La storia di oggi ci porta in Abruzzo, ad Ari, in provincia di Chieti, tra le bellissime colline ricoperte da vigne e incastonate tra la Maiella e il Mare Adriatico.
Un territorio fortemente vocato alla viticoltura con tante piccole aziende che si tramandano di generazione in generazione. Qui abbiamo incontrato Valentina Di Camillo, giovane viticoltrice, che gestisce, insieme al fratello Luigi, la Tenuta i Fauri, e che ha saputo coniugare passione, formazione, sviluppo locale e occupazione, scegliendo di fare un mestiere per molti anni considerato maschile. Cresciuta tra le pergole, tipica struttura a tendone abruzzese, ha sempre respirato l’aria dei vigneti. Inizialmente intimorita dall’ambiente del vino e dal lavorare nelle vigne, ha scelto di studiare “Chimica farmaceutica”.
Ma, una volta laureata, davanti alla prospettiva di lasciare la sua terra per lavorare, realizza di non voler andare via. Così si rimette a studiare, scegliendo stavolta il corso di “Viticoltura ed enologia” dell’Università di Teramo, seguendo anche l’esempio del fratello più piccolo. Un percorso di laurea che le permetterà di acquisire quelle competenze che le daranno il coraggio necessario per realizzare i suoi sogni.
Oggi lei si definisce un’artigiana del vino ed orgogliosamente ci fa notare che i vini che produce hanno una grande bevibilità e godibilità ma conservano sempre l’identità del luogo in cui viene prodotto, delle vigne e del pezzetto di terra da cui provengono. La Tenuta i Fauri è un’azienda certificata biologica ed è riuscita a crearsi una propria etichetta e un proprio marchio, pur rimanendo a conduzione familiare.
Inoltre, con la ristrutturazione del casale di famiglia, situato al centro di uno dei vigneti, è stato possibile abbinare il soggiorno alle degustazioni e visite in cantina offrendo agli enoturisti un’esperienza a 360 gradi. Una scelta che ha riscosso molto successo e permesso di creare nuovi posti di lavoro e contribuire allo sviluppo di un turismo sempre più destagionalizzato.
Il supporto al progetto
Valentina ha potuto realizzare il suo progetto anche grazie a strumenti come PSR (Piano di Sviluppo Rurale), e OCM (Organizzazione Comune del Mercato) contributi previsti dalla PAC, ovvero dalla Politica Agricola Comune. L’Unione Europea, infatti, riconoscendo l’importanza del settore agricolo per la salute e la vita stessa dell’uomo ma anche per l’economia, da sempre predispone a favore del settore agricolo delle misure che sono finalizzate a diversi obiettivi, come ci spiega Federica Girinelli, dottore di ricerca in Diritto Agrario e docente dell’Università di Teramo.
Gli obiettivi della nuova PAC 2023-2027 sono 10 e tra di essi vi è l’obiettivo n. 8 che si occupa proprio di promuovere l’occupazione, la crescita, la parità di genere, inclusa la partecipazione delle donne all’agricoltura.
Ma la storia di Valentina ci insegna anche un’altra cosa. Oggi sempre più giovani che scelgono di diventare imprenditori nel campo agricolo sono laureati. Le università infatti concorrono alla formazione dei giovani, favorendo il ricambio generazionale, contribuiscono alla formazione continua long life learning ed hanno un ruolo centrale anche per tutte le sfide future.
Come ci ha spiegato Enrico Dainese, Direttore del Dipartimento di Bioscienze e tecnologie agroalimentari e ambientali dell’Università di Teramo, “…sarà importante che il sistema agroalimentare lavori in sinergia con le università per attuare la nuova PAC, che è programmata per favorire l’innovazione, accrescere l’organizzazione dei produttori, aumentare la fairness lungo la filiera e supportare la costruzione di un sistema agroalimentare sostenibile e di qualità. Infatti anche l’agricoltura dovrà contribuire alla lotta ai cambiamenti climatici, a ridurre l’inquinamento e gli sprechi agroalimentari…”.