Domani si decideranno le sorti del Nature Restoration Law dell’UE per salvaguardare gli ecosistemi. L’approvazione del regolamento è a rischio
Domani, il 12 luglio, si terrà il voto decisivo in un contesto profondamente diviso. Da un lato, ci sono le realtà politiche favorevoli al testo, mentre dall’altro ci sono le opposizioni, tra cui il PPE (Partito Popolare Europeo) in prima linea.
L’obiettivo della proposta è ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marine danneggiate dell’UE entro il 2030 attraverso misure di ripristino della natura, per poi estendere gli interventi a tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050 sul territorio comunitario.
A maggio 2020, l’UE ha pubblicato la sua strategia per la tutela della biodiversità, che è un elemento centrale all’interno del Green Deal europeo, ma poco conosciuto dalla maggioranza degli italiani.
La proposta per la Legge sul Ripristino della Natura è stata approvata il 22 giugno 2022 con l’obiettivo di fornire strumenti giuridicamente vincolanti agli Stati membri. Il 15 giugno scorso, la Commissione Ambiente del Parlamento Europeo ha votato su un emendamento alla Legge sul Ripristino della Natura proposto dal PPE, che proponeva di bocciare integralmente la misura.
I 88 eurodeputati del comitato si sono divisi equamente, con 44 voti favorevoli e 44 contrari, il che ha consentito alla proposta di regolamento di sopravvivere, seppur con molte incertezze.
Il testo è stato fortemente voluto dal vicepresidente della Commissione UE, Frans Timmermans, e sostenuto da centinaia di associazioni ambientaliste e migliaia di scienziati che hanno firmato appelli e lettere chiedendo di agire prima che sia troppo tardi.
Se la maggioranza non sarà a favore, la Legge sul Ripristino della Natura rischia di non essere valida, come ha dichiarato lo stesso vicepresidente della Commissione: “in tal caso, non la ripresenteremo”.
I vari vincoli legali
Essendo un regolamento, il provvedimento diventerebbe immediatamente vincolante per tutti gli Stati membri. Ciò implica che i 27 paesi dovranno sviluppare piani nazionali di ripristino con una chiara rendicontazione degli interventi effettuati. L’UE mette in campo100 miliardi di euro per raggiungere gli obiettivi di ripristino prefissati.
Tra le principali azioni previste dalla Legge sul Ripristino della Natura ci sono la riduzione del 50% dell’uso di pesticidi chimici entro il 2030, l’aumento delle aree protette, nuovi sforzi per salvare gli impollinatori, il divieto di ulteriore perdita di spazi verdi urbani entro il 2030, un aumento del 5% degli spazi verdi entro il 2050, la garanzia di una copertura arborea pari almeno al 10% del territorio in ogni città, il ripristino delle torbiere prosciugate utili per assorbire il carbonio, azioni per aumentare la biodiversità nelle terre agricole, il ripristino degli habitat nei fondali marini e la rimozione delle barriere fluviali per liberare 25.000 chilometri di fiumi.
Come riportato su repubblica.it, uno dei punti più contestati dagli oppositori è il passaggio che prevede il ripristino di almeno il 10% della superficie agricola totale. Secondo i detrattori, soprattutto il PPE, ciò porterebbe a “perdite di spazio e produttività”.
D’altro canto, gli ambientalisti rispondono che “una gestione più ambientalmente sostenibile dell’agricoltura, ad esempio, è l’unica strada per ottenere una produzione redditizia e capace di garantire profitti duraturi alle aziende”.
Sono dello stesso avviso circa 90 delle maggiori aziende europee, che rappresentano settori come il consumo, la finanza e la distribuzione di prodotti alimentari. Con una lettera indirizzata all’UE, si schierano a favore della Legge sul Ripristino della Natura. Multinazionali come Nestlé, Unilever, Ikea, Danone e molte altre sostengono l’adozione urgente di una legge europea sul ripristino della natura ambiziosa e vincolante. Il titolo della dichiarazione recita: “Nature is our business, our future, our life”.