Al via le riprese dell’opera che nel 2024 verrà presentata in giro per il mondo, ispirata alle lamentazioni funebri mediterranee
L’opera video sarà acquisita dal MAMbo di Bologna e sarà in mostra al MAN di Nuoro. Nel 2024 presentazioni a Bari, Bologna, Milano, Nuoro, Cagliari, New York e Gent.
Prosegue il cammino creativo di The Last Lamentation, il progetto dell’artista Valentina Medda che si ispira alle lamentazioni funebri nel Mediterraneo, realizzato grazie al sostegno di Italian Council (XI edizione, 2022), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.
Dopo il primo studio performativo site specific di giugno al Faro di Sant’Elia a Cagliari e la partecipazione ad agosto al Mladi Levi Festival di Lubjana nell’ambito del progetto europeo Stronger Peripheries, ora il lavoro dell’artista sarda ma da tempo di stanza a Bologna, assume una nuova forma, quella dell’opera video.
Lunedì 23 e martedì 24 ottobre, in una spiaggia della costa sudorientale dell’Isola, con l’importante supporto della Sardegna Film Commission, si terranno le riprese video per il film d’artista che sarà acquisito nella collezione del MAMbo di Bologna. A marzo l’opera di Medda tornerà in Sardegna dove saranno presentati in anteprima la mostra e il catalogo al museo Man di Nuoro. Il lavoro prevede già un’ampia distribuzione e internazionalizzazione grazie al bando Italian Council e all’accoglienza che il progetto sta ricevendo. Nel mese di aprile è prevista la mostra e l’evento di presentazione del progetto a New York presso Flux Factory, mentre a Gent sarà presentato il video e un talk all’Arts Centre Viernulvier nel mese di maggio 2024.
The Last Lamentation
The Last Lamentation è una rivisitazione in chiave contemporanea dell’antica tradizione del pianto rituale funebre, una pratica ancora in uso in alcuni paesi del bacino del Mediterraneo, che si richiama con grande forza al presente, alle questioni più urgenti dell’attualità, come quella della tragedia dei migranti e al ruolo della donna nella società. «Il lavoro ha una profonda valenza politica – sottolinea Medda -.
Realizzato a partire da febbraio scorso in Sardegna, l’opera è concepita come un rituale funebre per il mare, una performance partecipativa ispirata alla tradizione delle lamentazioni funebri in cui 12 donne, vestite di nero e rivolte al mare, eseguono silenziosamente una partitura fisica ripetitiva mentre cantano una litania codificata, dando vita a un grido condiviso, un rito ipnotico che torna al coro come unico linguaggio possibile per raccontare una tragedia contemporanea».
Ispirazione e collaborazione
Tra le fonti di ispirazione per questo progetto c’è sicuramente il pensiero dell’antropologo e filosofo che ha insegnato anche all’università di Cagliari, Ernesto De Martino: «In “Morte e pianto rituale“, descrive il lamento funebre come un’azione rituale circoscritta da un orizzonte mitico, esistente fin dall’antico Egitto, comune a quasi tutti i paesi del Mediterraneo e in alcuni paesi ancora sporadicamente praticato. Aiuta la persona in lutto a superare il dolore della propria perdita attraverso il sostegno della comunità» precisa l’artista.
Si approda all’opera video dopo una preparazione lunga sei mesi: «Durante la prima fase abbiamo realizzato una ricerca itinerante dal punto di vista antropologico, recuperando, grazie anche alla collaborazione con l’Isre di Nuoro, alcuni audio originali delle lamentatrici degli anni Settanta – racconta la curatrice Maria Paola Zedda, esperta di performance, danza e arti visive -. Ci siamo poi confrontate con le ultime testimoni di questa antica pratica. Abbiamo poi collettivizzato tutti questi materiali e li abbiamo inseriti nelle residenze tenute in questi mesi di preparazione prima di offrire al pubblico il primo studio andato in scena a giugno al Faro di Sant’Elia, luogo ricco di elementi drammatici, evocativi, molto importanti».