Attacchi hacker

Attacchi hacker a pacemaker e defibrillatori: “oltre 200 violazioni”

Defibrillatori e pacemaker sotto attacchi hacker. Gaetano Marrocco, professore all’Università Tor Vergata di Roma avverte sui pericoli.

Non solo conti bancari e furto di dati online, gli hacker da oggi mettono nel mirino pure defibrillatori e pacemaker. Come ci riescono? Questi dispositivi medici sono dotati di connessioni wireless attraverso le quali è possibile per un “addetto ai lavori” forzare il sistema che gestisce il funzionamento di tali apparecchi medici, causandone il malfunzionamento che può avere gravi conseguenze sia per le aziende che produco i dispositivi sia per le persone che li indossano.

Più di 200 casi di attacchi hacker

“Negli ultimi 5 anni sono stati registrati tra 150-200 attacchi hacker a dispositivi medici, fatti per estorcere soldi alle aziende che li producono – dimostrandone fragilità della sicurezza – o per minare la salute di personaggi politici. I dispositivi medici sono oggetti vulnerabili perché sempre più connessi e che ad oggi non hanno nessun tipo di normativa che ne garantisce la sicurezza da questo punto di vista”.

A spiegarlo è Gaetano Marrocco, professore ordinario di Campi Elettromagnetici dell’Università Tor Vergata di Roma e coordinatore del corso di studi in Ingegneria Medica, dipartimento di Ingegneria Civile e Ingegneria informatica. Che sulle paure dei diplomatici portatori di pacemaker, “ci sono stati casi di personalità diplomatiche in visita in alcuni paesi a rischio che hanno avuto fastidi fisici causati dal bombardamento magnetico generato a distanza”, avverte Marrocco.

Cyber4health: quando la tecnologia sta dalla parte del bene

l’Università Tor Vergata di Roma ha realizzato l’Osservatorio ‘C4h – Cyber4health’, una piattaforma per la sicurezza informatica dei dispositivi medici finalizzata a fornire una base di conoscenze tecniche e legislative sulla vulnerabilità dei dispositivi medici rispetto a eventuali attacchi informatici ed elettromagnetici. “Gli smartwatch, i pacemaker, i defibrillatori, le pompe di insulina, i neuro-stimolatori – aggiunge Marrocco – sono una finestra aperta da dove può uscire ma anche entrare e si può fare da lontano inviando un segnale malevole”.

Ma i rischi per il futuro sono sempre più preoccupanti

“Il tema della sicurezza cyber-fisica dei dispositivi medici assume una significativa rilevanza per produttori, ospedali e pazienti soprattutto nell’attuale, e futuro, scenario di crescente interconnessione“, sottolinea Marrocco. Oggi ci sono milioni di dispositivi complessi, “ad esempio i pacemaker, ma anche dispositivi impiantati ‘stupidi’ – spiega – ovvero che oggi non hanno una attività di rilevazione ma domani potranno averla. Penso alle protesi di anca, di ginocchio, quelle dei denti, oggi hanno una funzione solo meccanica ma presto saranno sensorizzate con una piccola unità di elaborazione. Ad esempio, una banale protesi può diventare intelligente e misurare la temperatura o capire se c’è una infezione. Ma a quel punto moltiplicheremo per mille gli oggetti vulnerabili“.

About Stefania Fanni

Ciao! Sono Stefania e studio scienze della comunicazione. Mi piace perdermi tra le pagine di un libro o in qualche sala cinematrografica. Il mio unico vero amore rimane comunque il disegno e sogno di diventare un'artista.

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