Cnr, la prima campagna oceanografica ci darà notizie importanti su questo delicato ecosistema
Nell’ambito del progetto ELENO, vincitore di una call internazionale, i ricercatori del Cnr-Isp hanno effettuato campionamenti per studi di idrografia, ciclo del carbonio, presenza di inquinanti quali micro e nanoplastiche. La missione, la prima italiana che ha visto la luce fino ai 90 gradi a Nord, si è conclusa da pochi giorni e ci dirà molto sullo stato di salute di questo delicato ecosistema
È appena terminata la prima campagna italiana di campionamento nell’Oceano artico, al Polo Nord geografico. A realizzarla, i ricercatori dell’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp), grazie al progetto ELENO (Habitat templatE, microbiaL signaturEs and icoNic life in a changing Arctic Ocean www.isp.cnr.it/index.php/en/research/research-projects/item/906-eleno), vincitore della call internazionale PONANT-ARICE (Arctic Research Icebreaker Consortium) H2020, che dà la possibilità alla comunità scientifica internazionale di accedere a luoghi estremi grazie alla collaborazione con flotte di imbarcazioni rompighiaccio di diversi Paesi del mondo dotate di laboratori e di attrezzatura di ricerca.
Obiettivo del progetto ELENO, effettuare nell’Oceano artico campionamenti per studi su idrografia, ciclo del carbonio, presenza di inquinanti quali micro e nanoplastiche.
Alla spedizione hanno partecipato Carlo Barbante, direttore Cnr-Isp; Maurizio Azzaro, coordinatore del progetto e responsabile della sede Cnr-Isp di Messina; Francesco Filiciotto, ricercatore Cnr-Isp e Alessandro Ciro Rappazzo, tecnico Cnr-Isp. Il team di ricerca è arrivato al Polo Nord geografico alla fine di agosto a bordo della rompighiaccio “Le Commandant Charcot” della compagnia Ponant. Nel corso della missione i ricercatori hanno campionato molteplici stazioni idrologiche e giornalmente hanno effettuato misure di bioaerosol, dati fondamentali per studiare lo stato di salute di questo delicato ecosistema, che saranno poi analizzati nei laboratori del Cnr-Isp.
Le Parole di Maurizio Azzaro
“È stato emozionante raggiungere i 90° N e avere avuto la possibilità di raccogliere campioni unici per ricostruire il puzzle del funzionamento dell’ambiente marino artico”, racconta Maurizio Azzaro. “Il sistema Artico è infatti in rapido cambiamento e la conoscenza del ruolo dei microbi, ad esempio, è ancora tutta da approfondire. Il progetto prevede anche lo studio delle microplastiche presenti per capire quanto l’Oceano artico sia compromesso da questa minaccia globale. Grazie a questo progetto e al suo gemello CASSANDRA (finanziato dal Programma di Ricerche in Artico) condotto nell’ambito del progetto internazionale Synoptic Arctic Survey (synopticarcticsurvey.w.uib.no/) avremo modo in sostanza di capire come funziona il sistema Artico per sviluppare politiche che ne consentono una gestione efficace”.
Poco ghiaccio marino
Per il momento la squadra di ricerca evidenzia come larghi tratti dell’Oceano artico non siano più invalicabili a causa dell’arretramento della copertura glaciale marina. “È veramente impressionante navigare a queste latitudini e trovare così poco ghiaccio marino, un segno evidente del riscaldamento globale”, prosegue Carlo Barbante. “Ciò che accade a questo ecosistema riguarda anche noi, non rimane confinato all’Artico. Per questo motivo essere arrivati a fare ricerca a questa latitudine rappresenta una tappa fondamentale per lo studio dei cambiamenti climatici”.
Il programma di ricerche in Artico (PRA) è nato pochi anni fa e prima di questa missione del Cnr-Isp le attività oceanografiche italiane (fondamentalmente di Ogs e Cnr e negli ultimi anni dell’Istituto Idrografico della Marina) sono state realizzate solo su navi con una classe di ghiaccio che non consente di arrivare ai 90 gradi a Nord. “Finora le campagne italiane oceanografiche in Artico si svolgono principalmente tra le Isole Svalbard, Norvegia e Groenlandia”, conclude Barbante. “Questa è la prima volta che italiani arrivano fino al Polo Nord geografico per fare ricerca, un risultato ottenuto grazie all’attività dell’Istituto di scienze polari del Cnr che da quando è nato, nel 2019, è impegnato a studiare tutti gli ecosistemi polari a tutte le latitudini”.