia 16enne Gessica e il presunto amante della moglie.
Mirko come Gessica
Due donne unite “in qualche modo dalla sorte, la cattiva sorte”, scrive Paola in una lettera al Corriere della Sera nella quale afferma: “io penso di sapere cosa stai provando. Io lo so perché sono passata nel tuo stesso buio”. La donna di Tortolì ripercorre con lucidità quel tragico 11 maggio del 2021 quando il figlio Mirko provò a difenderla “dall’uomo violento che avevo malauguratamente amato e che avevo poi lasciato e denunciato, quando la nostra storia era diventata per me una prigione”.
Diciotto coltellate la ridussero in fin di vita e in coma per 40 giorni. Solo dopo il risveglio seppe che Mirko era stato ucciso. “Mirko come tua figlia Gessica. Due ragazzi perduti per difenderci da uomini tanto forti di violenza quanto privi di coraggio per sopportare un addio”, scrive ancora Paola. Poi un duro monito agli uomini violenti: “Ho pensato tante volte, a questo tipo di uomini. Non siete capaci di reggere l’abbandono? Sentite di non poter più vivere senza la donna che vi ha lasciato? Se tutto questo diventa per voi così tanto distruttivo, uccidetevi. Rivolgete a voi stessi il male che avete dentro, oppure fatevi aiutare a liberarvene”.
Vivi per il tuo bambino
Paola augura ancora a Tafta “di essere più forte e reattiva” di lei: “leggo che hai un altro bambino. Forse avrai già pensato che vivere non ha più senso, una madre che sopravvive a un figlio esiste, ma non vive. Però lo devi a lui, al tuo bambino. Lo devi a lui e a te stessa. E poi ti auguro che nessuno, dall’esterno, osi mai dire che è stata colpa tua, perché quello fa male, avvelena i pensieri, ti mette sullo stesso piano dell’assassino. Con me l’hanno fatto più volte”, ammette.