L’intelligenza artificiale sta già impattando settori lavorativi, sollevando preoccupazioni etiche e ridisegnando la nostra relazione con il lavoro.
Dal welfare alla contabilità fino alla gestione del traffico, l’intelligenza artificiale sta già rivoluzionando la vita di tutti i giorni. Ne parla Federico Cabitza, ricercatore di Informatica presso l’Università di Milano-Bicocca.
Come cambierà il lavoro con l’intelligenza artificiale? Prevedere è difficile, ma è ragionevole supporre che l’uso sempre più diffuso dell’intelligenza artificiale nell’automazione di compiti che richiedono competenza ed esperienza umana aumenterà in modo significativo l’efficacia, la sicurezza e l’efficienza nel mondo del lavoro.
Quali settori saranno maggiormente influenzati dall’intelligenza artificiale? Poiché ogni settore e ambito lavorativo è unico, è difficile prevedere dove gli impatti dell’intelligenza artificiale saranno più profondi. Tuttavia, secondo Bloomberg, professioni come cassieri, camerieri, analisti di credito, contabili e specialisti del welfare aziendale potrebbero essere tra le più suscettibili alla sostituzione da parte di macchine intelligenti.
Parliamo di professioni che richiedono anni di studio. Esattamente. Queste sono solitamente professioni ben remunerate. A differenza delle passate ondate di automazione, che coinvolgevano principalmente lavori manuali e ripetitivi, l’automazione basata sull’IA riguarda compiti intellettuali che richiedono esperienza e conoscenza umana. Queste macchine dimostrano una straordinaria precisione nel rilevare schemi nascosti nei dati e nelle immagini, il che le rende adatte per classificare immagini, come il riconoscimento di immagini sui social media o l’analisi radiologica.
Quando vedremo questi cambiamenti? I cambiamenti sono già evidenti, specialmente nelle app dei nostri telefoni, che utilizzano algoritmi di intelligenza artificiale per trascrivere messaggi, riconoscere musica e correggere errori fotografici. Nel mondo del lavoro, l’IA è presente in applicazioni specializzate, come la selezione di candidati o la valutazione salariale, e persino nell’identificazione di anomalie nei dati medici.
Ci sono aspetti negativi da considerare. L’uso di strumenti decisionali solleva domande importanti, specialmente quando influenzano decisioni cruciali come diagnosi mediche o approvazioni di prestiti. Inoltre, potrebbero ridurre la nostra capacità di prendere decisioni autonome nel lungo termine, il che solleva preoccupazioni sul cosiddetto “deskilling” o “automation bias”. È importante trovare un equilibrio tra l’uso dell’IA come strumento di miglioramento delle nostre capacità e il rischio di interferire con decisioni etiche. Decisioni che sono intrinsecamente umane e non facilmente categorizzabili o prevedibili.