Un progetto europeo a cui ha contribuito l’Università di Cagliari, conferma l’efficacia del metifenidato nel trattamento dei disturbi ADHD nei bambini e negli adolescenti.
Gli esiti della ricerca pubblicati sulla prestigiosa rivista The Lancet Psychiatry. Un riconoscimento agli studi condotti dal professor Alessandro Zuddas, docente di neuropsichiatria infantile nel nostro ateneo, prematuramente scomparso lo scorso luglio.
ADHD, un acronimo che sta ad indicare un deficit di attenzione/iperattività. Si tratta di un tipico disturbo del neurosviluppo che colpisce a livello mondiale il 7% di bambini e adolescenti, il disturbo può perdurare anche in età adulta, se non trattati i soggetti con ADHD possono andare incontro a problemi emotivi, autolesionismo, scarso rendimento e rifiuto scolastico, difficoltà nel lavoro e nelle relazioni affettive, abuso di sostanze e condotte devianti fortemente impattanti.
Farmaci e cura
Tra i farmaci più utilizzati per le cure, nel mondo scientifico si è a lungo dibattuto sui danni collaterali del metifenidato, un psicostimolante. L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) aveva respinto l’inclusione del farmaco nell’elenco dei medicinali essenziali (EML) a causa delle limitate evidenze scientifiche disponibili sia in termini di benefici che di danni. Di recente però, un progetto finanziato dall’Unione Europea e durato due anni, il progetto ADDUCE (Attention Deficit Hyperactivity-Disorder-Drugs-Use-Chronic-Effects), ha valutato la sicurezza e gli effetti negativi a lungo termine del metifenidato su crescita e sviluppo, salute psichiatrica, neurologica e cardiovascolare. Gli esiti sono pubblicati sulla rivista The Lancet Psychiatry e serviranno a supportare la richiesta di rianalisi da parte della OMS affinché il metifenidato venga incluso nell’elenco dei medicinali essenziali (EML).
Il ruolo dell’Università di Cagliari
Il progetto ADDUCE ha reclutato e seguito per due anni 1.410 bambini e adolescenti provenienti da 27 centri di salute mentale in Europa (Gran Bretagna, Germania, Svizzera, Italia e Ungheria). Il gruppo di ricerca internazionale è coordinato dal Dott. K. Man e dal Prof. I.Wong Chi-kei dell’Università di Hong Kong e dal Prof. David Coghill dell’Università di Melbourne. Sei i centri italiani (Cagliari, Brescia, Lodi, Messina, Pisa, San Donà di Piave) che hanno contribuito all’aruolamento dei pazienti. L’Università di Cagliari ha reclutato il 44% dei pazienti e coordinato gli altri centri garantendo l’acquisizione e l’analisi del 25% dei dati europei. L’ampia disponibilità dei dati raccolti ha permesso di approfondire numerosi aspetti che suscitavano interesse rispetto alla sicurezza e agli effetti del metifenidato a lungo termine, ed ha consentito di seguire attentamente i pazienti con lunghi follow up.