Sapete perché la cattedrale di Cagliari nei primi del ‘900 fu distrutta?
La Cattedrale, nel cuore del quartiere di Castello, ne ha viste tante durante la sua storia. Ha conosciuto Pisani, Aragonesi, Piemontesi, e ognuno di questi dominatori stranieri ha lasciato traccia del proprio passaggio. Sculture romaniche convivono accanto a volte costolate gotico-catalane e poi ancora altari barocchi accanto a monumenti funebri neoclassici. Eppure, il segno più doloroso su questo edificio non è stato inferto nel passato, a causa di guerre e passaggi di mano tra i vari conquistatori, ma in anni relativamente recenti: è infatti a inizio Novecento che un restauro arrischiato ha distrutto l’antica facciata settecentesca, lasciando la principale chiesa cagliaritana spoglia e priva di un prospetto, che venne ricostruito solo trent’anni dopo.
La Cattedrale prima e dopo i restauri del 1902
Nel Duecento, quando la Cattedrale venne edificata, Cagliari era molto diversa da come la conosciamo oggi. Il nucleo urbano, governato dal suo Giudice e dotato di una sua cattedrale, era tutto concentrato a Santa Igia, l’attuale Santa Gilla e il colle di Castello era sostanzialmente disabitato. Nel 1217 i pisani Ubaldo e Lamberto Visconti, un po’ con le buone e un po’ con le cattive, riuscirono a ottenere che la Giudicessa Benedetta concedesse loro quella parte di città e, a distanza di pochi anni, vi fecero costruire una chiesa intitolata a Santa Maria Assunta. Quando, nel 1258, i Pisani distrussero Santa Igia, Castello divenne il nuovo centro della città e la chiesa di Santa Maria Assunta fu innalzata al rango di cattedrale. Come possiamo vedere da un antico disegno, questo primo edificio doveva avere una facciata piuttosto semplice, in stile romanico, con tre portali d’ingresso.
La facciata pisana in un disegno del XVII secolo
Ma passarono i secoli e anche i conquistatori cambiarono. Nel 1324 iniziò per la Sardegna il lungo capitolo della dominazione prima aragonese e poi spagnola. Nel 1702, durante gli ultimi anni del loro regno, gli Spagnoli fecero edificare, per il Duomo, una nuova facciata in stile barocco. Come ancora si può vedere in alcune foto d’epoca, l’esterno della chiesa si presentava ricco di festoni, volute, decorazioni vegetali e teste di cherubini, secondo il perfetto stile del tempo.
La facciata barocca costruita nel 1702
Qualcosa però cambiò radicalmente nel 1902. A quanto pare la facciata appariva deteriorata e necessitava di un restauro. Vi fu un lungo dibattito, tra le autorità cittadine, riguardo a quanto dovessero essere imponenti i lavori. Infine a spuntarla fu il progetto più temerario, che prevedeva la completa distruzione della facciata settecentesca, considerata ormai troppo rovinata, nella speranza di riportare in luce l’antica facciata medievale che si supponeva ancora esistesse al di sotto. Erano gli anni in cui ancora resistevano, soprattutto in alcuni ambienti culturali sardi, gli ideali romantici ottocenteschi che celebravano il Medioevo e le sue architetture. Inoltre, le teorie del restauro erano diverse da quelle contemporanee. Si riteneva giustificabile abbattere una struttura più recente, se questo significava riportare alla luce una più antica e dunque più preziosa.
La facciata dopo i restauri del 1902
Dovette essere comunque una brutta sorpresa, per i restauratori, una volta abbattuta la facciata, rendersi conto che al di sotto non c’era un bel niente. Evidentemente le spoglie medievali erano già state eliminate durante i precedenti restauri, in età spagnola. Il risultato, come testimoniano le foto, fu una cattedrale che, all’esterno, aveva perso completamente il suo volto antico e si affacciava ora su Piazza Palazzo spoglia e disadorna.
La facciata oggi.
Ci vollero circa trent’anni perché i lavori riprendessero. La Cattedrale non poté ovviamente riavere indietro il suo antico aspetto, ma nel 1930 venne elaborato un nuovo progetto, sotto la direzione dell’architetto Francesco Giarrizzo, che le diede il volto ispirato allo stile medievale che ancora conosciamo. Unici sono i superstiti della facciata pisana. All’esterno, l’architrave con girali d’acanto che si può vedere sopra il portale maggiore, e all’interno, la controfacciata in blocchi di calcare.