Sentiamo tanto parlare di mentoring ma cos’è realmente e come si è evoluto in questi anni? In questo podcast il nostro speaker Rocco Monetta ci parla del mentoring e della figura del mentore.
Lo scopo del mentoring è quello di supportare e incoraggiare le persone nel gestire il loro apprendimento al fine di massimizzare il loro potenziale. Ma anche sviluppare le loro skills, migliorare le loro performance e diventare le persone che vogliono essere. Nella tradizione il mentoring consiste in una relazione in cui una persona più grande ed esperta si prende l’incarico di formarne una meno esperta in una fase di sviluppo personale e professionale. Nella storia ci sono tanti esempi di mentori, ad esempio Virgilio che “aiuta a trovare la diritta via” a Dante, per citarne uno. Ma oggi quando si parla di mentore cosa si intende ?
Oggi si fa molto spesso confusione tra coach, tutor, trainer, counselor, o menager. A partire dall’Europa si è, ormai, sviluppato un modello di mentoring moderno che ha superato la forma di sponsorship più tipica del mondo americano. Lo sponsorship in cui il mentore esperto serve più che altro ad aprire porte altrimenti irraggiungibili. Il mentoring integra il tema dell’ampliamento del network personale, ma pone come obiettivo al centro della relazione l’accrescimento dell’allievo. L’accrescimento dell’allievo attraverso una evoluzione nella conoscenza e nel modo di pensare. Il mentore dovrebbe essere la persona esperta che supporta il meno esperto a chiarire i suoi obiettivi, focalizzarsi su chi vuole diventare. E grazie al confronto con l’esperienza vissuta e le competenze maturate trovare la rotta giusta per diventarlo.
Le cose però sono cambiate in questi ultimi anni, si sta iniziando a parlare tanto di reverse mentoring. Un vero e proprio cambio di paradigmi del modello classico di mentoring in cui è il membro più giovane ad insegnare al membro più anziano. Quali sono i benefici del reverse mentorig?
Introdurre la pratica del reverse mentoring permette infatti soprattutto di ridurre il gap naturalmente esistente tra persone che lavorano vicinema che sono lontane in termini di età. Ormai ci sono quattro generazioni a confronto che devono per forza di cose convivere assieme: I Boomer (nati tra il 1945 e il 1965), Generation X (nata tra il 1965 e il 1980), Millennial (1980-1997) e Generazione Z (fino al 2010). Questi gruppi hanno vissuto situazioni culturali e sociali profondamente diverse e questo ha influito nel creare un’etica del lavoro, così come un mindset e un atteggiamento professionale quasi agli antipodi. Trovarsi a vivere all’interno di dinamiche sociali e culturali differenti porta poi, quasi sempre, a delineare pregiudizi e stereotipi difficili da superare.
La necessità quindi non è più solo quella di portare a bordo manager e leader sulla barca del digitale, ma anche di superare la divergenza generazionale e imparare a relazionarsi, a motivare e a coinvolgere i membri più giovani dei vari team. L’unione quindi fa la forza e tutti a questo punto potremmo essere un mentee o allievo o anche un mentore o entrambi.