Il geologo Giuseppe Buosi, attraverso il suo libro, descrive la storia dell’isola, la sua attività industriale-mineraria e non solo
È la miniera per eccellenza. Di più: Monteponi, a Iglesias, è quel luogo dove è stata scritta la storia dell’attività mineraria e industriale. Non solo sarda, ma d’Italia. «Una miniera che ho sempre visto come un’opera veramente grandiosa e eccezionale.
Un patrimonio comune, davvero dell’Umanità, che deve essere difeso, valorizzato, amato». Così scrive il geologo Mauro Giuseppe Buosi nella prefazione del suo libro “Monteponi, storia di una società mineraria in Sardegna dal 1850 alle soglie del 2000” (Isolapalma). Un volume che in oltre quattrocento pagine racconta – con l’ausilio di preziosi documenti e fotografie – 150 anni di storia.
La storia della società mineraria e di tutto l’universo umano che attorno a essa ha ruotato. Inoltre, un importante riassunto del progresso economico e tecnologico, senza trascurare l’evoluzione industriale di un territorio profondamente legato allo sfruttamento delle risorse minerarie. «Respirando l’aria di Monteponi, da subito mi attrassero e coinvolsero la maestosità degli impianti, gli aspetti geologici del sito, la storia che quei luoghi raccontavano», confida Buosi. Il suo ultimo lavoro è il seguito di altri due. Il primo legato a Porto Flavia e alle vicende della Vieille Montagne in Sardegna, il secondo alla Pertusola.
Un messaggio d’amore per la propria terra
«Monteponi è una miniera che ho sempre visto come un’opera grandiosa e eccezionale. Con queste pagine spero di trasmettere al lettore la stessa emozione che vivo ogni volta che mi trovo a camminare tra Pozzo Sella e villa Bellavista, tra i monumenti storici dell’industria mineraria, un patrimonio comune davvero dell’Umanità che deve essere difeso, valorizzato, amato. Questo libro è la mia dichiarazione di affetto e gratitudine a Monteponi, il mio omaggio a quella Miniera con la emme maiuscola che ha profondamente segnato la mia vita personale e professionale».
Un libro ricco di informazioni ma anche di tante emozioni. Quelle di un duro lavoro che spingeva i minatori a lavorare fin sotto il livello del mare. Spesso senza vedere riconosciuti i diritti. Il saggio di Buosi non trascura le vicende sindacali e tragiche, come quella dell’11 maggio 1920. Un giorno indelebile in cui la protesta per il pane culminò, nel centro storico di Iglesias, con l’uccisione di cinque minatori e ventisei feriti.