“Grazie ragazzi” è l’ultimo film di Riccardo Milani, proiettato all’interno della rassegna “Nottetempo 31″(con Cinema Odissea) nella corte della Ex Manifattura Tabacchi.
Il regista Riccardo Milani, ha presentato sabato 15 luglio il proprio film (nelle sale dal 12 gennaio) al pubblico sardo nella corte della Ex Manifattura Tabacchi. Ospite d’eccezione Jacopo Cullin, comico e attore cagliaritano, che per l’occasione ha indossato gli abiti di padrino della serata.
Il cast del film: Antonio Albanese, Fabrizio Bentivoglio, Sonia Bergamasco, Vinicio Marchioni, Imma Piro, Andrea Lattanzi, Giacomo Ferrara, Giorgio Montanini, Liliana Bottone, Nicola Rignanese, Gerhard Koloneci.
Una storia vera
Siamo in Svezia, 1985. Il film trae spunto da una storia vera: Jan Jonson e la sua eccezionale esperienza vissuta nelle carceri del proprio Paese. Poi lo spin-off: il documentario francese Les Prisonniers de Beckett, nel 2005, di Michka Saäl.
Il film di Milani è ambientato invece in Italia e girato in otto settimane circa. Inizia come fosse la scena più memorabile e divertente del film di Ron Reiner, “Harry, ti presento Sally” (1989). Manca Meg Ryan però. A fare le sue veci invece è Antonio (Albanese) che per sbarcare il lunario si arrangia come può, delegittimando il suo stesso mestiere. Coinvolto da Michele suo vecchio ed egocentrico amico, Antonio, si trova catapultato all’interno di un progetto ambizioso: insegnare a dei carcerati come si diventa attori. Decide di mandare in scena lo spettacolo di Samuel Beckett: “En attendant Godot“. Chi, se non Beckett? Colui che introdusse nuove logiche e tecniche narrative nella scrittura sperimentale; Beckett è uno dei più grandi esponenti insieme a Eugène Jonesco del teatro dell’assurdo.
La stessa vita è assurda: “siamo bestie, è per quello che ci tengono qua dentro” dice uno di loro. Damiano, Rado, Diego, Christian, Aziz, hanno un passato difficile alle spalle. Conoscono bene il significato della parola attendere: aspettano che sia notte e poi giorno ancora, seguendo la ruota del tempo che è un eterno presente: l’attesa. I detenuti non si fidano di Antonio fino a quando faranno scoperta sulla propria pelle di cosa significhi essere attori: padroneggiare voce, cuore, testa e anima per far funzionare il diaframma come un vero e proprio strumento.
Il palcoscenico si trasforma in una terapia collettiva che restituisce insieme alla coralità delle voci quell’umanità e dignità che alle carceri forse a volte è estranea. “Tutte persone molto distanti dalla cultura, dall’arte in generale- afferma Milani– che però sfiorandola ne restano affascinati, e diventano per assurdo, una vera compagnia di teatro”.
Siamo ancora lontani dalla realtà svedese, in cui, dagli anni Trenta il sistema punitivo è basato sulla filosofia del trattamento: la perdita della libertà è di per sé un intervento afflittivo, di tale entità, da non richiedere alcun aggravamento, per puntualizzare il valore intimidatorio.(Cit.)
Lo scopo più profondo del regista
L’intento non è certamente quello di beatificare i detenuti, ma “dove esiste una speranza bisogna intervenire” -sostiene il regista – per riabilitare chi ha dimostrato di potersi riscattare. Il teatro rappresenta da sempre uno strumento di grande introspezione e ricerca. “Potrebbe diventare un grande mezzo di prevenzione- continua Milani– specie in realtà complesse”. Interviene Cullin durante il dibattito, sottolineando la totale e meravigliosa assenza di giudizio da parte del personaggio Antonio. Il pregiudizio non gli appartiene. La società invece è spietata. Ecco perché è fondamentale la politica adottata dal nord Europa, realtà all’avanguardia per la difesa dei diritti umani. È necessario scrivere nuove linee per restituire la dignità a chi ha sbagliato. Forse Stefano Cucchi sarebbe ancora di questo mondo. L’esperienza del carcere servirà anche ad Antonio per tornare a credere in se stesso e nel proprio mestiere.
Esiste un filo rosso che lega il regista Riccardo Milani all’attore Antonio Albanese. Cinque film insieme. Come fosse un percorso che ha consentito a entrambi di conoscersi meglio e di percorrere insieme tutto lo stivale, raccontando le fragilità, le difficoltà e la forza del nostro Paese. Una liaison rafforzata da reciproca stima e la voglia di collaborare: due compagni di viaggio che condividono una strada comune. Non importa più chi fa cosa: si guarda nella medesima direzione.
Riccardo Milani sarà nuovamente ospite a Cagliari ad agosto nella cornice della Ex Manifattura, per parlare del suo docufilm del 2022, dedicato all’ex calciatore e dirigente del Cagliari,Gigi Riva, rombo di tuono.
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