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C’è ancora domani: l’opera prima di Paola Cortellesi

Paola Cortellesi esordisce come regista lasciando il segno con la sua opera prima C’è ancora domani

Si tratta di un progetto che ha avuto una lunga gestazione, quello di Paola Cortellesi, un sogno nel cassetto che finalmente vede la luce, dopo anni di preproduzione.  N’è valsa la pena, senz’altro. E già a pochi giorni dall’uscita in sala e  dalla presentazione dell’opera alla festa del cinema di Roma si è già detto tanto, tutto e il contrario di tutto. Perché c’è ancora domani e una pellicola che non lascia indifferenti.

4:3 e bianco e nero, scelte stilistiche che colpiscono immediatamente l’occhio dello spettatore e lo lasciano incuriosito, ormai abituato a campi immensi e colori esplosivi. Una scelta che rimanda indietro nella storia del cinema, dritto all’epoca d’oro e più poetica del nostro cinema, quello dei maestri e del neorealismo del dopo guerra. Tant’è che la storia raccontata dalla Cortellesi si colloca proprio in quell’epoca, nell’immediato dopoguerra pochi giorni prima dello storico referendum a suffragio universale del 1946. 

Una scrittura intelligente e brillante, ormai, purtroppo poco comune nel nostro cinema. Un utilizzo eccellente dei dialoghi anche a beneficio, dell’intenzione dell’autore, di rendere partecipe lo spettatore di una particolare incomunicabilità che coinvolge alcuni personaggi. 

Gli interpreti, numerosi e tutti attivamente partecipi, contribuiscono con efficacia calandosi in performance in grado di entrare nella memoria collettiva e in breve tempo essere nuove tessere del mosaico della cultura cinematografica e popolare.

“Mi piacerebbe fare un film d’amore con tante canzoni italiane” disse un regista italiano. La Cortellesi lo ha fatto. L’ha fatto molto bene e ha fatto molto di più e molto meglio.

L’utilizzo della musica, originale e non, anche anacronistica è sapiente e mai banale, anzi, capace anche di sdrammatizzare, stemperando tematiche ancora tristemente attuali, lasciando l’amaro in bocca davanti a momenti drammatici, come solo la grande commedia all’italiana ha saputo fare e che la Cortellesi, evidentemente, conosce molto bene.

Non solo una storia d’amore, ma una storia d’amor proprio. La storia di Delia, protagonista, interpretata dalla stessa Cortellesi, è un dramma esistenziale. Intorno a lei orbitano tutte le difficoltà che caratterizzano le donne dell’epoca, ma anche dei giorni nostri. I personaggi che le orbitano intorno, necessitano delle sue qualità  e dei suoi pregi, attingendo a mani piene e senza darle nulla in cambio, se non ingratidutine e violenza (sotto il tetto coniugale). Una storia fatta di non detti e di rimpianti, di scelte sbagliate e pentimenti. Ma la vita insegna che non serve a nulla rimproverarsi scelte fatte a fine di bene, che sia per gli altri e o per se stessi. Bisogna cogliere le occasioni che la vita propone. A volte il treno non passa una sola volta. A volte, c’è ancora domani.

Grande peso anche per “la sorellanza”. Le donne di C’è ancora ancora domani sono numerose, ciascuna di loro con la propria cifra di importanza ma allo stesso tempo tutte uguali di fronte alle avversità. Ciò che le contraddistingue e l’approccio alla vita, la loro storia, il background con il quale arrivano al momento storico durante il quale è ambientata la pellicola.

Sentiremo a lungo parlare di questo film. Merita. Ed è giusto così.

About Salvatore Uccheddu

Classe 1989. Appassionato cinefilo a 360°, degustatore di birre e di pizze. Amante dei bei film, ma anche di quelli brutti, davvero brutti. Si è cimentato come regista in lavori discutibile fattura. Irriducibile cacciatore di interviste agli addetti ai lavori della settima arte.

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