Uno studio dell’Università di Milano sancisce il ritorno del castoro europeo sul territorio italiano
Il ritorno di questa specie animale necessita strumenti di monitoraggio per ridurre i possibili danni dovuti alle sue attività. La reintroduzione e “rewilding” sono alcuni degli strumenti principali usati nel campo della biologia della conservazione per mitigare l’impatto dell’uomo sull’ambiente. Queste azioni possono comportare delle sfide, quando le specie coinvolte sono grandi carnivori, erbivori, o “ingegneri ecosistemici”, che possono modificare gli habitat. Fino a pochi anni fa, il castoro europeo era assente dall’Italia, in quanto caccia e perdita di habitat avevano portato all’estinzione tutte le popolazioni presenti. La specie ha iniziato la ricolonizzazione dell’Italia a causa di espansione naturale dall’Austria verso Trentino Alto-Adige e Friuli Venezia-Giulia e di reintroduzioni in Italia centrale.
Lo studio
I ricercatori hanno raccolto tutti i dati di presenza disponibili per il castoro in Europa, con l’utilizzo di database e tramite ricerche mirate sul campo. Attività coordinate dal Cnr-Iret: “Abbiamo curato le attività di monitoraggio dei punti di presenza e determinato gli effetti sugli ecosistemi forestali” afferma Emiliano Mori. Sono stati, quindi, utilizzati modelli di distribuzione delle specie per stimare l’idoneità ambientale per il castoro in Europa. Gli esperti hanno valutato quali fossero le aree d’Italia in cui l’espansione del castoro fosse più probabile nel prossimo futuro. Sono state prese in considerazione le coltivazioni e i canali artificiali per indentificare le aree in cui la costruzione di tane/dighe potrebbe causare maggiori danni. La costruzione di dighe e tane può talvolta ridirezionare il flusso d’acqua causando danni ad infrastrutture umane come canali artificiali, strade e ponti. La protezione dei campi agricoli con recinzioni invalicabili al castoro e il drenaggio di aree umide è una soluzione che potrebbe risultare utile.