Come evitare di star male per via di pietanze preparate male o rovinate dalla calura estiva: parlano gli esperti
Le occasioni dell’estate ci possono portare nel bel mezzo di un buffet per l’aperitivo o per dopo-cena, o per il classico rinfresco in una cerimonia. Ancora di più per una tavolata allestita in un locale ‘all you can eat’. Ma se le temperature sfiorano i 40 gradi, questi eventi possono trasformarsi in un incubo. “Distraendosi dall’idea di ‘quanto’ riempire il piatto, occorrerebbe concentrarsi sul pensiero dominante di ‘come’ riempirlo.
Si perché, in difetto anche solo di una delle poche ma indispensabili regole basiche dell’igiene, quei piatti invitanti preparati in serie possono diventare fonte subdola, per quanto stuzzicante, di tossinfezioni alimentari causate da microbi patogeni o da loro tossine, con sintomatologia prevalentemente (ma non esclusivamente) di tipo gastroenterico. I sintomi spaziano da vomito, diarrea, dolori addominali e talvolta anche febbre”. Così all’Adnkronos Salute l’immunologo Mauro Minelli, docente di Dietetica e nutrizione umana Università Lum di Bari.
“D’altro canto, crescite batteriche incontrollate, e dunque rischiose per il consumatore, possono verificarsi facilmente tanto con prodotti caseari a base di latte non pastorizzato, quanto con le carni servite fredde dopo essere state cucinate in sughi umidi o anche con carni crude o poco cotte – osserva. – A proposito di cibi crudi, oltre al ben noto rischio di parassitosi da ‘anisakis simplex’ correlato all’assunzione di pesce non adeguatamente abbattuto. Va anche ricordato che il pesce crudo, quando non pulito, eviscerato e conservato, può trasformarsi in veicolo di infezioni batteriche”.
Come capire la freschezza del cibo
“Di fronte ad un buffet, un’attenzione particolare andrà pure riservata a quelle pietanze preparate con uova e prodotti derivati o con maionese. Se esposte per più di qualche ora ad una temperatura superiore ai 5 gradi, saranno destinate ben presto a diventare, per qualche incauto consumatore, causa di possibile ‘imbarazzo viscerale’. Un’ultima annotazione va riservata proprio agli ‘affamati’ – conclude Minelli – arrembanti avventori disaccorti di quel che un buffet abitualmente espone pur con apparente cura. Vero è che non è facile discriminare la qualità del cibo semplicemente guardandolo. Tuttavia il colore, l’odore e il primo sapore immediatamente evocato dall’assunzione di un alimento, siano elementi guida di una scelta accorta che potrà supplire con efficacia quel che l’improvvisazione e le scarse competenze talvolta propinano con la tacita complicità della calura estiva”.