Significativa ricerca italiana sulla correlazione tra vitamina D e Long Covid
In base a uno ricerca gli esperti hanno analizzato 100 utenti con un età compresa tra 51 e 70 anni, con e senza Long Covid. Hanno esaminato i loro livelli di vitamina D durante il primo ricovero per Covid-19 e 6 mesi dopo la dimissione.
La presentazione dello studio
Bassi livelli di vitamina D sono associati a un maggior rischio di Long Covid, secondo una ricerca eseguita da studiosi del Belpaese presentato durate il 25esimo Congresso della Società europea di endocrinologia che si sta svolgendo nella città turca di Istanbul, (fino al 16 maggio).
Dove si può vedere la ricerca
L’indagine pubblicata poco tempo fa sul ‘The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism’, è stata diretta da un insieme di esperti facenti parte dell’Irccs ospedale San Raffaele e dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
Le dichiarazioni degli esperti
I ricercatori hanno messo in luce il bisogno di ricerche più esaustive per essere certi della relazione tra le due cose, ma consigliano a chi ha avuto Covid-19 di vigilare le quantità di vitamina D nel proprio sangue. Il Long Covid o sindrome post-Covid -affermano gli studiosi – è una nuova situazione patologica in cui le conseguenze di Covid-19 continuano per un periodo superiore ai 4 mesi settimane dall’istante del contagio. A proposito delle persone assistite per Covid le ricerche evidenziano che il Long Covid lede il 50-70%. Molto si deve ancora capire sulla patologia.
Quali sono le conseguenze di bassi livelli di D
Bassi livelli di vitamina D sono stati rivelati come un parametro che pone i pazienti Covid esposti a stati più importanti come intubazione, ventilazione meccanica o decessiLo studio non ha rivelato pienamente il compito della vitamina D nel Long Covid.
Chi sostiene la ricerca
Lo studio è supportato da Abiogen Pharma Spa.
Le misurazioni svolte dai ricercatori sui pazienti
Hanno misurato i loro livelli di vitamina D al momento del primo ricovero per Covid-19 e 6 mesi dopo la dimissione, osservando livelli più bassi nei pazienti con Long Covid rispetto a quelli senza sindrome post-virus.
I problemi rivelati dopo 6 mesi
Nel controllo eseguito dopo 6 mesi, lo studio ha rivelato problemi di ‘nebbia cerebrale’ come confusione, defaiance per quanto concerne la memoria e poca concentrazione. Gli studiosi hanno incluso nello studio individui prive di patologie ossee e solo quelli ospedalizzati per Covid-19, ma non reparto di terapia intensiva, permettendo il raffronto tra i due gruppi – con o privi Long Covid – per età, sesso, malattie pregresse e rilevanza dell’infezione da Sars-CoV-2.
Le affermazioni di uno del capogruppo della ricerca
“Precedenti studi sul ruolo della vitamina D nel Long Covid non avevano prodotto dati conclusivi principalmente a causa di molti fattori confondenti – dice Andrea Giustina – La natura altamente controllata del nostro studio ci aiuta a comprendere meglio il ruolo della carenza di vitamina D nel Long Covid e a stabilire che probabilmente esiste un legame tra deficit di questa sostanza e sindrome post-Covid”.
Le conclusioni dello studioso
“Il nostro studio indica che i pazienti Covid con bassi livelli di vitamina D hanno maggiori probabilità di sviluppare Long Covid, ma non è ancora noto – conclude l’esperto – se assumere integratori a base di vitamina D possa migliorare i sintomi della sindrome post-virus o ridurre del tutto il rischio di svilupparla”.
L’obiettivo degli studiosi
Fare chiarezza su questo punto è il prossimo obiettivo di Giustina e colleghi