Le tematiche ambientali si collocano ai primi posti tra le principali preoccupazioni degli italiani
Nel 2022 oltre il 70 per cento dei residenti in Italia, dai 14 anni in su, considera il cambiamento climatico o l’aumento dell’effetto serra tra le preoccupazioni prioritarie. E tra le maggiori criticità dell’ambiente italiano, si dedica attenzione alla scarsità delle risorse naturali, con particolare riguardo all’acqua; alle emissioni di gas climalteranti, alla mobilità e agli effetti della qualità dell’aria.
A stabilirlo è l’Istat nel suo rapporto annuale 2023 in cui si segnala che una particolare vulnerabilità del nostro Paese riguardo i prezzi energetici e una netta sperequazione nell’impatto dell’inflazione energetica sulle famiglie.
Per l’Istat, “l’attenzione per i bisogni presenti e per quelli delle future generazioni dovrebbe permeare l’azione degli operatori economici e la progettazione delle politiche pubbliche a livello nazionale e locale, anche in considerazione dei cambiamenti normativi e delle opportunità già disponibili anche a livello europeo (Green Deal, Recovery Fund, RePower Eu)”. In questo senso, le strategie di policy europee volte a garantire un processo di transizione giusto si concentrano sul tema della povertà energetica.
Le preoccupazioni ambientali
Nel dettaglio, le preoccupazioni ambientali si declinano differentemente per classe di età. I giovani fino a 34 anni sono più sensibili alla perdita della biodiversità (32,1 per cento tra i 14 e i 34 anni contro 20,9 per cento degli over 55), alla distruzione delle foreste (26,2 per cento contro 20,1 per cento) e all’esaurimento delle risorse naturali (24,7 per cento contro 15,9 per cento).
Gli ultracinquantenni si dichiarano, invece, più preoccupati dei giovani per il dissesto idrogeologico (26,3 per cento contro 17,0 per cento degli under 35) e l’inquinamento del suolo (23,7 per cento contro 20,8 per cento). Le giovani donne sono più preoccupate per le principali problematiche ambientali rispetto ai coetanei (66,4 per cento delle 14-24enni, contro il 57,9 per cento dei coetanei).
In generale, la riduzione delle precipitazioni, accompagnata dall’aumento delle temperature, ha portato ad una minore disponibilità media annua della risorsa idrica, che nel 2022 ha raggiunto il suo minimo storico, quasi il 50 per cento in meno rispetto all’ultimo trentennio 1991-2020.
L’agricoltura
La siccità e i problemi di approvvigionamento di acqua hanno influito pesantemente sull’annata agricola appena trascorsa, facendo registrare, nei conti economici nazionali, una riduzione della produzione, del valore aggiunto e dell’occupazione del settore agricolo in tutti i comparti produttivi: in flessione coltivazioni (-2,5 per cento in volume), legumi (-17,5 per cento), olio d’oliva (-14,6 per cento), cereali (-13,2 per cento), piante foraggere (-9,9 per cento), ortaggi (-3,2 per cento), piante industriali (-1,4 per cento) e vino (-0,8 per cento).
La mobilità
Circa un terzo delle famiglie è insoddisfatto dei trasporti pubblici: prima della pandemia, nel 2019, il 33,5 per cento dichiarava molta o moltissima difficoltà di collegamento nella zona in cui risiede; è il peggiore dato degli ultimi dieci anni (29,5 per cento nel 2010).
Contestualmente, rimane elevata la quota di coloro che usano abitualmente il mezzo privato per raggiungere il luogo di lavoro (74,2 per cento) e rimane bassa la quota di studenti che usano solo i mezzi pubblici per recarsi al luogo di studio (28,5 per cento).
Nel 2021 circolavano in Italia 39,8 milioni di autovetture, 673 ogni mille abitanti (tasso di motorizzazione). Tra i paesi Ue, soltanto Polonia e Lussemburgo superano questo valore pro capite, che nelle altre maggiori economie dell’Unione si attesta su livelli molto più bassi (583 in Germania, 571 in Francia, 525 in Spagna).
I rifiuti
Nel 2021, rallentano i progressi nella raccolta differenziata dei rifiuti urbani (64,0 per cento, in aumento di un punto percentuale rispetto al 2020), che cresceva in media del 2,9 nel triennio precedente all’anno della pandemia, non riuscendo ancora a raggiungere il target nazionale del 65 per cento fissato per il 2012.
Dal lato dello smaltimento, nel 2021 continua a diminuire la percentuale di rifiuti urbani conferiti in discarica (19 per cento), con una riduzione di due terzi rispetto al valore del 2004 (59,8 per cento) e con forti criticità nella distribuzione territoriale degli smaltimenti.
Le aree verdi e i boschi
Nel periodo 2000-2020, rispetto alla crescita media del patrimonio boschivo dell’Ue27 (+1,8 punti percentuali), l’Italia registra il maggiore incremento (+4,0 punti percentuali), seguita da Francia (+3,6), Polonia (+1,0) e Germania (+0,2). Per quanto riguarda le aree marine protette il livello raggiunto dall’Italia nel 2022 pari al 13,4 per cento del territorio nazionale (media Ue27 8,2 per cento, nel 2022).
L’energia
Nel periodo 2011-2021 è il fotovoltaico ad aumentare maggiormente la quota, dal 13,0 per cento al 21,5 per cento (+8,5) sul totale di energia prodotta da fonti rinnovabili. Al secondo posto l’eolico dall’11,9 al 18,0 per cento (+6,1) e al terzo le bioenergie (+3,3, dal 13,1 al 16,4 per cento). Al contrario, le fonti rinnovabili di tipo idroelettrico e geotermico diminuiscono rispettivamente di 16,2 punti percentuali (dal 55,2 al 39 per cento) e di 1,7 punti (dal 6,8 al 5,1 per cento).
L’Italia è stata uno dei paesi più colpiti dagli aumenti dei prezzi energetici, in particolare per quanto riguarda l’energia elettrica: il prezzo per uso domestico, che nel secondo semestre 2020 era più basso di quello di Germania e Spagna, ha subito nell’arco di due anni un incremento così ampio (+72,4 per cento) da diventare il più alto tra le maggiori economie europee.
L’impatto della crescita dei prezzi dei beni energetici è stato relativamente più pesante per le famiglie con più bassi livelli di spesa: l’inflazione misurata dall’indice IPCA relativa ai beni energetici per le famiglie con i livelli di spesa più bassi è stata superiore di oltre 13 punti a quella registrata per le famiglie con i livelli di spesa più alti (rispettivamente, +60,6 per cento e +47,5 per cento).
La povertà energetica
La lotta alla povertà energetica è un aspetto chiave delle recenti strategie di policy della Commissione Europea per favorire una transizione ecologica equa. In Italia, nel 2022, il 17, 6% delle famiglie a rischio di povertà dichiara di non essere in grado di riscaldare adeguatamente l’abitazione, mentre il 10,1% dichiara arretrati nel pagamento delle bollette. Tra le maggiori economie europee solo la Germania mostra un’incidenza più bassa per entrambi gli indicatori.
Le famiglie che hanno una spesa energetica troppo elevata unite a quelle il cui reddito scende sotto la soglia di povertà, una volta fatto fronte alle spese energetiche, sono l’8,9 per cento delle residenti in Italia e il 27,1 per cento di quelle che ricevono in bolletta i bonus sociali, pensati per mitigare l’impatto sulle famiglie della crescita dei prezzi dei beni energetici.
L’importo medio dei bonus sociali (elettricità e gas insieme) è stimato, nel 2022, a 992 euro per famiglia beneficiaria e oltre il 90 per cento del valore totale della spesa per i bonus erogati è destinata alle famiglie appartenenti ai primi due quinti di reddito, le più povere. Le famiglie ancora in povertà energetica dopo aver ricevuto il bonus sono il 25,1 per cento: l’effetto del bonus nella riduzione della povertà energetica si attesta, dunque, su 2 punti percentuali.